Un noviziato alla musica classica con gli Studi di Chopin

A Liliana

Quattroequaranta ritorna in scena dopo mesi di imperdonabile assenza. Questo ultimo periodo è stato uno dei più strani e complessi della mia vita, sia a livello personale che a livello “professionale” e ho la netta sensazione che, andando avanti col tempo, sarà ancora peggio. O meglio, dipende dai punti di vista.

Storia e cronistoria

Il brano che ho scelto per oggi, gli Studi di Chopin, è strettamente legato a un’esperienza. Probabilmente i miei più accaniti lettori penseranno che io ascolti musica classica da quando ero bambina e sia cresciuta in un ambiente sotto questo punto di vista stimolante. In verità non è affatto così: mi sono avvicinata alla musica classica relativamente tardi e per colpa della mia migliore amica, che considero come una sorella e che mi ha aiutato (e ancora mi aiuta) in tantissimi momenti della mia vita. Cercando di non essere troppo sentimentale, voglio raccontarvi la storia del mio noviziato alla musica classica.

Primi approcci

Quando avevo tredici, quattordici anni ascoltavo principalmente, e senza troppa convinzione, rock classico e qualche robetta pop. Trovavo la musica classica estremamente noiosa e spesso fonte di terribili mal di testa; inoltre, la sentivo come qualcosa di parecchio elitario e io, da brava adolescente ribelle, la disprezzavo per questo. In casa si ascoltavano i Dire Straits e la radio. In casa della mia migliore amica, invece, si conosceva la musica classica, e lei, da buona “borghesotta”, aveva iniziato lo studio del pianoforte.

Un giorno mi chiese di farle compagnia mentre studiava, forse per iniziare ad abituarsi ad avere un pubblico. Così, iniziai a infilarmi di straforo nelle aule della scuola di musica della nostra città e stavo seduta vicino al pianoforte ad ascoltarla ripetere per decine di volte un passaggio mentre sfogliava furiosamente gli spartiti, quelle due tre volte in cui li usava. Qualche volta mi chiedeva pure di girarle le pagine, con scarsi risultati perché io sapevo appena leggere la musica. Però, piano piano, iniziai a incuriosirmi. Inoltre, quasi pretendeva che la accompagnassi ai concerti dei suoi amici e io accettavo, sempre più incuriosita. A casa sua passavamo ore a chiacchierare mentre mi faceva ascoltare su YouTube questo o quel brano. Mi chiedo se avesse la minima percezione del mostro che stava creando.

Gli Studi

Uno di questi primi brani da me ascoltati sono gli Studi di Frédéric Chopin. Questi ventiquattro studi, divisi in due libri pubblicati uno nel 1833 e l’altro nel 1837, sono, tecnicamente, brani che si eseguono per imparare una tecnica precisa. Chopin, però, rivoluzionò il modo in cui potevano essere intesi, elevandoli da esercizi utilitaristici a grandi capolavori. Alcuni di questi Studi hanno ricevuto dei “soprannomi”: è il caso, ad esempio, dell’Op.10 n. 3, Tristesse, o dell’Op. 10 n. 12, chiamato Rivoluzionario. Quest’ultimo è stato uno dei suoi primi brani impegnativi: ricordo come se fosse ieri le ore intere passate a tentare di leggere Guerra e pace mentre lei suonava e risuonava questo pezzo, ricominciando sempre d’accapo, ripetendo alcuni accordi fino allo sfinimento e, nei momenti di frustrazione, premendo furiosamente i tasti durante le scale. Probabilmente questo è anche stato il brano che mi ha convinta ad abbandonare i pregiudizi.

Dall’odio all’amore

Iniziai anche io a studiare musica e scelsi il flauto, strumento che amo immensamente e che purtroppo ho dovuto abbandonare per cause di forza maggiore. È ancora nella sua custodia, sopra la mensola, e ogni tanto gli lancio un’occhiata. Iniziai anche ad andare ai concerti dell’orchestra della nostra città, ai festival, ai concorsi, e scoprii che questa musica mi piaceva. Non mi veniva più il mal di testa. Il resto, come si suol dire, è storia.

Si parte sempre da zero

Vi starete chiedendo perché ho raccontato questa storia (e ho parlato poco del brano). L’ho fatto perché volevo farvi capire che avvicinarsi alla musica classica non è poi così complicato. A volte basta un amico che ti faccia ascoltare una cosa o che ti chieda di accompagnarlo a un concerto. La differenza principale sta nel come ci approcciamo alla cosa. Se io, quel giorno di sette anni fa, mi fossi rifiutata di ascoltare la mia migliore amica mentre suonava, dando voce al mio pregiudizio, non avrei mai scoperto questo mondo. Se avessi continuato a ribadire cocciutamente che la musica classica non faceva per me non sarei qui a scrivere, e non avrebbe quel ruolo importantissimo che sta avendo nella mia vita. Magari per voi non sarà lo stesso. Magari vi renderete conto che non fa assolutamente per voi. Ma l’importante è provarci. Aprite quella playlist di Spotify (a proposito, qui c’è la mia), quel link su YouTube, andate a sentire un concerto. Fate questa esperienza. Non chiudetevi nei pregiudizi, siate curiosi.

Gli Studi di Chopin rimarranno sempre il brano che ha dato inizio a tutto. Spero che per voi sia lo stesso e che questa rubrica vi abbia acceso una scintilla di curiosità. Se così fosse, fatemi sapere: mi riempirebbe di gioia.

E vi prometto che la prossima volta parlerò per tutto l’articolo di un brano…


Federica Pisacane.

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