L’IoT contro il diabete: l’esperienza di Dana Lewis.

Questo martedì vi porto la testimonianza di una ragazza affetta da diabete di tipo 1, che attraverso la comunità di internet e di alcune nozioni di internet delle cose (IoT) ha aperto una nuova era per chi è affetto da questa patologia.


Sono le 3 di notte. Dopo una giornata di lavoro una persona affetta da diabete si gode le ore più dolci del sonno. Ad un tratto però qualcosa accade: come un amo che riesce ad intrappolare la bocca di un pesce, piano piano un suono la fa riemergere dalle profondità della fase REM. È una sveglia. I livelli di glucosio nel sangue sono da tenere sotto controllo, e il dispositivo sul suo comodino glielo fa notare. Questa è solo una delle varie difficoltà che un paziente affetto da diabete deve fronteggiare durante la sua giornata. Ma cos’è il diabete e cosa si è fatto per aiutare queste persone nella vita di tutti i giorni?

Cenni sul diabete mellito.

Il diabete, o più precisamente diabete mellito, è una patologia legata all’insulina, ormone responsabile dell’assunzione del glucosio. Dalle recenti classificazioni sono stati individuati tre tipi: Tipo 1, Tipo 2 e gestazionale. Il primo è legato ad un malfunzionamento del sistema immunitario, che distrugge le cellule di insulina; il secondo, il più diffuso, ad una produzione bassa dell’ormone o ad una resistenza dei tessuti alla sua azione; il terzo infine riguarda una situazione transitoria secondaria alla gravidanza. Nelle ultime quattro decadi la presenza del diabete è aumentata, colpendo ben 422 milioni di malati nel 2014. La tecnologia moderna, negli anni, è venuta incontro a queste persone con strumenti di monitoraggio del glucosio e dell’insulina e di pancreas artificiali, capaci di iniettare l’insulina attraverso una pompa elettronica posizionata sulla vita.

Un esempio di pompa artificiale per l'insulina.
Un esempio di pompa artificiale per l’insulina.

Dana Lewis e il suo progetto.

Per quanti progressi siano stati raggiunti per semplificare la vita dei malati di diabete, ci sono ancora molte difficoltà. Innanzitutto, le aziende che vendono questi dispositivi rispondono alle necessità della maggior parte degli utenti, trascurando i particolari bisogni dell’individuo. Inoltre, poiché queste macchine lavorano più come sensori, non possono predire il comportamento dell’insulina. Stress, cibo assunto, stati d’animo e quantità di movimento possono influenzare i bisogni del malato di diabete.

Fu così che Dana Lewis, americana affetta da diabete di tipo 1, decise di cambiare completamente le sue abitudini. Iniziò tutto con una ricerca su Internet, per poter trasmettere tutti i dati che il suo pancreas artificiale raccoglieva su una pagina web. Da lì riuscì ad aumentare la suoneria della sveglia del sensore per il glucosio (che di norma non sentiva, avendo un sonno profondo). Dana si spinse ancora oltre, creando il progetto per migliorare la qualità del sonno per i diabetici. Lei e un gruppo di collaboratori aggiunsero al pancreas artificiale e al sensore per il glucosio una batteria e un Raspberry Pi (per chi non è famigliare con l’elettronica, pensatelo come un mini computer) con uno speciale algoritmo (un procedimento schematico che il computer risolve volta per volta) che tiene conto delle abitudini dell’utente.

Grazie all'algoritmo, i livelli di glucosio rimangono sempre nella norma.
Grazie all’algoritmo, i livelli di glucosio rimangono sempre nella norma.

Una nuova frontiera per i diabetici: #openAPS

I risultati che questo gruppo ha raggiunto sono eccezionali: grazie all’algoritmo e al piccolo computer che lo implementa, i livelli di glucosio sono sempre ottimali, permettendo di godere di un sonno senza interruzoni. Visti i grandi successi Dana decide di fondare il movimento #openAPS, volto a semplificare drasticamente la vita delle persone affette da diabete. La sua comunità lavora ogni giorno per migliorare e far arrivare questa tecnologia a più persone possibili.

Dana Lewis alla maratona di Seattle.
Dana Lewis alla maratona di Seattle.

La cosa che mi ha stupito di più di questa storia è che Dana non è un ingegnere o un tecnico. Aveva un obiettivo, ha sfruttato le potenzialità delle varie community su internet e ha dato le basi per un progetto incredibile. Viviamo in tempi dove non facciamo altro che puntualizzare i difetti dei nostri giorni, quando abbiamo la possibilità di far nascere progetti del genere anche se magari non siamo esperti in un certo campo. Il mondo dell’internet delle cose si sta piano piano insinuando in ogni ambito della vita quotidiana nel metodo più antico della storia dell’umanità: il passaparola, la condivisione e soprattutto il chiedersi:”Che cosa sto aspettando?”.


Giovanni B. Della Posta.

Fonti: il TED talk di Dana Lewis, My Personal trainer .

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