UN TUBO JAZZ NIGHTS: T.R.E.

Talvolta accade di leggere, prima di un concerto, film o libro, quelle recensioni (molto spesso ridotte a una frase estrapolata da un intero discorso) che eccellono nella loro perentoria qualità di giudizio.

Questa strategia comunicativa volta a suscitare interesse nel potenziale lettore o ascoltatore, rientra nel concetto artistico di orizzonte di attesa: una sorta di spazio virtuale in cui il potenziale spettatore (nel senso più generico del termine) proietta tutti tutte le sue aspettative nei confronti di un’opera.

Una delle formazioni più inquiete e originali della scena jazz italiana è il parere di JazzIt sul trio T.R.E. (Tri Razionale Eccentrico,  una formazione nata nel 2003 che giovedì 19 febbraio si è esibita presso il locale Un Tubo.

L’esibizione si è caratterizzata per un’insolita e piacevole coesione di suoni; tutto, a partire dalle stesse improvvisazioni, però appare, come ha giustamente notato il sito JazzIt, mosso da un’inquietudine creativa che è stata la marca della serata.

Due ore abbondanti di brani tratti dai loro album e una cover: il locale senese, gremito di spettatori, ha assistito a una notevole esibizione di un trio che si è distinto, a buona ragione, nella scena jazz italiana. I T.R.E. hanno all’attivo cinque album, più altri lavori di imminente pubblicazione e sono l’esempio lampante di musica in quantità e di qualità. Il loro materiale infatti testimonia la straordinaria coesione del gruppo, forgiata ormai negli anni e attraverso numerosi live in Italia, che si unisce ad una continua ricerca di suoni mai paga; è uno sviluppo progressivo, come riferiscono durante l’intervista, favorita anche dalla distanza geografica che separa i tre artisti.

Paradossalmente, confermano tutti e tre, è la distanza dei luoghi di origine ad aver contribuito alla coesione e alla ricerca di suoni, affinata sulla volontà di raggiungere un equilibrio estetico.

In occasione della serata presso il locale senese Alessandro Giachero (pianoforte) Stefano Risso (contrabbasso) Marco Zanoli (batteria) ammettono di essersi lanciati in sperimentazioni inusitate e mai accennate prima e il pubblico, in larga maggioranza composto da giovani e giovanissimi, si è dimostrato, conferma Alessandro, ben disposto ad ascoltare tali novità sonore.

Il rischio  e il timore di cadere nel clichè, ammette Stefano, è ciò che spinge il gruppo a muoversi in direzioni sperimentali nuove e in territori musicali di volta in volta improvvisati (e in tale contesto, il contrabbassista racconta un aneddoto che ha come oggetto la vitale capacità di saper improvvisare durante le esibizioni per non cadere vittima dei tranelli del già sentito).

La situazione attuale della musica jazz italiana, confermano tutti i componenti del gruppo, è piuttosto negativa: è un universo in cui ormai si cerca di “viaggiare sicuri”, rimanendo sempre sui solchi già tracciati dalla tradizione e evitando sistematicamente il salto verso l’incognito.

Sembrano lontani i tempi, prosegue Stefano Risso,  delle curiosità verso i suoni provenienti da altri mondi, quando la voglia di sperimentare superava di gran lunga la leziosa tendenza a cristallizzarsi negli stilemi della tradizione; come quando nei paesi dell’Est europeo, prima della caduta del Muro di Berlino, si componeva una musica altamente miscellanea, fatta di suoni prelevati dalle radio libere che ricevevano e trasmettevano la musica dell’Occidente, di nascosto dalle autorità sovietiche.

E nei confronti del modello di ascoltatore attuale il bilancio non risulta positivo; ci si trova, sostiene Alessandro Giachero, di fronte ad un momento di transizione dell’ascoltatore, diviso ancora tra i vecchi metodi di fruizione e i nuovi, sempre più diversificati ma con il rischio di proporre fin troppi spunti musicali. Un rischio questo, continua Giachero, che potrebbe tradursi in una scarsa applicazione pratica della musica.

Com’è ormai consuetudine, al termine dell’intervista i tre artisti consigliano il titolo di un album o il nome di un’artista che ritengono particolarmente validi per la musica: Stefano Risso propone l’EP del cantautore inglese James Blake mentre Marco Zanoli consiglia l’ascolto di Always Let Me Go di Keth Jarrett.

Nella prossima settimana il locale Un Tubo ospiterà il concerto live HEAR IN NOW, un trio composto da Mazz Swift al violino, Tomeka Reid al violoncello e Silvia Bolognesi al contrabbasso.

 

Leonardo G. Stenta

 

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