Tuscia in Jazz, La musica che unisce

Cos’è il Jazz? La maggior parte di noi affermerebbe, con una certa sicurezza, che: Il jazz è uno stile musicale nato negli Stati Uniti, negli anni ’20 del Novecento, tra la popolazione afroamericana, da pochi decenni emancipatasi dalla schiavitù; tutto esatto, ma cos’è il Jazz per un gruppo di amici, cosa può rappresentare per un piccolo comune e cosa può portare a una provincia povera di risorse e investimenti sulla cultura?

Quella che voglio raccontarvi è la storia del Tuscia in Jazz, di cosa è, di cosa è stato e l’impatto che, un’iniziativa nata da delle chiacchiere tra amici, ha avuto sulle vite di centinaia di persone.

Far rinascere un territorio

Ci troviamo in provincia di Viterbo, a Ronciglione, nel corso dell’estate del 2002; Tre amici, come tanti, Italo Leali, Gianluca Iezzi e Sandro Ferrari, decisero, tra una cena e una chiacchiera al bar, di fondare l’ente ACT (Arte, Commercio e Turismo), con l’obiettivo di organizzare delle iniziative che promuovessero il paese e la sua economia, un’economia fragile e fortemente legata ai flussi turistici giornalieri. Uniti dal comune amore per la musica Jazz, concordarono sull’istituire un festival che potesse animare le calde serate del piccolo comune della Tuscia. Nacque così il primo “Ronciglione Jazz Festival”, che avrebbe visto due concerti con la partecipazione di diversi artisti locali. Nel corso del seguente inverno e l’arrivo del 2003, Italo, Gianluca e Sandro riuscirono, tramite delle amicizie in comune, a stringere rapporti con due grandi nomi della musica Jazz Italiana: quali Giorgio Rosciglione e Gegè Munari, che gli aprirono le porte del panorama musicale nazionale. Così, durante la seconda edizione del Ronciglione Jazz Festival, sul piccolo palco si sarebbero esibiti dei veri e propri giganti come Rosario Giuliani, Stefano di Battista, Romano Mussolini e il grande Bruno Lauzi. Dopo un 2004 all’insegna della stabilità, nel corso dell’anno 2005, il festival si arricchì con i seminari, corsi dove ogni anno giovani provenienti da tutto il mondo avrebbero potuto riunirsi per imparare i fondamenti di questo genere musicale e suonare con i grandi maestri, tra di loro partecipò anche un giovane Marco Mengoni, appena diciassettenne. Con i seminari arrivarono le prime star del jazz internazionale come Archie Shepp, Kenny Barron, Sonny Fortune e il batterista Bobby Durham, che parteciperà ad ogni edizione del festival fino alla sua dipartita.

La trasformazione e la fama internazionale

Nel 2006 il festival si trasforma in “Tuscia in Jazz”, iniziando a organizzare concerti ed eventi in tutto l’Alto Lazio. Nell’estate di quell’anno, nel parco pubblico di Ronciglione, Italo da vita al “Tuscia in Jazz Village” ai cui seminari parteciperanno oltre 200 studenti da tutto il mondo e sarà presente un cartellone stellare con Mulgrew Miller, Eddie Gomez, Buster Williams, Steve Kun, Joe La Barbera, David Murray, Joe Locke, e i già citati Archie Shepp, Jimmy Cobb, Bobby Durham, Rosario Giuliani e Stefano Di Battista. In seguito il festival, con Italo diventato unico direttore artistico, si trasferisce a Soriano nel Cimino, dove con l’organizzazione della prima “Notte in Jazz” ottiene un trionfo di pubblico, con diverse migliaia di persone accorse nel borgo dei Monti Cimini, per ascoltare musica le jam session fino a tarda notte. Nel comune, il festival, trova casa e nel 2010 la sua crescente fama gli permette di aggiudicarsi diversi premi ai JAZZIT Award: Italo conquista il riconoscimento come miglior direzione artistica e il Tuscia in Jazz ottiene podio dietro solo il celebre “Umbria Jazz” come miglior festival jazz italiano e il secondo posto dietro il “Siena Jazz”, per corsi e seminari. Lo stesso anno Italo e la direzione del festival furono invitati a New York al “Jazz at Lincon Center” per l’evento “Italian Jazz week” durante le celebrazioni del Columbus Day. Dopo questa enorme vetrina, il festival cominciò ad assumere dimensioni sempre maggiori, con sempre più comuni interessati ad ospitarne i concerti e a finanziarne le iniziative. Decine di borghi e cittadine iniziano ad ospitare grandi concerti con band e cantanti da tutto il mondo, come i Manhattan Transfer, Hiromi Uehara, Robert Glasper, Peppe Servillo, Kurt Rosenwinkel e le grandi orchestre internazionali, come la Philadelphia Jazz Orchestra.

