Romanzo Quirinale: pijamose er Colle, prima co’ o fa’ qualcun altro

Chi prenderà le redini della Repubblica?

Ci siamo, dopo sette anni dalla nomina del Presidente Sergio Mattarella, assisteremo all’elezione di un nuovo Capo dello Stato. A febbraio il Parlamento si riunirà in seduta comune e i 1008 Grandi Elettori daranno il via agli scrutini. Il Presidente della nostra Repubblica non è, infatti, eletto dal popolo, ma scelto dai Deputati, i Senatori e 58 delegati dei governi regionali, cioè i diretti rappresentanti della sovranità dei cittadini italiani.

Le regole in campo sono semplicissime: La votazione avviene nell’aula di Montecitorio a scrutinio segreto. Nei primi tre scrutini è necessario ottenere la maggioranza di due terzi dei voti (673 Grandi Elettori), affinché un candidato o una candidata siano nominati. Dal quarto scrutinio è invece sufficiente la maggioranza assoluta dei voti (505 Grandi Elettori).

Tre sono i principali requisiti di eleggibilità per il Capo dello Stato, come espressi dall’articolo 84 della nostra Costituzione:

  • avere la cittadinanza italiana;
  • aver compiuto i 50 anni d’età;
  • godere dei diritti civili e politici.

Ora che abbiamo in chiaro le modalità con cui sarà eletto/a il nuovo presidente, sorge una domanda lecita chi sono i possibili candidati? A differenza dei sistemi presidenziali e semipresidenziali (USA e Francia) la nostra Repubblica Parlamentare vede raramente dei politici dichiarare la propria candidatura. Sono i partiti e le coalizioni a dichiarare il proprio candidato di bandiera e il nome del novello Presidente è quasi sempre il frutto di intense e complicate contrattazioni tra le diverse componenti politiche. Naturalmente come per ogni elezione che si rispetti è subito scattato il Totoquirinale e diverse figure istituzionali sono già emerse alla cronaca. Vediamole insieme.

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Mattarella bis

Uno dei nomi più chiacchierati del panorama politico è proprio quello di Sergio Mattarella, sopratutto a sinistra molti vorrebbero che l’attuale inquilino del Quirinale prolungasse il proprio incarico. Una manovra simile a quella di Giorgio Napolitano permetterebbe di mantenere una certa stabilità istituzionale fino alle prossime elezioni nel 2023. Peccato che sia stato proprio Mattarella a negare la possibilità di un secondo mandato, Sergio ha infatti espresso tutta la sua contrarietà a una pratica che considera ai limiti della Costituzionalità. Citando il Presidente Giovanni Leone (1971 – 1978) Mattarella ha dato segno del suo imminente trasloco dal Colle.

Leone ripropose la sollecitazione, già sottolineata dal Presidente Segni, di introdurre la non rieleggibilità del Presidente della Repubblica, con la conseguente eliminazione del semestre bianco

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Draghi al Quirinale

Il secondo nome caldo per ricoprire la carica più alta del nostro cerimoniale è quello di Mario Draghi, Il Presidente del Consiglio è considerato da molti come un candidato naturale per il Colle. La sua autorità e la non affiliazione politica gli permetterebbe di rappresentare a pieno i valori insiti nel ruolo di Capo dello Stato. Anche per lui sorge però un grosso Problema, il suo trasloco da Palazzo Chigi metterebbe infatti in bilico l’attuale esecutivo, portando a elezioni anticipate. Con l’imminente taglio nel numero dei Deputati e Senatori gran parte degli attuali legislatori rischierebbe di restare senza poltrona, e senza avere maturato una lauta pensione. Gran parte dei parlamentari sarebbe quindi contraria alla sua elezione, rendendo improbabile la sua nomina.

