Giandomenico, Cristina, Cosimo, Alberto e Benedetta sono cinque giovani avvocati e praticanti avvocati che a inizio 2020 hanno dato vita a Diritto al punto, un podcast sui generis. Abbiamo intervistato uno dei fondatori che ci ha raccontato tutto quello che c’è da sapere (compreso il fatto che in realtà, per approcciarsi a questo programma, non serve sapere nulla!)
Come nasce l’idea di questo podcast?
Diritto al punto, il nome è eloquente, è un podcast giuridico, nato in fase lockdown con altri 3 amici e colleghi, a cui poi si è aggiunta Benedetta, tutti ex studenti dell’università di Firenze e oggi avvocati. Abbiamo deciso di approfittare di questo periodo di chiusura per provare a divulgare in maniera semplice una materia che nasce come complessa e “noiosa”, cercando di renderla più appetibile e comprensibile a chi non è del settore. Da qui l’idea del podcast in cui analizziamo alcuni argomenti attuali per proporli a chi, appunto, non mastica bene la materia giuridica, senza comunque alcuna pretesa di esaustività.
Quindi nel pubblico non ci sono solo giuristi o aspiranti tali?
No, anzi, desideriamo che il nostro pubblico sia quanto più eterogeneo possibile e non settoriale. Il range di età è tra i 18 e 35/40, ma abbiamo anche ascoltatori quindicenni e sessantenni. Tutto questo è entusiasmante perché vuol dire che riusciamo davvero a comunicare qualcosa in maniera semplice ed accessibile. Il nostro modus operandi è trovare l’argomento e su questo creare una puntata che racconti il perché di determinate disposizioni legislative o di determinate posizioni in un processo, come ad esempio nel caso O. J. Simpson. Inoltre per incalzare il ritmo inseriamo anche piccole citazioni di film famosi da cui estrapoliamo domande o a cui ricolleghiamo il seguito della discussione in puntata.
Cercate quindi di usare un linguaggio il più pop possibile?
Esatto, infatti quest’anno abbiamo anche partecipato al Festival del podcastig italiano e siamo stati scelti come uno dei migliori podcast emergenti del 2020. Siamo, infatti, stati definiti come un podcast giuridico ma generalista, ossia andiamo a trattare argomenti eterogenei fra loro, volendo arrivare a un pubblico indeterminato.
Nelle puntate quindi non parlate solo di singoli istituti ma anche di attualità?
Esatto, o meglio, traiamo dall’attualità l’argomento spiegandolo in chiave più semplice rispetto a come viene presentato dai media. Ad esempio nelle ultime puntate abbiamo trattato l’argomento del MES e del recovery fund cercando di renderlo più comprensibile senza usare il linguaggio tecnico tipico dei giornali.
Il podcast è un mezzo di comunicazione che tende ad essere unilaterale. Ci sono dei momenti di dibattito?
Abbiamo diversi profili social a partire da Facebook e Instagram, ma abbiamo anche un sito internet e delle mail ufficiali a cui i nostri ascoltatori possono inviare delle domande precise in merito alle singole puntate. A volte, invece, riceviamo delle proposte sull’argomento da trattare in puntata, e a partire da quelle proposte creiamo una puntata ad hoc. Inoltre stiamo pensando, dalla prossima stagione, di implementare questo profilo live di partecipazione. Infine, da inizio ottobre, siamo approdati su una piattaforma di crowdfunding (Tipeee) la quale ci consente di ricevere contributi al progetto dagli ascoltatori che poi ricompensiamo, o con un mero ringraziamento in puntata, o con dei gadget di Diritto al punto o, ancora, con la possibilità di partecipare attivamente a una puntata ponendo una domanda o assistendo alla fase di produzione.
Su quali piattaforme è possibile ascoltarvi?
Siamo su Spreaker, Spotify, ApplePodcast, GooglePodcasts, Deezer, Podcast Addict e Podchaser. Su Youtube, poi, è possibile trovare le puntate fatte sotto forma di intervista. Abbiamo infatti intervistato personaggi illustri del settore come ad esempio l’avvocato Cathy La Torre, eletta come miglior avvocatessa pro bono per le cause legate alle differenze di genere e al mondo lgbtq+.
Quanto è importante parlare di diritto al giorno d’oggi e qual è il rapporto che i giovani hanno con questa materia?
È una domandona! Mi ricollego alla prima risposta. Noi 5 membri condividiamo la passione per il diritto e già questo è un punto di partenza per cercare di divulgarla. Oggi è importante rendere più accessibile una materia formata quasi esclusivamente da tecnicismi. Abbiamo tutti meno di trent’anni, siamo usciti dall’università da pochissimo e sappiamo quanto poco di extrauniversitario venga detto. Ciò, secondo noi, è una piccola mancanza che però, anche tramite il podcast, può essere in parte colmata.
Insomma “Diritto al punto” è un podcast che sembra adatto a chiunque esperti e non, di giurisprudenza! se questa intervista ha stuzzicato il vostro interesse iniziate ad ascoltarli ne vale la pena!
Valeria Capozzela
Complimenti e bravissimi!!!
Grazie mille Giovanni!