CRONACA DI UNA SERATA ALL’EXPO

Attraversare quel lungo corridoio non è come uno se lo aspetterebbe, come del resto accade con tutte le cose belle. Hai l’impressione che sia senza fine e che sarai stanco ancor prima di essere arrivato, ma poi ti lasci trascinare dalla folla e in un battibaleno sei lì, nel cuore dell’alimentazione mondiale.

Perdere l’orientamento è molto più facile che ritrovarlo e non ci sono mappe che tengano quando i tuoi occhi sfrecciano da un angolo all’altro avidi di cogliere ogni dettaglio di quelle costruzioni fatte appositamente per stupire, ognuna a modo suo.

Una cosa è certa: l’Expo è fatto per le persone curiose e pazienti. E non parlo delle lunghe file per visitare i padiglioni (andarci di sera ha i suoi vantaggi, poca gente e temperature miti), ma di quello che c’è nei padiglioni: un tesoro di luci, colori, immagini, oggetti che aspettano solo di essere sfiorati, letti, esplorati in lungo e in largo, e per far questo ci vuole tempo, tanto tempo. Pensare di vederli tutti in una giornata è da sceneggiatori di sit-com italiane (si sa, niente supera la fantasia come le puntate di fine stagione di “Un medico in famiglia”), ma anche loro se ci andassero dalle sette di sera in poi –quando il biglietto costa solo 5 euro- lo escluderebbero!

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A dispetto di quanto possa pensare un turista medio preso dalla foga del “non ha senso aver fatto questo viaggio se non riesco a vedere tutto”, io sono dell’idea che non sia importante la quantità, bensì la qualità, giacché anche assaporare una piccola parte di quel tutto dà le sue soddisfazioni, o almeno così è stato per me. Insomma il mio mantra per l’Expo è Keep calm e ‘sti cazzi se qualcosa si è perso, c’è tanto altro che si è guadagnato.

C’è un’unica cosa che però fa eccezione e che ha il privilegio di passar sopra qualsiasi mantra: l’albero della vita.

Ogni sera verso le dieci avviene la magia: giochi di luci e proiezioni sembrano dargli nuova vita e la colonna sonora invece esercita il suo potere sugli spettatori, li cattura e immobilizza fino all’ultima nota. Non la definirei banalmente la perfetta conclusione di una serata,  piuttosto l’accosterei a quel momento, alla fine di una festa di compleanno, dedicato all’apertura dei regali: totale sorpresa, gioia pura.

Non perdetevelo, questo è un ordine.

 

Giulia Mele

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