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Liliana Segre

La Senatrice a vita e sopravvissuta alla Shoah è stata oggetto di una raccolta firme per la sua nomina a Presidente della Repubblica. Il giornale “Il Fatto Quotidiano“, nella figura di Antonio Padellaro, aveva proposto la Senatrice in quanto simbolo della resilienza e saggezza che la figura del Capo dello Stato dovrebbe incarnare. Liliana Segre ha però cortesemente declinata questa sua candidatura, la donna, dimostrando un’infinita umiltà, si è definita inadatta a ricoprire un ruolo di tale importanza esprimendo queste parole:

Li ringrazio per la loro stima, che li porta a pensare a me per un compito simile, ma non sono disponibile. Il ruolo di presidente della Repubblica richiede grande sapienza costituzionale e politica. E io ne sono priva, non avendo mai fatto politica attiva

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Giuliano Amato

L’ex Premier, e candidato per eccellenza a ricoprire incarichi importanti nei periodi di crisi, sembra uno dei classici nomi in grado di accordare tutto il Parlamento. Membro del Corte Costituzionale, Amato fu diretto concorrente di Sergio Mattarella alle elezioni del 2015, come possibile figura d’intesa tra centrodestra e centrosinistra. Abituato alle dinamiche di palazzo e con un’innata indole al comando, Amato, rappresenterebbe un Presidente forte e autorevole, la sua nota amicizia con Mario Draghi permetterebbe anche una coabitazione pacifica tra Palazzo Chigi e il Quirinale, fatto da non sottovalutare per arrivare al 2023 con i massimi risultati che il Governo possa ottenere.

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Marta Cartabia

L’attuale Ministra della Giustizia è la candidata femminile che sembra avere maggiori chance di ricoprire il ruolo di Presidente. La giurista ha un curriculum ineccepibile, avendo già ricoperto il ruolo di presidente della Corte Costituzionale (prima donna nella storia repubblicana) ed avendo alle spalle una nutritissima carriera accademica e istituzionale. La sua vicinanza al Presidente del Consiglio Draghi e il suo essere contemporaneamente una fervente europeista e politicamente una conservatrice le permetterebbe di pacificare sia l’ala destra che l’ala sinistra di Montecitorio. Come per Amato la sua elezione permetterebbe una perfetta coabitazione tra i due palazzi del potere e avrebbe dalla sua le carte vincenti di essere sia “giovane” (59 anni) che donna, La nostra Repubblica non ha ancora visto una Presidente della Repubblica dal ’46 a oggi. Chissà se questa sarà la volta buona.

Berlusca for President

Qualcuno ha detto festini al Colle?

Il timore più grande di tutti gli appassionati di politica. Il Cavaliere potrebbe concludere(?) alla grande la sua carriera istituzionale ricoprendo la carica più importante dello Stato. La sua potrà sembrare una candidatura campata in aria ma potrebbe rappresentare un rischio concreto. Berlusconi sarà, probabilmente, il candidato di bandiera del centrodestra al primo scrutinio, per ora Forza Italia e alleati possono contare su 451 grandi elettori. Insufficienti per la vittoria sia al primo che al quarto scrutinio ma che, con un’alleanza con Matteo Renzi (43 elettori), potrebbe arrivare a sfiorare pericolosamente il fatidico numero jolly di 505 nei turni successivi. Anche la galassia del Gruppo Misto potrebbe pendere per il suo nome a meno di candidature di figure importanti o di alleanze con il centrosinistra, che potrebbe comunque strappare un accordo anche con Italia Viva. In conclusione: che Dio ce ne scampi.


La partita è naturalmente apertissima e altri nomi circolano tra le aule del Parlamento. Da Rutelli a Pierferdinando Casini, passando per una miriade di non meglio specificati ex politici democristiani ottuagenari, che nessuno conosce e che tutti abbiamo visto almeno una volta ricoprire ruoli importanti. Non è da escludere che come nel caso del Presidente Mattarella sia un/una outsider a ricevere la nomina con una elezione lampo dopo gli impasse dei primi turni. Chi vivrà vedrà.


Franco Ferrari

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