Mi limitavo ad amare te – Il romanzo di Rosella Postorino

“Cosa facevo io mentre durava la storia? Mi limitavo ad amare te”
Izet Saraijlic ha dato vita inconsapevolmente a una poesia che racchiude l’essenza del romanzo candidato al premio strega 2023 di Rosella Postorino, ex alunna dell’università di Siena, che ha deliziato noi studenti, e chiunque volesse partecipare, con un’intervista ricca di spunti e riflessioni.

Il libro “Mi limitavo ad amare te” si sviluppa in un arco temporale molto lungo, che va dal 1992 al 2010, durante e dopo la guerra serbo-bosniaca. Con l’aiuto di capitoli cosiddetti inter-detti, utilizzati tra un capitolo e l’altro per esplicitare ciò che nel dialogo del romanzo non può essere detto, l’autrice ci dona una visione non solo interna, ovvero delle vite dei personaggi narrati, ma anche della situazione che contorna tutti coloro che hanno vissuto le atrocità che la guerra ha causato e continua a causare.

Il tema principale del romanzo è l’amore, l’amore tra figli e genitori, tra compagni di viaggio, tra amici.
Amore come elemento chiave della vita di ognuno di noi.

“La cosa di cui non posso fare a meno è l’amore” ha detto Rosella dopo aver raccontato dei suoi innumerevoli spostamenti nel corso della sua vita.
Si è sempre sentita un’estranea, senza mai trovare veramente un posto a cui appartenere, da Reggio Calabria si è spostata in Liguria, poi a Siena e infine Roma; nessuno di questi luoghi per Rosella è casa.
L’autrice spiega anche che non ha percepito subito quale fosse la ragione per cui si era trovata così ossessionata da questa vicenda da doverla per forza raccontare, come se ci fosse qualcosa che la spingesse in quella direzione.

Dopo essersi potuta interfacciare e aprire con coloro che hanno dato il nome ai protagonisti del romanzo, ha cominciato a notare alcune sfumature che rendevano la loro guerra anche la sua guerra.

Solamente dopo la prima stesura del romanzo ha realizzato che ciò che l’ha portata a narrare queste struggenti storie è il sentimento di esilio ed estraniazione da una realtà che l’ha accompagnata per tutta la vita e che ha accompagnato anche le vite di Nada e Omar.
“Il romanzo è più intelligente di chi lo scrive, la guerra non era una situazione che mi apparteneva ma ho dovuto scrivere il romanzo per capire che in realtà non era così.”

“Gli orfani di cui parlo in questo libro non si sono scelti come compagni di viaggio, ma cominciano ad avere a cuore il bene dell’altro. Loro non si sono scelti, ma si scelgono ogni giorno da quel momento” è una delle perle che Rosella ci ha donato durante l’intervista che mi ha colpita maggiormente ed è ciò che penso l’abbia spinta a concludere questo romanzo per poterlo pubblicare e lanciare un messaggio di amore disinteressato e puro.
Non c’è amore più puro di quello che provano i bambini, ed è vero, i piccoli protagonisti di questo romanzo non hanno lasciato il proprio paese d’origine per scelta e non hanno nemmeno potuto decidere di poterlo fare con i propri genitori, perché il pericolo era imminente e il tempo per decidere non c’era più.
Nonostante ciò, e nonostante la paura verso l’incognita del futuro, sono stati in grado di amare. Non si sono scelti ma hanno scelto di amarsi e avere il coraggio di sopravvivere l’uno per l’altro.

Rosella, con il suo romanzo “mi limitavo ad amare te” sta urlando sottovoce a tutti noi di avere il coraggio di amare e anche dopo situazioni che psicologicamente e fisicamente lo impedirebbero, ci sprona a imparare a scegliere le persone e a non scegliere soltanto per una volta, ma continuare a sceglierle e scegliersi per tutta la vita, perché’ “l’amore è l’unica cosa di cui non si può fare a meno”.

Amelie Tacchinardi


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