Siamo davvero libere di abortire? Intervista ad Alice Merlo, testimonial della pillola abortiva

Abortire in Italia non è così facile nonostante sia legale da quarant’anni. Alice, oltre a raccontarci la sua esperienza, ci spiega la concezione che si ha in Italia a riguardo dell’aborto e perchè ha deciso di metterci la faccia sostenendo la campagna UAAR.

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Alice Merlo

L’aborto in Italia è legale da quarant’anni con la legge 194. Oggi dovrebbe essere un diritto garantito e assodato, ma siamo sicuri che sia così? Alcune donne per interrompere la loro gravidanza sono costrette a spostarsi addirittura fuori dalla propria regione e questo perché sono ancora il 70% i medici obiettori di coscienza tra ginecologi e anestesisti. La pillola abortiva oggi permette alle donne di interrompere una gravidanza senza ricorrere ad interventi chirurgici e anestetici: un metodo che è considerato sicuro ed efficace dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ma che sta trovando non pochi ostacoli davanti a se. In alcune regioni infatti l’uso della pillola RU486 continua ad essere osteggiata imponendo così il ricovero ospedaliero.

L’ Italia è quel paese dove, nonostante ci sia una legge che lo permetta, spesso viene negato alle donne il diritto di abortire e dove si tende a colpevolizzare chi interrompe una gravidanza, arrivando anche a parlare di omicidio. La concezione che abbiamo dell’aborto è discriminatoria e arretrata? è vero che chiunque abortisce è destinato a vivere turbamenti psicologici nel corso della propria vita? Ce lo spiega Alice Merlo che ha dichiarato sui social “Ho abortito e sto benissimo”, affermazione che ha attirato non pochi commenti negativi degli antiabortisti. Ho intervistato la giovane ventisettenne di Genova, laureata in scienze della comunicazione, che è la testimonial dell’UAAR, la campagna per l’aborto farmacologico.



Come sei diventata la testimonial dell’UAAR?

Dopo aver abortito con la terapia farmacologica ho deciso di parlare della mia esperienza in un post pubblico
su Facebook a dicembre 2020. Stesso mese in cui nella mia città sono arrivati i manifesti degli anti
scelta che paragonavano la RU486 ad un veleno. Il comune, nella figura del sindaco Marco Bucci, ha deciso
che sarebbero rimasti in difesa di una fantomatica libertà di espressione. Mi chiedo dove stia la libertà di
espressione nel momento in cui viene data una notizia completamente falsa: paragonare un farmaco legale
dal 2009 ad un qualcosa che danneggia la tua salute e ti uccide. L’UAAR mi ha contattata dopo aver letto
questo mio post su Facebook. La campagna è iniziata il 14 febbraio del 2021 con un inaugurazione  a Roma tramite camion vela che sono passati davanti anche al ministero della salute e davanti alcuni ospedali che si sa essere particolarmente ostili nei confronti della legge 194. Da lì in poi ha toccato più di 85 comuni e sta raggiungendo un po’ tutta Italia. Mi preme sottolineare che più che essere una campagna pro aborto preferiamo definirla pro scelta. 


Per cosa ti batti in particolare?

Io mi batto perché si parli di aborto ovunque perché gira ancora troppa
disinformazione in merito. Si dice che chi assuma la pillola abortiva possa soffrire di dolori atroci. Questo
non è vero! Paragonare i dolori della RU486 indistintamente a dolori simil parto senza un aiuto anestetico è
fortemente disinformativo ed è violenza ostetrica. Ogni corpo è diverso e reagisce in maniera diversa. Èd è sia
violenza che fake news continuare a dire e che si tratta di omicidio quando chiaramente non lo è: io sto
mettendo in atto un mio diritto andando a interrompere lo sviluppo di un embrione che non è
sufficientemente sviluppato per poter essere definito giuridicamente vita. Raramente le informazioni disponibili rispetto all’interruzione volontaria di gravidanza provengono da canali istituzionali. La disinformazione può essere
dannosa perché questo può incidere sulle scelte e sulla salute delle persone. Vorrei che le donne fossero
preparate e consapevoli per essere meno spaventate e più sicure delle loro scelte e dei loro diritti.


Vorresti parlarmi un po’ della tua esperienza e di come hai vissuto l’aborto?

Io sono stata una persona fortunata perché ero già preparata e consapevole di quali fossero le procedure burocratiche e mediche che avrebbero poi portato all’aborto. Quindi a differenza di tante donne che si trovano davanti ad una gravidanza indesiderata  non sapendo proprio come fare e che non sono mai state ad una visita ginecologica. Io non solo avevo una ginecologa di fiducia ma sapevo benissimo che cosa avrei dovuto fare.


