Poco meno di un anno fa avevamo presentato una recensione dell’EP Troubled Water di Marco Mestichella, artista italiano attualmente residente a Londra. Prima di allora avevamo presentato l’artista con una breve intervista introduttiva alla sua arte. Di recente abbiamo avuto la possibilità di ascoltare in anteprima assoluta il suo nuovo EP e di conversare con l’artista durante un’intervista. La notizia del nuovo lavoro ci ha lasciati non poco stupiti; due album di inediti a distanza di un anno non è un fatto tanto consueto, almeno nel mondo della musica. Perciò abbiamo voluto approfondire meglio la questione ponendo qualche domanda all’artista italiano e, con l’occasione, di intuire la direzione artistica di questo nuovo, atteso, EP.
Dopo i primi ascolti è sorto un corollario: siate pronti a stupirvi. Il prossimo lavoro di Marco avrà una marca sonora del tutto inedita, specie se confrontata con il precedente Troubled Water; la voce si addomestica a sonorità che vagamente ricordano i suoi albori musicali (The Day I Killed My Ego), senza tuttavia plagiarlo. Un suono maturo e compatto che fa il paio ad una sorta di atmosfera cupa che alcune canzoni evocano. Ci saranno archi malinconici, groove di basso accattivanti e ritmiche talmente disparate da poter accontentare tanti gusti musicali. Ma non solo: l’EP avrà anche una traccia il cui numero di bpm supererà di molto quelli a cui siamo stati abituati e in cui l’artista non sembra incontrare alcuna difficoltà nel tenere il ritmo. Ci sarà spazio anche per canzoni squisitamente anthemiche da cantare felicemente e squarci compositivi che si lasciano volentieri andare alle seduzioni del genere ‘soundtrack’. E volendo continuare con le prime impressioni, si può notare che anche la voce si presta per l’occasione a diventare un fedele specchio dei vari suoni che compongono l’EP: un tono sempre controllato e delicato, pulito, che entra spesso in confidenza con l’ascoltatore senza alcun imbarazzo. Ma un solo ascolto non basterebbe a soddisfare completamente la nostra esigenza di analizzare questo progetto musicale; corredato da uno shoot fotografico di tutto rispetto e fedelissimo alla nuova marca sonora, il prossimo EP di Marco sarà tutto da scoprire in ogni sua nuance.
Di tutto rispetto è stata poi la scelta di distribuire il nuovo lavoro solo in copie fisiche, ad eccezione dei singoli promozionali, a breve disponibili sulle maggiori piattaforme e store digitali. Non resta altro che tenersi aggiornati sul nuovo progetto visitando le pagine web:
www.facebook.com/marcomestichellamusic
www.soundcloud.com/marcomestichellamusic
www.marcomestichellamusic.com
L’ INTERVISTA
L’ultima volta ci eravamo lasciati quando avevi da poco pubblicato il tuo EP ‘Troubled Water’, reduce da una fortunata campagna su MusicRaiser. Ora sei a lavoro per un altro EP; a distanza di quasi un anno come ti senti nei confronti di questo tuo precedente lavoro e cosa ti è rimasto di più è di quel momento artistico?
‘Troubled Water” è stato per me un puro esperimento musicale, che mi ha permesso di collaborare con diversi produttori e Djs. Lo considero un lavoro di transizione tra l’EP di debutto The Day I Killed My Ego e il nuovo, al quale sto lavorando. Cosa mi è rimasto di più? Sicuramente l’aver affrontato la campagna di crowd-funding con Musicraiser, e il primo singolo estratto Savvy Stomper, che è stato notato da un A & R manager qui a Londra, il quale mi ha messo in contatto con un paio di Djs inglesi, con il quali ho lavorato assieme durante la fine del 2015.
Quali sono invece le tue aspettative per il tuo prossimo lavoro e quale obiettivo ti poni con esso?
Spero che arrivi al giusto pubblico!
Data la tua prolificità artistica -due album in due anni- viene spontaneo chiedersi: da dove trai maggiormente ispirazione per la tua musica e i tuoi testi?
La musica è un’estensione di me, quindi ogni mia esperienza, ogni cambiamento e momento di crescita viene catturato e raccontato nei miei brani. La maggior parte dei testi che scrivo sono in qualche modo auto-biografici, o comunque parlano di fatti vissuti in prima persona, anche se a volte sono mescolati con pura fiction; possono essere interpretati in diversi modi.
Nella fase di lavorazione di un album, quale reputi sia la fase più delicata e che richiede maggiori sforzi personali?
Iniziare a scrivere e a produrre cose nuove. Vivo sempre una fase di total burn out creativo dopo aver lavorato su un disco e aver fatto concerti… ho bisogno di spazio e tempo per me, per scoprire cose nuove da poter raccontare e anche tempo off dalla musica credo. E’ successo dopo The Day I Killed My Ego, e dopo Troubled Water in maniera anche più forte, forse perché l’esposizione del progetto, attraverso Musicraiser, è stata più faticosa e impegnativa. Poi ad un certo punto scatta qualcosa che rimette tutto in ordine nella mia mente e mi permette di produrre nuovamente. L’idea del nuovo EP si è concretizzata a inizio Gennaio mentre ero a Berlino.
Hai vissuto a Londra per sette anni e ora hai intenzione di spostarti a Berlino per proseguire il tuo lavoro lì: hai mai pensato però di tornare in Italia e di proseguire qui il tuo percorso artistico? Quali reputi siano, poi i pro e i contro di essere un artista che fa musica a Londra?
Mi piacerebbe tantissimo, e non vedo l’ora che accada sinceramente!! Non so dirti quali possano essere i pro e i contro, non avendo ancora vissuto l’Italia musicalmente, ma spero vivamente di essere in qualche modo ascoltato e apprezzato per quello che ho da offrire come cantautore. Ci sono tanti altri artisti italiani con i quali mi piacerebbe lavorare e scrivere, e poi suonare dal vivo in Italia…che non ho mai fatto!
Tornando al tuo imminente EP; se con Trobuled Water ci hai regalato sonorità estive (When the sun goes down), dei groove magnetici (Savvy Stomper) e un brano in italiano (Vola Via), per il prossimo lavoro, quali sonorità ci dobbiamo aspettare?
Il nuovo disco è per molti aspetti più simile a The Day I Killed My Ego, forse ne è un seguito…non ne sono molto sicuro. Sicuramente è meno “spensierato” rispetto agli EPs precedente e credo che metta la mia voce, e quello che ho da raccontare, più al centro dell’attenzione. Definirei le nuove canzoni come racconti.
In una realtà contemporanea in cui l’arte sembra essere proiettata sempre di più verso la dematerializzazione (servizi streaming di musica e video, riproduzioni digitali di opere ecc.), quale pensi possa essere, se lo ritieni possibile, una soluzione per salvaguardare la ‘fisicità’ dell’arte e, nel tuo caso, della musica?
Si, purtroppo questo è vero. Per il prossimo lavoro infatti sto pensando di limitare la pubblicazione delle canzoni online ai singoli promozionali, e pubblicare il disco per intero soltanto in formato CD.
Last but not least, consigliaci il titolo di un album a cui ti senti particolarmente legato o che apprezzi e, se ti va, spiegaci il perché.
The Wanderings Of The Avener. Sono un grande fan di The Avener, e credo che il suo sia un disco bellissimo, elegante… super cool!
Leonardo G. Stenta