Parlare di Michela Murgia oggi significa scadere inevitabilmente in banalizzazioni, generalizzazioni e forse anche cliché. Sappiate quindi che non troverete qui nulla che non abbiate già letto o che non possiate trovare altrove. La Redazione di uRadio ed io vogliamo però unirci al cordoglio delle persone che la stanno piangendo, condividendo un ultimo augurio per il suo viaggio.
Michela Murgia nasce a Cabras, in Sardegna, nel 1972. Intellettuale, scrittrice pluripremiata, drammaturga, blogger, opinionista e critica letteraria, compare spesso nei titoli delle maggiori testate giornalistiche per il suo posizionamento sempre esplicito e mai tentennante. Nel maggio 2023, in un’intervista per il Corriere della Sera, parla della sua malattia: un carcinoma renale al quarto stadio, troppo esteso per pensare ad un’operazione. In quest’occasione, l’autrice racconta di “un male gentile” che ha accettato come parte di sé, che non vuole combattere, ma soltanto arginare1.
Nonostante diagnosi e prognosi, Murgia ha vivacemente portato avanti la sua attività sui social, ha scritto un libro, ha viaggiato sull’Orient Express e ha continuato a pensare alla sua famiglia. Allo stesso tempo, è stata in grado di sopportare fiumane di odio politico e mediatico feroce, a cui ha risposto con coraggio e altrettanta passione, mettendosi in discussione, dimostrando un’onestà e un’umiltà intellettuale poco comuni.
Sono state tante le persone che hanno condiviso sui social un ultimo saluto alla scrittrice, ricordando la potenza della sua penna e delle storie dei suoi personaggi. Altrettante hanno riconosciuto ed elogiato il suo ruolo di guida e educatrice, oltre che di attivista, dentro e fuori il movimento femminista intersezionale italiano. Chiara Valerio, scrittrice e curatrice editoriale molto vicina a Murgia, l’ha descritta così:
«Niente di umano le è stato alieno, e in questo non esserle alieno niente, in questo suo essere vicina a tutto ciò che amava, Michela ha ribadito, con ogni parola – frasi senza vezzeggiativi, senza troppi aggettivi – che la vita è in sé politica. Ha a che fare cioè con la relazione. Che significa poi che i legami tra le persone sono più persistenti delle persone stesse. Motivo per cui Michela Murgia è morta, ma i legami che ha stretto, intessuto, disegnato rimangono qui, annodati»2.
Ieri sera, appena sono venuta a sapere della dipartita di Michela Murgia, ho ripescato dagli scaffali della mia libreria un suo romanzo. Parlo di Accabadora, pubblicato nel 2009 per Einaudi. Mi sembrava di ricordare un passaggio in cui avevo percepito la presenza dell’autrice, una sua prepotente irruzione nella narrazione che, per un attimo, mi aveva distratta. L’ho trovato, e lo voglio condividere con voi.
«Nicola […] aveva le cose sue da pensare, doveva andare a mettere fuoco a un podere, aveva urgenza di lasciarci una gamba, e poi anche la voglia di vivere, e infine il respiro dentro il cuscino, perché il fuoco fa quello e anche altro, continua a bruciare pure dopo che è spento, non lo sai, Maria? Lo hai mai visto davvero bruciare il fuoco tu?3»
Nel salutare per un’ultima volta Michela Murgia, mi permetto di augurare a me, a voi, e a chiunque altrә, che quel fuoco non si limiti a rimanere in vita, ma che continui ad essere da noi alimentato con l’amore, la pazienza e la cura con cui l’ha sempre fatto lei.
Riferimenti bibliografici
1 Cazzullo, Aldo, 6 maggio 2023: L’ultima intervista di Michela Murgia al Corriere: «Ho un tumore al quarto stadio, spero di morire quando Meloni non sarà più premier», Corriere della Sera. https://www.corriere.it/cronache/23_maggio_06/michela-murgia-intervista-613411b8-eb75-11ed-b6da-0a1fd7305281.shtml.
2 https://www.instagram.com/p/CvyQAUCohtU/
3 M. Murgia,2009, Accabadora, Torino: Giulio Einaudi Editore, p. 101.
Francesca Chiga