25 novembre: Perché lo ricordiamo?

Salve a tuttə, inizierò questo articolo con la più semplice delle domande: Che giorno è oggi? Facile, direte voi, è il 25 novembre! Esatto, oggi è il 25 novembre ed è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro donne.

Il titolo stesso di questo articolo ha due diverse interpretazioni: da un lato vorrei parlarvi del perché, proprio il 25 novembre, sia la data scelta per commemorare le donne vittime della violenza sistemica maschile, un fenomeno così tristemente diffuso nella nostra società, dall’altro vorrei indicare perché questa celebrazione sia così importante e parlare delle riflessioni che, necessariamente, essa deve instillare in ognuno di noi (il maschile, in questa istanza, non è casuale).

Perché proprio il 25 novembre?

25 novembre
Patria Mercedes, Antonia María Teresa e María Argentina Minerva Mirabal

La giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, trova le sue origini nel 1999, quando venne istituita dall’ONU tramite la risoluzione 54/134. Le Nazioni Unite dedicarono tale commemorazione alle tre sorelle Mirabal, deportate, violentate, torturate e uccise il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana.

Patria Mercedes Mirabal, María Argentina Minerva Miraba e Antonia María Teresa Mirabal furono delle oppositrici della dittatura di Rafael Trujillo, conosciute col nome di battaglia “Las mariposas“.

Le tre donne erano parte del movimento rivoluzionario del 14 giugno, di cui Minerva fu fondatrice, col marito Manolo Justo. Le critiche che lanciarono contro il tiranno costarono loro caro.

Nel gennaio 1960 le tre donne vennero arrestate e incarcerate insieme ai loro mariti. Fu solo grazie alle pressioni dell’Organizzazione degli Stati Americani, che le tre sorelle tornarono in libertà. Sorte diversa toccò ai loro compagni, condannati alla reclusione nel carcere di Puerto Plata.

Dopo il rilascio dagli arresti, grazie all’intervento internazionale, Patria, Minerva e Antonia raggiunsero l’apice della loro fama in tutto il fronte democratico dominicano, diventando i volti della rivolta anti-Trujillo.

Il dittatore vedeva in queste donne un pericolo crescente e sempre di più un punto di riferimento per l’opposizione al suo regime. Perciò, da buon despota, decise di eliminarle.

Fu in quel fatale 25 novembre 1960, durante una visita ai loro mariti a Puert Plata, che la loro auto venne intercettata da un commando militare inviato dal governo, che le sequestrò. Dopo averne abusato e fatto strage, i militari, finsero una morte accidentale, gettando la loro camionetta in un burrone. La volontà di Trujillo era quella di mozzare la testa della resistenza e mandare un forte segnale a chi lo fronteggiava.

Fu contro ogni sua aspettativa, che questo brutale e animalesco stupro e assassinio delle tre farfalle, innescò le rivolte popolari che avrebbero condotto alla caduta del suo regime, Il popolo compresa la realtà dei fatti dietro la morte delle sorelle Mirabal iniziò sempre di più ad osteggiare il governo, fino alla caduta e assassinio del dittatore nel 1961.

Il tragico destino delle tre sorelle, vittime di una forma così agghiacciante di violenza esclusivamente per il loro essere donne, scosse le coscienze dell’intera America Meridionale. Fu infatti nel 1981, durante il primo incontro femminista latino-americano e caraibico, svoltosi a Bogotà, che il 25 novembre venne dichiarato data continentale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Quasi due decenni più tardi anche l’ONU, avrebbe detto la sua, ponendo questa data come giornata fondamentale per tutto il mondo.


Perché dobbiamo ricordarlo?

Concluso il quadro storico che ha portato alla scelta del 25 novembre, come data per portare avanti la battaglia antiviolenza, dobbiamo ora riflettere sul perché ricordare questa giornata.

L’Italia è un paese in cui il tasso di omicidi è fortunatamente in calo, i cambiamenti sociali e culturali hanno infatti dimezzato una vera e propria piaga sociale. Tutto bello giusto? Beh, non proprio. A fronte del calo del numero totale degli omicidi, resta stabile quello dei femminicidi. Per analizzare nel dettaglio: nel 2004 gli omicidi nel nostro paese sono stati 711 a fronte di 72 femminicidi. Dieci anni dopo, nel 2014 gli omicidi sono stati 476, mentre 82 sono state le donne uccise dal partner o dall’ex. Nel 2021 sono calati a quota 303 mentre i femminicidi sono stati 70 e nel corso di questo 2023 ci troviamo già a 106 vite di donne spezzate. Malgrado i miglioramenti che hanno portato al calo degli omicidi totali, qualcosa ancora non cambia nella visione che noi uomini abbiamo delle donne, ancora troppe volte viste come oggetti di nostra proprietà.

Troppi uomini non riescono ad accettare un “no” o a elaborare il rifiuto amoroso, o la fine stessa delle relazioni, finendo ad additare la nostra ex partner come colpevole. Ancora oggi ci troviamo a fare commenti impropri sulle ragazze, o a diffondere, impropriamente, foto private di donne. Copriamo tutti quell’amico che fa certi tipi di commenti, con la solita scusa della goliardia.

Ci siamo passati tutti, almeno una volta ognuno di noi è stato colpevole di uno di questi atti e queste sono solo le basi di una piramide che porta al femminicidio, allo stupro, alla violenza fisica e psicologica.

Finché non ricorderemo perché dobbiamo commemorare e affrontare il 25 novembre, non solo oggi, ma ogni singolo giorno, cambiando i nostri atteggiamenti ed educando i più giovani tra noi a un modo di vivere la mascolinità e le relazioni in maniera diversa, i numeri citati prima non resteranno soltanto stabili, ma saranno l’apice di una continua violenza che noi uomini opereremo sulle donne, soltanto perché considerate ribelli al nostro potere, come Patria, Minerva e Antonia lo erano per Truijillo.

Certo, di fronte a crimini come quello subito da Giulia Cecchettin, e purtroppo da troppe altre donne, possiamo nasconderci dietro un “Non siamo tutti così“, scendere in piazza a manifestare e lavarci così la coscienza, ma non cambierà l’unica verità:

Per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti.

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