L’incontro può definirsi una preview dei lavori che saranno presentati il 23 e il 24 novembre dai vincitori del bando di residenza artistica. Adriana Amorusi, Claudia Ponzi, Gabriele Dini e Giammarco Cugusi ci hanno infatti offerto una visuale nel loro mondo interiore e nella loro ricerca professionale. La direttrice della Siena School of Liberal Arts Miriam Grottanelli de Sanctis e la responsabile per il settore scientifico di Fondazione Musei Senesi Elisa Bruttini sono le due promotrici dell’impresa tramite la collaborazione dei due enti di cui fanno parte. Entrambe descrivono l’esperienza come un motivo di arricchimento per le piccole comunità senesi di cui gli artisti si sono occupati e degli artisti stessi.
Il progetto di avvicinare arte contemporanea ad arte medievale e a musei con una connotazione “classica” si è dimostrata una sfida affascinante e difficile anche per le stesse ideatrici. I piccoli musei senesi, infatti, incontrano e si aprono all’innovazione. Non si parla di un museo come il Louvre, ma di entità radicate nel territorio. Spesso esse ospitano la “piccola arte”, l’arte povera e legata alla cultura popolare che grazie alla residenza artistica ha trovato una rilettura.
Adriana Amoruso
Adriana, pugliese di nascita e al momento fiorentina di adozione, propone un progetto a stretto contatto con gli elementi naturali. A colpirla sono state le crete senesi. I paesaggi toscani e pugliesi a cui è abituata non si avvicinano minimamente a quelli del senese meridionale, anzi, questi ultimi sono molto più vicini ad un paesaggio lunare.
La collaborazione con il paleontologo Luca Maria Foresi e con il Museo di Scienze della Terra è stata fondamentale per poter dare un indirizzo preciso al suo lavoro artistico. Le crete senesi, infatti, mantengono la memoria di ciò che hanno visto al proprio interno. Vi si possono trovare così dei plancton fossili che, ancora una volta, riportano visivamente all’immaginario galattico attraverso le proprie forme “aliene”.
Gabriele Dini
I progetti del toscano Gabriele saranno due. La sua ispirazione è stata il Museo di Asciano, diviso due sezioni: arte sacra e archeologia. Il primo progetto prende in considerazione la presenza di un magazzino archeologico dove sono stoccati pezzi in esubero o materiali da schedare. La riflessione dell’artista parte proprio dall’idea di uno spazio chiuso e inaccessibile da cui si può entrare grazie ad una porta di vetro, una sorta di teca che si chiude al mondo esterno. In parallelo con l’esistenza umana, il magazzino si aprirà e lascerà entrare i visitatori rendendoli parte della sua vita. L’artista crea un contrasto intrinseco nella sua opera, ispirata e inserita nel magazzino utilizzando sullo stesso materiale tecniche moderne di stampa 3D e antiche (bucchero etrusco). Nello stesso frammento si racchiudono più di 2000 anni di evoluzione.
Il secondo progetto prende invece ispirazione dalla sezione di arte sacra. In una sala dove sono contenute opere di arte medievale importanti, il microclima è mantenuto da alcuni macchinari che quindi mantengono in vita l’arte. Si crea così un ciclo per cui le macchine creano un microclima a cui l’arte si adatta, ma allo stesso tempo di cui l’arte aveva bisogno. L’intervento sarà nella stanza delle Quattro stagioni, l’ultima, in cui l’artista inserirà degli speaker che faranno respirare e vivere la stanza, ricreando dei suoni selezionati dall’artista.
Claudia Ponzi
La terza componente della residenza artistica è Claudia Ponzi, artista visuale attiva tra Padova e Milano. Il suo progetto si è concentrato sulla frazione di Petroio, una frazione del comune di Trequanda. Qui è presente il Museo della Terracotta. Il borgo è abitato da circa 300 abitanti, ma è quasi deserto, specialmente nella parte superiore. L’elemento che ha colpito Claudia è stato il nome della piazza: Piazza Padelle. Questo è un nome senza memoria, dimenticato, nessuno ricorda più il perché di un appellativo tanto particolare. L’artista vuole quindi enfatizzare la stranezza di questo vocabolo semplice e quasi simpatico e inserirsi nel paese.
L’introduzione di un pezzo in terracotta nel Museo della Terracotta è per l’artista un confronto con gli artigiani senesi, mentre l’apposizione dell’opera nel paese la rende più arte e meno artigianato. La teca con tre padelle ricorda gli strati di Petroio e il nome da cui tutto ha avuto origine.
Giammarco Cugusi
Anche il bergamasco Giammarco ha preso ispirazione dal Museo di Asciano. La sua attenzione è stata catturata da due elementi custoditi nelle teche di vetro: una meridiana e una moneta. Entrambi i cimeli sono stati ritrovati a Rapolano Terme e in un livello interrato rispetto a quello abitativo. Ciò fa pensare ad un’importanza particolare attribuita a questi oggetti. L’artista ha subito pesato alla celebre frase “il tempo è denaro” e ne ha fatto un parallelo con la concezione odierna del tempo. Il sito di Rapolano Terme è ormai abbandonato a se stesso e unico testimone resta un albero morto. Questa è la metafora del luogo, un’entità antica e moribonda a testimonianza del tempo che passa. La riflessione non è però semplicemente economica, ma filosofica, più profonda, e indaga il vero valore culturale e quotidiano che diamo al tempo.
Prossimi appuntamenti
Se volete conoscere dal vivo due tra i vincitori del bando sabato 10 novembre alle ore 10.30 al bar Il Palio potrete avere questa opportunità! Questa volta è il turno di Claudia Ponzi e Alessandra Amoruso. Potete prenotare gratuitamente mandando una mail all’ indirizzo sienaschooloffice@gmail.com oppure contattando il 3497268453.
Se vi siete tristemente persi il primo incontro, non disperate, qui potete scoprire com’è andata e conoscere Giammarco Cugusi e Gabriele Dini!