Il natale di uRadio, le tradizioni da Nord a Sud

Anche quest’anno il Natale è tornato! Il periodo più magico del calendario ci porterà strenne, tombole, canditi e tanti momenti conviviali da condividere con le persone a noi più care.

Il Natale è uno dei periodi in cui più di tutti si parla di tradizioni; ma a ben pensarci il periodo delle feste, dal Nord al Sud della nostra nazione, mostra diverse usanze e celebrazioni, che raccontano il variegato patrimonio culturale del nostro paese.

Tra mercatini, presepi viventi, alberi giganti, fiaccolate e altro ancora, ogni città e borgo dello stivale celebra le feste alla propria maniera. uRadio da buona radio universitaria, vanta iscritte ed iscritti da ogni dove, perciò abbiamo deciso di raccontarvi i nostri natali, attraverso i brevi contributi di alcuni nostri redattori e redattrici.


ll natale in Puglia con Francesca

Il periodo natalizio è per me un’occasione speciale, un momento carico di tradizioni che, nonostante la distanza che mi separa dalla mia famiglia, riesco a vivere intensamente. Adoro il Natale, e questa festività acquista un significato ancora più profondo quando si è distanti per gran parte dell’anno.

Una delle tradizioni più radicate nella mia famiglia è rappresentata dai pranzi natalizi trascorsi dalla zia più grande, zia Anna. Durante le feste, la sua casa diventa il cuore pulsante di riunioni familiari, e la tavola è imbandita con piatti deliziosi. In particolare, mia zia prepara una speciale insalata russa che è diventata una sorta di icona culinaria delle festività. La sua ricetta segreta è custodita gelosamente, e ogni anno aspettiamo tutti e tutte con impazienza.

I nostri pranzi natalizi non sono brevi affari; sembra che il tempo si dilati e che il cibo non finisca mai. L’atmosfera è allegra, e le chiacchiere accompagnano le portate. La tradizione vuole che questi pranzi si dilaghino per giorni.

L’amore per gli addobbi e l’albero di Natale è un’altra tradizione che non manca mai. Tuttavia, negli ultimi quattro anni, quando torno a casa qualche giorno prima del 25 dicembre, scopro che l’albero è già stato allestito. Nonostante questo cerco di contribuire a creare quell’atmosfera magica che solo il Natale sa regalare.

Un aspetto del mio atteggiamento natalizio che potrebbe suscitare qualche sorriso è la mia impazienza nel ricevere e aprire i regali. Non resisto e scarto i regali subito, lamentandomi di non avere nulla da aprire il giorno di Natale. È una piccola tradizione personale che, in qualche modo, aggiunge un tocco di umorismo alle festività.

Nonostante la mia famiglia non coltivi la tradizione di fare il presepe, andare a visitarli è un’apprezzata uscita natalizia. Li vediamo praticamente tutti, contribuendo così a diffondere quel sentimento di magia che il Natale porta con sé.

Nel mio paese, Mottola, in provincia di Taranto, il presepe vivente è un’antica tradizione che prende vita tra il 17 dicembre e il 5 gennaio, culminando con l’arrivo dei Re Magi. Le suggestive grotte della zona diventano il palcoscenico perfetto per questa rappresentazione unica, coinvolgendo partecipanti di tutte le età. I residenti si impegnano con passione per ricreare l’atmosfera magica della Natività, vestendosi con abiti d’epoca e interpretando ruoli cruciali come Maria, Giuseppe, il bambinello, i pastori e i Re Magi. L’intera comunità si unisce per dare vita a questa esperienza, trasformando le grotte in un affascinante scenario che riporta indietro nel tempo. I visitatori possono passeggiare tra le grotte illuminate, immergendosi nella storia del Natale, con ogni dettaglio curato con precisione. Il presepe vivente diventa così un momento di condivisione e riflessione, unendo le generazioni nella celebrazione di questa festività così speciale. Per garantire a tutti la possibilità di partecipare a questo evento, il comune organizza dei pulmini gratuiti che partono dal centro e conducono i visitatori al suggestivo luogo del presepe vivente tra le grotte, “La Madonna delle Sette Lampade”. All’entrata delle grotte, non sono richiesti biglietti d’ingresso, ma piuttosto si incoraggia la generosità attraverso offerte volontarie. Questo approccio permette a chiunque di vivere l’atmosfera unica del presepe vivente, indipendentemente dalle proprie possibilità economiche. L’assenza di barriere economiche favorisce un coinvolgimento più ampio, promuovendo lo spirito di condivisione e solidarietà durante le festività.

Francesca Carriero


‘A Novena Siciliana

Quando si torna in Sicilia per le feste natalizie, i sensi dello studente fuorisede tendono a essere bombardati da mille input diversi, tra iconografie coloratissime e prelibatezze del territorio.

