Monica Guerritore a teatro con “L’anima buona di Sezuan”. uRadio presente alla conferenza stampa

Sicuramente uno degli ospiti più attesi della stagione teatrale 2021/2022: Monica Guerritore. Questa volta in veste di regista e attrice, ha presentato al Teatro dei Rinnovati di Siena “L’anima buona di Sezuan”. Non da sola ma insieme a Matteo Cirillo, Alessandro Di Somma, Vincenzo Gambino, Nicolò Giacalone, Francesco Godina, Diego Migeni e Lucilla Mininno.

Noi di uRadio eravamo presenti alla conferenza stampa alla quale erano presenti la Guerritore e Alessandro Benvenuti, direttore artistico dei Teatri di Siena. In questa occasione si è assistito ad uno scambio di opinioni sullo spettacolo e sul teatro davvero unico.

L’opera originale è di Bertolt Brecht, ma la messinscena rimanda alla versione del maestro Strehler, omaggiandolo, con il quale ha lavorato per diversi anni. Nel prepararsi a riproporre l’opera, ella dichiara di misurarsi con il passato per togliergli «l’impalbabilità del non-essere». Infatti, i grandi testi sono sempre capaci di generare nuove idee e visioni negli spettatori, ma le opere d’arte rimangono contestualizzate nel periodo in cui vengono presentate e sono soggette all’incessante oblio del passare del tempo. È perciò il momento giusto per quest’opera, perché la nostra società si sta avvicinando pericolosamente a quella rappresentata da Strehler.


L’opinione della regista sul teatro italiano

È quindi un teatro educativo quello della regista, che si confronta a viso aperto sulle problematiche dell’industria teatrale italiana e in generale dell’intrattenimento. Sottolinea la nostra scarsa capacità di riadattare la drammaturgia nei vari linguaggi possibili, come quello cinematografico o televisivo; lo stesso linguaggio teatrale presuppone comunque una rivisitazione dell’opera, adattandola alla contemporaneità, come invece sanno fare molto bene gli americani (es. Macbeth recitato da Denzel Washington o la forte connessione tra House of Card e Shakespeare). Forse è anche per questa ragione che c’è sempre meno interesse, soprattutto dei giovani, nel teatro; d’altra parte sta alla nostra generazione rispondere alle chiamate, approfittando della possibilità di confronto su temi attuali anche tramite una dimensione insolita.


La trama e i concetti in breve

“L’anima buona di Sezuan” si pone a livello concettuale come un’analisi della dicotomia tra bene e male, soprattutto sulla possibilità di esistenza del primo in un mondo pervaso dal secondo. Come detto dalla stessa Guerritore, ella avvertì la necessità di proporre questo testo nel momento in cui si sentì minacciata di morte da una persona su Facebook, a seguito di un commento dell’attrice su una questione politica dirompente in quel periodo. Come siamo diventati così cattivi? E quanto è faticoso essere cattivi piuttosto che essere buoni?

Shen te è una prostituta, designata da tre dei come l’unica anima buona della regione del Sezuan, in Cina, in quanto è la sola disposta ad ospitarli per la notte. Viene premiata con del denaro, che utilizza per cambiare vita comprando una tabaccheria e per fare del bene. Dovrà però affrontare le difficoltà dell’essere buona e generosa di natura nei confronti di una schiera di persone che tentano di approfittarsene. Per non farsi sopraffare crea un alter-ego, il cugino Shui Ta, che deve risolvere i suoi problemi economici, rispondendo, a differenza della giovane, con la severità. Shen Te successivamente si innamora di Yang Sun, aviatore disoccupato al quale salva la vita frenandolo dal suicidarsi. Egli però è interessato solo al denaro e alla carriera. Scoperto ciò salta il matrimonio con la ragazza, seguito da una serie di eventi che confermano la quasi “pericolosità” dell’essere buoni.


L’aspetto tecnico dell’opera

Da un punto di vista tecnico e stilistico il lavoro svolto è ineccepibile: come conferma Benvenuti è un’opera molto elegante, riconducibile ad un teatro fatto di poco, ma estremamente significativo. La scenografia è scarna: un girevole fa ruotare i personaggi e la tabaccheria, dettando il ritmo della narrazione e intervallando i vari atti. Il tutto presentato in un ambiente asettico, con uno sfondo biancastro e un sole/luna a scandire il tempo. Durante tutta la rappresentazione, come ricordato con orgoglio dalla regista, vi è una precisione nella disposizione delle luci fuori dal comune. Senza questi effetti di chiaroscuro probabilmente esteticamente sarebbe stato meno d’impatto. Le azioni sono ambientate in una non-città, cioè un luogo universale: gli eventi potrebbero svolgersi in qualsiasi luogo in cui ci sono delle dinamiche di povertà e di sofferenza che portano gli uomini ad approfittarsi gli uni degli altri.


Mondo economico e bontà

Il contesto socioeconomico in cui gli uomini vivono è sicuramente un fattore determinante del loro comportamento: spesso o sono personaggi portati ad approfittarsi della bontà di Shen Te perché non hanno nulla, oppure sono uomini o donne potenti, ricchi, i quali hanno paura di perdere i loro averi. Sanno che se non approfittassero della loro posizione per prevalere sugli altri, finirebbero per essere spodestati, poiché vivono in un mondo che esiste ed è determinato solo dal contrasto e della lotta tra uomini. Si capisce subito quindi, e questo è un concetto che viene ribadito molte volte, come sia difficile coniugare bontà, altruismo, generosità in modo disinteressato in un mondo del genere.


Appunto finale

La visione dello spettacolo, di circa due ore e quindici minuti, è un’esperienza comunque gravosa: mettendo da parte la grande bravura degli attori, testimoniata dallo scroscio di applausi per il cast e in particolare per la star della serata Monica Guerritore, i tentativi comici per alleggerire la storia non sono riusciti del tutto a mio avviso. Dell’opera rimane il peso di un teatro impegnato socialmente e politicamente, oggi più che mai attuale, conservando comunque un certo velo poetico.


Dario Panarelli

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