Per un Ciclomaggio fra magia e realtà.

Ieri, 7 Aprile, all’ombra degli alberi del giardino di Fieravecchia, accovacciati fra l’erba e le margherite, nell’ora che gli inglesi riservano al tè abbiamo partecipato al primo dei quattro incontri che il Ciclomaggio ha organizzato per questo mese caldo e profumato. Il Ciclo Maggio è un progetto culturale ideato e realizzato da alcuni studenti dell’Università di Siena intimamente convinti del fatto che autori, tematiche, opere della nostra letteratura non possono esistere esclusivamente come componenti di lezioni ed esami accademici. Hanno sentito il bisogno di incontrare di persona e senza troppe formalità Pasolini, Pavese, Tabucchi e di farne materia per riflettere e crescere  insieme a colleghi e professori. Per il suo quinto compleanno il Ciclo Maggio ha voluto incontrare ed invitare come ospite d’onore la scrittrice italiana Elsa Morante.
Il primo dei quattro incontri del Ciclo Maggio è solitamente quello più magico, straordinario, capace, più degli altri, di incantare. Spazi e luoghi della quotidianità di Fieravecchia si trasformano in qualcosa di diverso, di non ordinario e per questo magico. Scendi le scale curve che portano in giardino, giri l’angolo, prosegui verso destra ed invece di trovare il solito prato, le solite panchine usurate e i soliti libri con le pagine al vento, incontri, per quel pomeriggio, un palcoscenico, un teatro, l’arte. Ed un pubblico, volti amici e sconosciuti, colleghi, compagni di corso, gente che, come te, ha deciso di scendere dal treno ad alta velocità della quotidianità, dello studio per l’esame, delle pagine da finire prima della pausa caffè, per immergersi in un tempo sospeso impastato di letteratura, cultura e sentimento che fa respirare lo spirito.

Ciclomaggio 2
Per regalarci questa brezza di aria fresca si sono date da fare in prima linea la professoressa dell’Università di Siena Marzia Pieri, parlandoci di Elsa Morante e del suo rapporto con il teatro, e quattro ragazze del Dams di Bologna che arrivando a Siena e occupando lo spazio della vita di un habitué del giardino di Fieravecchia gli hanno dato una forma nuova e diversa, quella dello spazio della messa in scena. Il loro spettacolo dal titolo felici pochi, infelici molti tratto dall’omonimo componimento della scrittrice italiana, non è da raccontare, ma da vedere, non è per le parole, ma per gli occhi. Il loro è un teatro di immagini, di suoni e di simboli, che parla in primo luogo alle viscere e poi alla testa delle persone, motivo per cui le parole risultano insufficienti per trasmettere il potere emotivo di un’immagine.

Partendo dal testo e dalla poetica morantiana, hanno lavorato sinergicamente attribuendo forme e figure a concetti che riguardano la condizione dell’uomo nel nostro presente. Un presente costituito da tre momenti, tre nuclei tematici e tre immagini differenti. Una ragazza vestita di bianco che si dedica alla cura dei fiori, una ragazza senza volto dai vestiti verde scuro e una ragazza dalla cuffia celeste che si guarda allo specchio simboleggiano rispettivamente la scoperta della vita come illusione del bene e della felicità, la scoperta dell’altro e della violenza del mondo, il riscatto del “bene” sul “male” scoprendo l’altro nell’immagine riflessa di sé, coerentemente con il pensiero della Morante sul precetto cristiano ama il prossimo tuo come te stesso. Secondo la scrittrice il come è da leggersi uguale a perché. “Perché l’altro- gli altri sono tutti te stesso: non tuoi simili né pari né compagni né fratelli ma proprio lo stesso unico te stesso”.
Lo spettacolo finisce, applausi, vino, sensazioni rimbalzano da una parte all’altra di quello spazio magico: anche questa volta l’incantesimo è riuscito avendoci trasportato in un mondo sospeso ed eterno, quello dell’arte. La realtà stava già tornando, la nebbia, sempre più rada, lasciava intravedere di nuovo il solito prato, la solita panchina usurata, le pagine svolazzanti del libro ed il capostazione fischiava esortandoci a risalire in carrozza, ma come ogni magia che si rispetti anche la nostra non se ne è andata senza lasciare traccia di sé: una strana allegria ha riportato noi, felici pochi o infelici molti, alle nostre case e alle nostre vite.

 

Roberta Grazia Leotta


Foto a cura di Anna Giulia Bruni.

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