#uReview: Damien Rice – “My Favourite Faded Fantasy” (recensione)

C’era una certa aspettativa per l’ultimo lavoro in studio di Damien Rice. Sia perché si tratta del suo terzo lavoro in assoluto, ad 8 anni di distanza dal precedente 9 e addirittura a 14 da quell’O che ha fatto conoscere il singer irlandese al mondo; sia perché si tratta del primo disco senza Lisa Hannigan, che con Damien ha chiuso i rapporti sia professionali, sia sentimentali. La voce di Lisa ha dato un’impronta fondamentale ad alcuni dei brani più famosi del cantautore, da I Remember a 9 Crimes e, se in un primo momento la separazione è stata consensuale, in seguito lo stesso Damien si è detto pentito di quanto avvenuto. Sono seguiti anni difficili, con tournèe improvvisate, viaggi in Mini da Dublino a Barcellona per andare a suonare con Leonard Cohen, due mesi di completo isolamento in una fattoria a Pontassieve, per “scappare da se stesso”. Ora Damien Rice è tornato, con My Favourite Faded Fantasy, che si è rivelato essere un disco molto intimo, pregno dalla prima all’ultima nota delle esperienze di vita del cantautore, e vero.

Musicalmente parlando, chi ha già ascoltato i precedenti lavori di Rice non rimarrà spiazzato: i suoi tratti caratteristici ci sono tutti, dai brani soffusi con chitarra e archi (Colour Me In, The Greatest Bastard), a quelli con bellissimi crescendo (I Don’t Want To Change You), a quelli in cui si ritrova quella sorta di “caos controllato” tipico del cantautore irlandese (My Favourite Faded Fantasy). Si nota forse una maggiore “costruzione” in alcune canzoni, ma è una definizione questa da prendere con cautela: la spontaneità e la sincerità di ciò che questi brani intendono comunicare non svaniscono mai. Un altro elemento di parziale novità è la durata di alcuni pezzi: si arriva addirittura ai 9 minuti e mezzo con It Takes a Lot to Know a Man, un minutaggio mai raggiunto prima da Damien, che si sbizzarrisce, in questa come in altre canzoni (ad esempio, Trusty and True, o la già citata title track) ad inserire cambiamenti d’umore, crescendo e diminuendo, esplosioni di suoni che si tramutano in silenzio nel giro di una frazione di secondo, e così via. Insomma, anche in brani così lunghi, la noia non sopraggiunge mai.

Si può cercare di trovare ogni riferimento possibile, nel disco, alla separazione di Damien e Lisa. Uno fra tanti: My Favourite Faded Fantasy, title track, prima canzone nella scaletta e primo singolo estratto dall’album, si apre con una voce in falsetto. Chissà, sarà Damien o sarà Lisa? I dubbi poi svaniscono, e il cantautore irlandese sussurra parole come “Conosco qualcuno che potrebbe recitare la parte, ma non sarebbe lo stesso come con te”. In verità, quello che Rice canta può legarsi senza problemi alle storie di ognuno di noi. Questo avviene perché, e questo è uno dei rarissimi casi nel panorama musicale odierno, quello che sta in questo album viene dal cuore e dalla storia personale di chi lo ha scritto. Niente costruzione a tavolino, niente frasi preconfezionate: solo emozioni sincere, solo una vita in musica. Ed è perciò semplicissimo sentirsi parte delle storie che vengono raccontate, e in questo si è aiutati anche dalla splendida interpretazione di Damien, che riveste ogni parola di una carica emotiva commovente. My Favourite Faded Fantasy si legherà irrimediabilmente al vostro animo e ai vostri ricordi e ne diverrà la perfetta colonna sonora, perché scritto da chi ha vissuto quello che canta, e che lo canta con una grazia e una perfezione compositiva semplicemente ammirevole.

Un disco come questo risulta fortemente difficile da criticare, perché è difficile che non appassioni chiunque lo ascolta. Damien Rice ha messo la firma sul terzo capolavoro su tre. Non ci sarà qui una Cannonball o una Blower’s Daughter, ma la qualità media dei brani è altissima. Sembra quasi di vederlo, Damien, nel buio della fattoria di Pontassieve, prendere in mano la chitarra, viaggiare coi ricordi, e suonare le sue emozioni, per poi prendere un foglio ed appuntarsi ciò che ha composto in questo modo. È così che andrebbe fatta musica, non dall’industria per il pubblico, ma da un uomo per gli uomini. E, in questo, Damien Rice è di sicuro tra i migliori al mondo.

Giacomo Piciollo

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