Hai rilasciato delle dichiarazioni forti: “Ho abortito e sono felice”. Vorresti spiegarci cosa intendi?

Le parole che uso per descrivere la mia scelta sono grata e serena. Sono grata di vivere in un paese dove comunque, anche se con fatica, l’aborto è legale. Non dimentichiamoci che ci sono paesi nei quali non lo è. L’altra parola che uso è serena. Io sono sempre stata serena perché ero certa che quella fosse le decisione migliore per me e non mi sono mai vergognata o sentita in colpa, sicuramente anche grazie al mio ambiente circostante: amici, famiglia, datori di lavoro e colleghi. Nessuno di loro mi ha mai fatto domande inopportune, che invece poi con l’attivarsi della campagna sono arrivate puntualissime.  Io sono felice di essermi autodeterminata e di aver preso una decisione consapevole sul mio corpo. Questo non vuol dire che l’abbia fatto in maniera superficiale e leggera ovviamente.


Quali messaggi ti sono arrivati dopo che sei diventata la testimonial dell’UAAR?

Mi sono arrivati messaggi molto forti, pericolosi e offensivi. Parlo di minacce di stupro e di morte. Quelli che
mi danno più fastidio però sono quelli che dicono: “io sono pro scelta ma l’aborto è sempre un dramma”. Io
rispondo che ogni storia di aborto è diversa. C’è chi può viverla più serenamente e chi invece può soffrirne,
ma l’importante è non generalizzare. Ogni persona ha una storia e un bagaglio culturale diverso. Il dolore va
rispettato ma solo se non è imposto. Mi dicono che piuttosto farei più bella figura a parlare di contraccezione.
Parlare di contraccezione certo, ma non sono io la persona più indicata e qualificata per farlo. Dovrebbero
farlo i consultori, i professionisti nelle scuole soprattutto. Tutte queste accuse sono mosse sul fatto che si è
molto spaventati a una narrazione non colpevolizzante dell’aborto.


In Italia l’aborto è legale da 40 anni. Cosa ne pensi della legge 194?

Non sono una grande fan di questa legge, perché credo che sia l’ennesimo esempio di come possano essere dannose su lungo periodo leggi fatte a ribasso e al compromesso. Legge che è nata male ed è nata già vecchia con questo enorme problema legato alla legittimità dell’obiezione di coscienza. A distanza di 40 anni ci troviamo ad avere più tutelati gli obiettori e le obiettrici piuttosto che tutelate le pazienti che vogliono accedervi al servizio infatti sono almeno 35 gli ospedalieri dove invece è impossibile abortire. Questo va contro la legge 194 eppure nessuno prende provvedimenti seri. Legge che sicuramente andrebbe  riformata. Sono dell’idea che continuare a difenderla a spada tratta perché è l’unica che abbiamo cominci ad essere veramente deleterio.

Testo della legge 194: https://www.documentazione.info/il-testo-della-legge-194-sullaborto-0

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Come commenteresti la proposta di legge portata da Fratelli d’Italia in Liguria per far entrare le associazioni anti scelta nei consultori e nei reparti di ginecologia?

Balleari sostiene che chiunque interrompa una gravidanza è destinato a vivere turbamenti psicologici nel corso della propria vita. Lui lavora proprio al piano sotto al mio e ovviamente non ho mancato di fargli sapere che io ho abortito e sto benissimo. Questo suo andare a dire in giro che ci sono per forza drammi psicologici è un po’ offensivo e anche poco veritiero. Io direi fondamentalmente un paio di cose su questa proposta di legge.

La prima è che è una proposta di legge pericolosa per quello che è l’obiettivo. Inserire associazioni anti scelta nei consultori e nei reparti di ginecologia vorrebbe dire andare ad effettuare una violenza psicologica nei confronti di tutte quelle persone che, per i più svariati ma sempre validi motivi, vogliono abortire. Non è mai una scelta fatta superficialmente. Ritrovarsi a dover avere colloqui obbligatori con persone che ti vogliono convincere a non abortire e nel caso ad abbandonare tuo figlio in ospedale perché così almeno salvi la vita dell’embrione è inaccettabile. Questa non può essere un opzione sul tavolo.

La seconda cosa è che il linguaggio oltre ad essere chiaramente di propaganda antiabortista, in alcuni passaggi, è anche palesemente filofascista: questa cosa della maternità come valore sociale e che un aborto è un danno anche per la società che perde il proprio futuro. Dunque di tutte le imprese e società produttive che costringono le donne a non procreare altrimenti saranno licenziate ne vogliamo parlare?

Io spero che alcune persone magari della destra un pochino meno radicale ed estremista si rendano conto che è una legge che va a discapito di tutte  le donne.


Alice Muti Pizzetti

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