Dialogo e comunicazione interreligiosa, segnaletica per giornalisti smarriti #ijf15

L’attacco alla redazione del giornale satirico francese Charlie Hebdo e i recenti atti terroristici ad opera del movimento islamico IS hanno riportato al cuore del dibattito pubblico le problematiche proprie del dialogo interreligioso.

Se ne discute presso la Sala dei Notari nella prima giornata del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, in programma dal 15 al 19 Aprile, alla presenza di Izzedin Elzir, Imam di Firenze e presidente UCOII, della giornalista Chiara Longo Bifano, l’assessore alla cultura UCEI Victor Magiar e del Vescovo di Mazara del Vallo Mons. Domenico Mogavero.

Si riflette sulla necessità di dialogo tra le comunità e sulle responsabilità e i compiti della comunicazione mediatica e sociale in materia, presupposti indispensabili affinché i cittadini possano approfondire l’incontro e la conoscenza reciproca delle religioni, e si scoraggino ogni estremismo e fanatismo.logo_ijf

Strumento essenziale per provare ad abbattere ogni barriera e favorire il multiculturalismo sono le parole, di cui sempre più spesso si perde o addirittura travisa il significato primo e più utentico. Bisognerebbe imparare a dotarsi di una sorta di glossario delle differenze, per poter farne uso in modo critico e costruttivo, veramente libero da ogni pregiudizio e inganno. In questa ottica emerge tutta la responsabilità degli operatori dell’informazione, su cui pesano sia il potenziale sia i limiti della libertà di espressione. I media occidentali sono invitati a maneggiare con cura il linguaggio quando si ha a che fare con credo e simboli religiosi: non si tratta di rinunciare ai propri valori di laicità e modernità, né di smettere di esercitare il diritto di critica ed irrisione dei paradossi di chi esercita il potere -anche politico e strumentale- spesso associato alle religioni. Si tratta, invece, di capire che credo e simboli sono fortemente intrecciati alla storia e alla cultura di uomini e donne, hanno un loro significato che va contestualizzato e rispettato.

La sfida a cui cittadini e media sono chiamati, dunque, è quella di non limitarsi alla superficie di questioni politiche, culturali e religiose affatto semplici e di lontana risoluzione. Conoscere, dialogare e rispettare, partendo dall’importanza delle parole: solo così si potranno combattere il razzismo e il fondamentalismo.

 

Angela Convertini

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