UN TUBO JAZZ NIGHTS: GIOVANNI FALZONE

Ci vuole una sana dose di sfrontatezza nel proporre in un progetto che abbia come titolo “Around Bach & Verdi”; la sfrontatezza lascia il posto all’incredulità nello spettatore quando si scopre che lo strumento che dovrà suonare in questo concerto è uno solo: la tromba. E in sede dell’evento, l’incredulità viene schiacciata dalla genuina curiosità, quando ci si accorge che ad accompagnare quella tromba ci sarà un kit di sintetizzatori e apparecchiature elettroniche varie.

Giovanni Falzone è la mente e al contempo il braccio di questa missione sonora; offrire un tributo (si badi, non una cover) ai due grandi personaggi della musica classica, attraverso la tromba e le tonalità jazz, ma anche attraverso una strumentazione elettronica che di jazzistico e di classico ha ben pochi caratteri.

Il concerto si è svolto come di consueto in una delle Jazz Nights del locale senese Un Tubo, il 10 aprile ed ha raccolto un cospicuo numero di spettatori che si sono affollati nella sala già gremita un quarto d’ora prima che iniziasse il concerto.

Giovanni Falzone si è dimostrato sin dalle prime parole un artista dalla inusitata capacità di intrattenimento; ha spiegato in maniera esaustiva e per nulla pedante le origini del suo progetto e gli sviluppi che esso ha intrapreso nel corso dell’opera, ricorrendo qua e là a citazioni e a chiarimenti dei vari brani tratti dalle opere dei due grandi autori della musica classica.

Tra i vari intermezzi parlati emerge una piccola curiosità: anche Giovanni Falzone, come molti altri esperti del settore, ritiene che Bach sia stato uno dei più grandi improvvisatori  nella storia della musica.

L’intero concerto è stato caratterizzato dallo sviluppo musicale attorno a dei loop (una sezione di suono o un campionamento che viene riprodotto ripetutamente tramite l’utilizzo di nastri o apparecchiature adeguate, ndr) registrati ad hoc per ogni singolo brano tratto dalle opere più famose dei due compositori. Su questa impalcatura, minimale quanto sorprendente, Giovanni Falzone ha costruito il suo tributo a Bach e Verdi attraverso la sua tromba; una nutrita parte del live infatti si è composta dagli assoli dell’artista agrigentino che hanno brillato per la straordinaria accuratezza e leggerezza delle note.

Uno spettacolo che ha mantenuto per tutta la sua durata, una impareggiabile capacità di sorprendere il pubblico e di renderlo al contempo partecipe; quello di Giovanni Falzone è stato un memorabile evento che si è distinto in originalità e in intensità. E a confermare questo parere c’è stato anche un richiestissimo doppio bis con tanto di partecipazione vocale del pubblico.

A concerto concluso, l’artista è stato letteralmente assaltato dal pubblico che si è complimentato con lui, acquistando anche alcune copie dei suoi dischi e  per tale ragione  si è dovuto attendere molto per poter scambiare due parole con Giovanni Falzone, il quale, anche durante l’intervista, si è mostrato pieno di energie e di interessanti pareri in merito alla musica.

Giovanni spiega sin da subito come sia giunto ad utilizzare un’apparecchiatura elettronica per accompagnare la sua tromba, dicendo che si è trattato di uno studio molto lungo e meticoloso, alla ricerca delle giuste combinazioni che potessero abbinarsi a quelle del suo strumento e che lo ha portato, dopo tre anni di lavoro, alla definitiva consacrazione del binomio strumentale. Si tratta, continua, di un’idea concepita estemporaneamente, ma che è poi confluita a pieno nei suoi progetti musicali. Attualmente, rivela l’artista siciliano, è al lavoro con due progetti di imminente pubblicazione, i quali si concentrano rispettivamente sulla musica dei Led Zeppelin e sul Requiem di Verdi.

E a proposito della sua carriera da docente di ottoni jazz presso il conservatorio milanese “G. Verdi” e il New York University Florence (a Firenze), Giovanni Falzone sostiene che la prima cosa che deve essere insegnata agli allievi è un profondo senso della disciplina, in quanto è l’unica attitudine che rivela, in fondo, la libertà di agire e, nel campo della musica specialmente, di improvvisare accanto alla parte studiata. Inoltre è bene dotarsi di tanta curiosità, prosegue l’artista, verso la musica, evitando di inscatolarla nelle sterili etichette dei generi musicali di cui spesso discutiamo.

Giovanni Falzone ha avuto l’occasione di suonare, nel corso della sua carriera, per orchestre dirette da prestigiosi maestri e insieme a illustri solisti (tra cui Giuseppe Sinopoli, Claudio Abbado, Carlo Maria Giulini, Riccardo Chailly, Yutaka Sado, per citarne alcuni) e a proposito di questo gli chiediamo quale sia stato l’insegnamento più importante che crede di aver ricevuto da queste esperienze. Risponde affermando che non è solo la questione dell’artista famoso a insegnarti qualcosa di particolare, quanto il senso di essere partecipi di un microcosmo come quello di una orchestra e il senso di profondo rispetto verso gli spazi artistici di ciascun strumento che deve essere imparato presto per entrare nelle logiche di una musica suonata insieme ad altri artisti.

 

Un Tubo continua con la sua folta programmazioni di Jazz Nights e tra i vari eventi della prossima settimana, il 14 aprile, in collaborazione con la Siena Jazz University nell’ambito del SJU-stage, avrà l’onore di ospitare il celebre sassofonista newyorkese Steve Lehman.

 

Leonardo G. Stenta

 

 

 

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