Tuscia in Jazz
Tuscia in Jazz
I risultati ottenuti ai JAZZIT award 2010

Per la musica e per la ricerca

Dopo Soriano, i seminari vengono trasferiti a Civita di Bagnoregio, all’epoca ancora poco conosciuta, ma della quale Italo intuisce le potenzialità. La città che muore sarebbe di lì a poco diventata la Mecca di studenti e studentesse di musica e le sue estati sarebbero state allietate dalle nuove edizioni della “Notte in Jazz”. A metà anni 2010 i seminari avrebbero di nuovo cambiato di sede, con l’approdo a Castiglione in Teverina, dove, in sinergia col comune e la Fondazione Cotarella, si sarebbero tenuti fino all’interruzione dovuta alla pandemia nel 2020. Ma la musica non si può fermare ed i concerti e i corsi sarebbero proseguiti in streaming, con la creazione di una capillare rete di didattica a distanza.

Dopo l’interruzione legata al covid, il festival sarebbe ripartito con i suoi concerti, rianimando le piazze del viterbese per tutto il 2022. Al ventesimo anno di attività, però, una terribile notizia colpisce il “Tuscia in Jazz”, Italo, unico dei fondatori a portare avanti l’attività del festival e suo direttore artistico, viene colpito da una malattia tanto aggressiva, quanto subdola, la SLA.

Nonostante le difficoltà cui il suo corpo è stato posto, Italo ha scelto di non demordere e riunendo lo staff del festival e i suoi amici di una vita, ha dato vita al “Tuscia in Jazz for sla”, un’edizione tutta nuova, con una lodevole missione: raccogliere fondi per il Centro NeMo del Policlinico Gemelli, leader in Italia per la ricerca contro le patologie neuromuscolari, e finanziare così la battaglia contro “la bastarda”, come definita da Italo questa tremenda malattia. Per promuovere questa raccolta fondi, dal 31 ottobre al 18 dicembre 2023, si sono susseguiti e si susseguiranno numerosi artisti nazionali e internazionali, nelle città di Carbognano, di Caprarola, nel capoluogo Viterbo e nel luogo di origine del festival, Ronciglione, dove il 10 dicembre si terrà il “Music for SLA” con tutto il borgo medievale allestito per ospitare svariati concerti dalle 10.30 di mattina alle 19.00 di sera, in cui si esibiranno: I Traidenville, Luca Casagrande, Riccardo Rinaudo, Sarah Jane Olog, Faber Folk Trio, Manomanouche gipsy quartet, Her Pillow, Rossella Costa, Brazilian Jazz duo, Rosario Giuliani, Rita Marcotulli, Gege Munari, Luciano Biondini e Fabio Zeppettella.

Abbiamo iniziato questo racconto, parlandovi di tre amici, uniti dalla voglia di riscattare il loro territorio e celebrare la comune passione per il Jazz, abbiamo visto un festival nascere, crescere e diventare uno dei più importanti del Centro Italia. Capace di raggiungere una fama internazionale, che ha attirato e attira nel viterbese appassionati e appassionate del genere musicale e star di calibro internazionale. 

Nei momenti più difficili il Tuscia in Jazz ha continuato il suo operato e anche ora che Italo, la persona che più di tutte ha dedicato la sua vita al festival, al territorio e alla musica, sta affrontando una battaglia decisiva, la musica non si fermerà. Noi di uRadio abbiamo deciso di appoggiare la raccolta fondi del centro Nemo e oltre questa storia del “Tuscia in Jazz” saremo presenti ai concerti che si realizzeranno a Ronciglione durante il ponte dell’Immacolata, per dei video e dei reportage.

Se anche voi volete aiutare, nella lotta alla SLA, vi invitiamo a donare al link che troverete in fondo all’articolo, insieme possiamo aiutare e dare voce a chi rischia di non averla più!

Da parte nostra, di Italo e di tutto il Tuscia in Jazz ti ringraziamo!

https://sostieni.centrocliniconemo.it

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