Weezer – “Everything Will Be Allright In The End”

Gli Weezer sono sempre stati una band molto prolifica, soprattutto nell’ultimo periodo: dal 2005 al 2010 hanno pubblicato ben 5 dischi, due dei quali (Hurley e Death To False Metal) in un solo anno. Ma alla grande quantità non sempre è corrisposta una buona qualità: ed in effetti gli ultimi prodotti di Rivers Cuomo e soci sono stati per molti versi deludenti, segnando un parziale abbandono delle sonorità caratteristiche dei primi lavori a favore di un flavour molto più dance e pop-oriented. L’ultimo nato in casa Weezer risponde al nome di Everything Will Be Allright In The End ed è datato 2014: ben 4 anni dopo il precedente album. L’attesa sarà servita alla band per schiarirsi le idee e tornare ai fasti di un tempo?

Basta leggere le prime righe del testo di Back To The Shack per rendersi conto di dove Rivers Cuomo ha voluto portare la sua band questa volta: “Sorry guys, I didn’t realize that I needed you so much / I thought I’d get a new audience, I forgot that disco sucks”. Una dichiarazione di “colpevolezza” bella e buona: Rivers ritratta, chiede scusa ai fan per la deriva commerciale degli ultimi album, e implicitamente promette un back to the roots, un ritorno a quel sound che ha portato gli Weezer al successo globale. Cosa che, in Everything Will Be Allright In The End (da qui EWBAITE per comodità), succede eccome. Tornano prepotenti le chitarre, tornano le melodie e gli arrangiamenti post-grunge, in sostanza tornano gli Weezer dei dischi migliori, come il Blue Album e Pinkerton. Tutto questo è evidente fin dalla prima traccia, quella Ain’t Got Nobody che avrà reso felici i fan di vecchia data della band americana, fin dal primo giro di EWBAITE nel lettore.

La cosa che salta subito all’orecchio è la qualità generale del disco, ben superiore rispetto alla media degli ultimi album della band americana. Se in questi erano presenti singoli brani più che gradevoli (ad esempio Ruling Me in Hurley, o Love Is The Answer in Ratitude), è pur vero che, presi nella totalità, i platter contenevano troppi passaggi a vuoto, filler, o comunque brani che non colpivano nel segno. Qui il discorso è diverso, la tracklist si mantiene su un livello più che buono nella sua interezza. Trovare pezzi migliori di altri è qui più che mai una questione soggettiva, perché EWBAITE è un bel disco dall’inizio alla fine. Forse gli si può rimproverare la mancanza di una hit, di quel pezzo in grado di rimanere nella memoria degli ascoltatori per molto tempo: ma, a fronte di una qualità media così alta, non è che una nota a margine.

Che dire, in conclusione? Non siamo di fronte al miglior disco dei Weezer, ma non poteva essere altrimenti: non c’è qui né una Buddy Holly né una Say It Ain’t So, due dei pezzi che resero grande il Blue Album. C’è però tanta sostanza: EWBAITE è un disco riuscito che riporta gli Weezer nel loro habitat naturale e che vince e convince grazie a delle canzoni davvero efficaci, che vi ritroverete a canticchiare già dopo un ascolto.

 

Giacomo Piciollo

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