Eccoci tornati al secondo ed ultimo appuntamento sulla Digital Economy. Se vi siete persi l’articolo introduttivo vi invito ad andare a dargli un’occhiata, prima di proseguire nella lettura! Fatto? Ottimo, allora continuiamo pure nel nostro viaggio nel Report della DESI2020. Stavolta andiamo a vedere qual è la situazione in Italia e in Europa riguardo i servizi di connessione e le competenze digitali.
Primo Step: Connettività
Cosa intendiamo per connettività? Domanda e disponibilità di rete fissa o mobile, i prezzi che le regolano e la loro funzionalità su piccola e larga scala e copertura. La Connettività digitale è considerata un diritto sociale nell’UE, perchè da questa dipendono tantissimi fattori che oggi sono diventati ancora più vitali. Parte di questa necessità è, in larga parte, dovuta all’emergenza sanitaria che ci ha costretto a modificare e adattare il nostro stile di vita.
Stiamo parlando della possibilità di sostenere lezioni online con una rete stabile e funzionante, della possibilità di lavorare e fare smart-working senza essere collegati con l’hotspot come dieci anni addietro. O ancora, della necessità ormai inequivocabile di essere sempre connessi – una condizione che richiede il suo prezzo sia monetario sia civile e sociale. Ancora una volta, i paesi nordici mostrano una migliore connettività e disponibilità di rete, mentre l’Italia riesce a piazzarsi ai primi posti nel mobile ( vedi 1c1, 1c2 and 1c3). In almeno dodici Stati Membri è garantita più del 99% della copertura di banda nelle case dei cittadini, ad esclusione della Polonia, Lituania, Romania e Slovacchia che rimangono al di sotto del 90% di copertura.
La Digital Agenda Europea si è posta l’obiettivo di intervenire sulla scarsa copertura di banda nelle zone rurali, che navigano a velocità inferiori. L’idea è quella di portare la rete ultraveloce già per la fine del 2020, già nel 2019 il 66.5% delle case avevano network capaci di garantire almeno 100Mbps. Ci vuole tempo, purtroppo, per far penetrare queste tecnologie, ma ci si sta muovendo nella direzione giusta. L’Italia, purtroppo, ancora una volta si posiziona intorno agli ultimi posti in Europa. Questo può spiegare anche perché più del 20% delle case italiane si basa sulle tecnologie mobile, spesso senza neanche comprare ADSL o servizi per computer. Già a Marzo 2020 però, 17 Stati Membri avevano iniziato ad adottare la sperimentazione del 5G (Italia tra questi), con un’assegnazione del 60% della banda. Potrebbe essere una svolta?
Secondo Step: Competenze
La pandemia ha mostrato quanto sia importante l’assetto digitale per le nostre economie e come le competenze di base, ed avanzate, possano aiutare a sostenere le nostre società. Ricollegandoci a quanto sottolineato nel precedente articolo sulle competenze di base e su quanto siano utilizzate, o meno, nelle aziende, proviamo a riprendere il discorso. Come abbiamo detto poco fa, avere una buona connessione e disponibilità di Internet non è sufficiente. La connettività deve essere accompagnata dalle abilità appropriate per prendere pieno vantaggio della società digitale, per poter beneficiare dei suoi beni e servizi.
Come si può vedere nella tabella sopra, la dimensione del capitale umano ha due sottocategorie che coprono “le abilità in internet dell’user“ e “le skills avanzate e lo sviluppo“. Il primo si collega al Digital Skills Indicator della Commissione Europea, calcolato sulla base del numero e della complessità delle attività che prevedono l’utilizzo di attrezzatura digitale e internet. Il secondo include gli indicatori di specialisti ICT. I dati che potete leggere sopra sono influenzati da molti elementi, in una barriera che ancora esiste oggi e ha un suo rilevante peso. Chi non ha ancora accesso internet a volte è per motivi economici (26%), altri per skills insufficienti (44%), o semplicemente per disinteresse.
Negli ultimi quattro anni, il livello di competenze digitali è cresciuto, anche se lentamente. Il 58% circa della popolazione ha una competenza digitale base, buona parte di questi anche software, mentre solo il 33% si spinge oltre. Perché questi numeri e questi dati sono importanti per noi? Perché le competenze digitali, ma anche solo quelle software, stanno diventando ormai da tempo un prerequisito importante per entrare nel mondo del lavoro. Il sistema d’istruzione aiuta fino a un certo punto, perché la conoscenza digitale non viene trasmessa da tutte le parti in maniera omogenea. Bisogna trovare altri modi, ed uno di questi è l’European Code Week. E’ un evento creato da volontari, insegnanti e programmatori che si riuniscono per condividere risorse gratuite, corsi introduttivi online e materiale per imparare a livello base o avanzato. Se siete curiosi, vi invito a darci un’occhiata sul loro sito.
Verso una Digital Economy più consapevole
In conclusione, cosa posso dirvi prima di lasciarvi tornare ai vostri impegni? Che il mio tentativo di offrire un breve ed accessibile panorama della situazione attuale della digital economy rimane, sostanzialmente, ciò che è: un tentativo. Non avrò mai la pretesa di riuscire a riassumere in due soli articoli decine e decine di pagine di studi e di risultati, ma ciò che posso fare è cercare di indirizzare volta per volta verso argomenti che fanno la differenza. Lo scopo di Digital Times è proprio questo, scavare e trovare qualcosa che possa essere utile per ciò che c’è lì fuori. Che possa magari arricchire chi legge con una serie di domande, dubbi e possibili risposte a ciò che ognuno di noi dovrà fare negli anni che abbiamo di fronte.
Questo è il motivo per il quale vorrei lasciarvi con il Report stesso, invitandovi a scaricare l’European Analysis 2020. Lì avrete modo di trovare alcune delle cose di cui vi ho parlato in queste righe, ma soprattutto troverete molto di più. Le responsabilità della cultura digitale di un paese è del governo, dei mezzi e dei servizi, della disponibilità di rete e del livello tecnologico della società. Ma è anche nostra, come mi piace sempre ripetere. Perché ci troviamo ancora in una fase della nostra vita in cui abbiamo il potere di poter imparare e fare così tanto da diventare non soltanto cittadini migliori, ma cittadini digitali consapevoli.
Adria Julia Necula