Invenzioni al femminile: sai cosa aspettarti?

Quando si pensa alle invenzioni create e brevettate da donne, l’immaginario collettivo si figura quasi istantaneamente lavastoviglie, pannolini, cioccolatini con frasi sdolcinate, minigonne e reggiseni. Insomma, invenzioni perfette per le vite di queste dolci stelline sempre fedeli ai loro maritini, come in una pubblicità pop-art in perfetto stile anni ’50. Certo, quelle citate finora sono di fatto tutte invenzioni al femminile, e qui molti potrebbero cadere in stereotipizzazioni facili fatte di fiocchetti rosa shocking e di macchine per la permanente.
Beh, noi di uRadio siamo qui apposta per abbattere i vostri concetti un po’ troppo tendenti verso il mesozoico, mostrandovi qualche invenzione d’uso quotidiano che non ti aspetteresti mai che sia stata assemblata dalle mani di mammina.

La sega circolare | Tabitha Babbitt

Spiace, niente boscaioli nerboruti per voi, non stavolta almeno.
Tabitha Babbitt (1779-1853) nacque in Massaciucs… Massachusts… Massachutte… Insomma quello. Viveva assieme ai membri della comunità religiosa degli Shakers, e partecipava regolarmente ai lavori della collettività… Sì, tipo tagliare gli alberi. Aveva notato, quando il padre usava il seghetto, che almeno metà del movimento era del tutto sprecato; infatti, al momento del ritorno, l’uomo buttava le sue energie per nulla, e non c’era Peroni che potesse ricaricarlo.

Tabitha gli propose allora la creazione di una lama rotonda per aumentare l’efficienza, così costruirono assieme una sega composta da una lama circolare collegata a una ruota ad acqua. Non credo stupisca nessuno scoprire che l’invenzione, per quanto fosse stata apprezzata dai boscaioli, non venne mai brevettata perché andava “contro le usanze della comunità”, qualsiasi cosa volesse dire.
Ancora oggi, si possono trovare un po’ ovunque polemiche e dibattiti che vedrebbero come inventore un certo Walter Taylor. Ovviamente nulla è stato ancora confermato o smentito, e menomale direi; il mio machismo ne stava per risentire.


Se anche voi avete sudato freddo per un attimo, la prossima invenzione vi permetterà di proteggervi, almeno in parte (state comunque attenti alle seghe circolari, uRadio declina ogni responsabilità).

Il kevlar | Stephanie Kwolek

Giubbotti antiproiettile. Pezzi di aerei. Tute spaziali. Canoe. Cinghie di distribuzione. Il costume di Batman.
Le applicazioni del kevlar, fibra sintetica scoperta da Stephanie Kwolek nel 1964, sono pressoché infinite. E no, la tuta di Batman non è uno scherzo.

Non starò qui a spiegarvi come funziona la reazione di due molecole chiamate monomeri che hanno permesso di ottenere un polimero armomatico detto “poliammide” di colore giallo-oro e blablabla… Purtroppo, non godo di chissà quali competenze per parlarne, e la voce della mia vecchia (vecchissima) prof di chimica aleggia ancora nei miei peggiori incubi, quindi mi limiterò a spiegare il tutto, come diceva lei stessa, alla femminina (bel modo di dire, non trovate?).

Il kevlar è leggero, il kevlar è duro. La scoperta di Stephanie Knolek è stata un’effettiva rivoluzione; non sottovalutate mai cosa significhi riuscire a scoprire un materiale con così tante proprietà fighe, come l’altissima capacità di assorbimento delle vibrazioni, degli urti e di temperature superiori ai 300 gradi celsius. Se questi elementi vi hanno fatto pensare alla combinazione viaggi spaziali→internetconnessione con la quale leggo questo articolo… Beh, ci avete visto giusto.

Le scale antincendio | Anna Connelly

Peter Parker e i suoi baci superfighi sotto la pioggia devono tutto ad Anna Connelly, brevettatrice delle scale antincendio, e a Daniel Maseres, primo effettivo inventore (il cui prototipo datato 1784 in realtà era più una sorta di lenzuolo annodato “perfezionato”).
Le scale antincendio sono qualcosa che spesso sottovalutiamo, vedendole solamente come un luogo arcano in cui fumare di nascosto al liceo o fare quelle sciocche simulazioni di terremoti in cui ci si prende per mano e si esce in fila indiana, interrompendo quella tragica interrogazione di chimica che stavi facendo (non ne voglio parlare, okay?).

Eppure, come nelle migliori pubblicità progresso su cinture e caschi di sicurezza (quando si ricordano di metterle), le scale antincendio ti salvano la vita, davvero. A volte perfettamente mimetizzate nell’ambiente, altre palesi mostri brutalisti in attesa che l’ignaro passante spinga la porta sbagliata e faccia partire un allarme, poco importa; saranno sempre lì, pronte per qualsiasi imprevisto che possa mettere a rischio le nostre piccole vite. Ma non è stato sempre così.

Il brevetto di Anna Connelly risale al 1877, meno di centocinquanta anni fa. Capisco che la concezione di palazzo sia cambiata molto nell’ultimo secolo, ma davvero ci abbiamo messo migliaia di anni di carpenteria per decidere di aggiungere un paio di scalinate extra fuori dagli edifici per non, sai, morire?

In conclusione, una riflessione

Tergicristalli, Monopoly, software per l’allunaggio, bianchetti… Di invenzioni al femminile ce ne sono una marea, e spaziano tra gli ambiti più disparati, come spero di avervi mostrato.
Se sono riuscito a catturare la vostra attenzione, avrete sicuramente notato una parola stonata, una di quelle che suona male anche alla nostra voce interiore mentre abbiamo letto queste righe. Brevettatrice. Ma è giusto? Ha senso? Google mi dice di sì, per quanto anche il correttore ortografico me la segna come errore. Questo è un bel problema, un bel cavolo di problema.

Brevettatrice non ha niente che non vada, così come inventrice (o inventora); si tratta solo di un bias che ci fa storcere il naso verso termini che sentiamo di rado, o che non sentiamo affatto. Un esempio calzante potrebbe essere come il nostro orecchio non abbia problemi a sentire professoressa, ma guai a dire ingegnera o altre associazioni a mestieri “prettamente maschili”.

So che per molti potrebbe sembrare ridicolo impuntarsi su questi termini, data la tragica situazione sociale in cui siamo immersi. “Ci sono cose più importanti”, è la frase che abbiamo sentito ripetere all’infinito, al punto da sentirla anche un po’ nostra, ma non sono del tutto d’accordo.

Le parole sono importanti, e alla fine della fiera, più che seghe circolari e scale antincendio, sono loro che ci hanno fatto crescere come specie e come civiltà.
Io non sottovaluterei il loro potere.

Marco Sipione


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