Una volta rientrato in casa e crollato da qualche parte dopo il lungo viaggio (non importa da dove provenga, sarà sempre un lungo viaggio), lo studente fuorisede rincasato sentirà vociare fuori. Man mano che le voci si avvicineranno riuscirà a distinguere la tromba, la fisarmonica e, ovviamente, le parole che è abituato ad ascoltare da sempre: sta passando ‘a novena. Si tratta di un canto religioso molto vivace, eseguito da tre o quattro persone che girano il quartiere di porta in porta, portando allegria e ricevendo piccole offerte per la chiesa della propria zona.

Il canto è suddiviso in nove parti che narrano le vicende della natività di Cristo, eseguite nel corso delle nove sere che precedono il Natale.
I temi più ricorrenti di questi canti, a metà tra l’antica musica dotta siciliana e la musica popolare, riguardano principalmente le figure pastorali e le ninne nanne cantate al bambin Gesù. Nella bella trinacria, com’è naturale aspettarsi, la tradizione della novena assume sfumature diverse di paese in paese, di provincia in provincia. Per lo studente rincasato non è inusuale, infatti, ritrovarsi a passeggio in un altro piccolo paese e non riuscire sul momento a riconoscere la melodia che viene cantata, o notare la presenza (o assenza) di qualche altro strumento, tendenzialmente a fiato. Ed è proprio questo ciò che rende così magica ‘a novena siciliana: ogni nota, ogni parola, ogni risata appartiene alla propria piccola realtà, che la custodisce gelosamente, trasmettendola alle successive generazioni.

Dopo aver assorbito la bellezza di una novena “straniera” ed essere tornati al paese natio, riascoltare la propria novena conduce a un brivido naturale e inevitabile.

“Questa è la mia, questo sono io”

si dice lo studente fuorisede, conscio di aver sempre sottovalutato questa chiassosa tradizione e consapevole che, quando dovrà salutare di nuovo la sua Isola, non riuscirà a tornare tutto intero, perché qualche pezzetto rimarrà lì, nella sua Casa.

Marco Sipione


Presepi, presepi e presepi per la Tuscia

Il Natale è una festa per la quale resto vagamente neutro, pur apprezzandone tanti aspetti, non sono né un Grinch, né un decoratore seriale di case e ambienti alla texana. Amo passare le giornate con le persone a cui più tengo, ricordandomi ogni volta quanto sono grato ad averle nella mia vita. Tra regali, piatti prelibati e brindisi, amo parlare con loro e fare le somme delle nostre vite nell’anno che si appresta a finire. Credo fermamente che questo sia il nodo centrale del mio natale laico, la famiglia, e non la famiglia prettamente biologica e tradizionale, ma la famiglia emotiva; tutte le persone che rendono la mia vita meravigliosa e degna di essere vissuta. Dal 24 al 26 amo celebrare tutti e tutte coloro che mi riempiono di gioia e affetto, dando e ricevendo.

Per quanto riguarda le tradizioni del mio piccolo paese, Ronciglione, un borgo sperduto tra i meravigliosi Monti Cimini; posso dire che tutto quanto gira intorno ai presepi, i tradizionali e il presepe con la P maiuscola: il presepe vivente che si tiene nel centro storico.

dal giorno dell’immacolata fino all’epifania, Ronciglione, si riempie di riproduzioni della natività, con Chiese, confraternite, spazi pubblici e locali che si decorano con strutture e statuette. Addirittura, molti cittadini, aprono le proprie case per mettere in mostra le loro opere, frutto di un artigianato spontaneo e tradizionale.

A fare da padrone è però il presepe vivente, che popola il vecchio borgo medievale nel giorno di Santo Stefano e per l’Epifania, trasformando l’ambientazione della natività, dalla Palestina del primo secolo d.C. al basso medioevo del centro Italia, con il Castello della Rovere popolato da una corte ducale per Re Erode e le arti medievali che producono le loro opere mentre il bambino Gesù nasce in una piccola grotta ai margini delle mura. Questo stravolgimento della tradizione ha sempre avuto un grande fascino per me, ricordando i tanti dipinti rinascimentali in cui il pittore ambientava la natività o le storia del Vangelo, nella sua epoca.

In queste piccole e provinciali celebrazioni, malgrado la mia distanza dai dettami religiosi, ho trovato e trovo le mie radici e il senso di comunità che dovrebbe essere al centro della nostra società, ma che troppo spesso dimentichiamo in nome del consumismo sfrenato.

Franco Ferrari


Con questi tre brevi racconti di alcuni Natali italiani, uRadio vi augura i suoi più sentiti auguri, per un felice natale e un serenissimo anno nuovo.

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