Cos’è la Stazione Spaziale Internazionale?

Siccome ho già trattato in alcuni articoli argomenti di astronomia, ho deciso di continuare su questo filone parlando di una struttura unica nel suo genere, porto sicuro di ogni scienziato-astronauta.

Cenni storici.

L’idea fu proposta dal presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan nel 1984. Il suo intento era quello di costruire una struttura capace di ospitare gli astronauti tutto l’anno, permettendo così ai ricercatori di studiare più approfonditamente lo spazio aperto. Furono 16 i paesi, tra cui l’Italia, che unirono le forze in questo maestoso progetto. La NASA coordinò i lavori che cominciarono nel 1998. La SSI (permettetemi l’acronimo d’ora in poi) vanta circa 40 moduli, tutti portati a 300km al di sopra della linea di Karman, la linea di confine con lo spazio aperto, grazie a razzi americani e russi per poi essere montati in orbita. Nel 2011 la stazione diventò operativa, iniziando ad accogliere astronauti da ogni parte del mondo.

La sua struttura.

La SSI è ampia quanto un campo da calcio e si sposta ad una velocità di 28.000 chilometri orari circa. Tutto parte dalla sua spina dorsale, chiamata struttura Truss integrata. Da qui si collegano altri moduli fondamentali: i pannelli solari, per alimentare la stazione, dei pannelli radiatori, per dissipare il calore, e attrezzature per esperimenti scientifici. Il settore dove gli astronauti possono vivere senza tuta è pressurizzato e composto da due moduli: quello russo e quello americano, che ospita anche astronauti di altre nazioni.

Il modulo russo ZARYA, adibito per essere abitato dagli astronauti russi.
Il modulo russo ZARYA, adibito per essere abitato dagli astronauti russi.

La giornata tipo di un astronauta.

Nel suo periodo di attività di massimo 6 mesi alla SSI, un astronauta si sveglia ogni mattina dalla sua “capsula letto”. Questo spazio, grande quanto una cabina telefonica, è composta da pareti imbottite e diversi oggetti personali a discrezione di chi la abita, tra cui sempre un computer. La giornata inizia dall’igiene personale tramite dei kit appositi contenenti saponi e dentifricio. Il bagno non è altro che uno stanzino dotato di un ripiano con seduta e un particolare tubo per poter espletare i vari tipi di bisogni. Il cibo è contenuto in buste ed è spesso essiccato. Un po’ come lo studente fuori sede di giù, spesso gli astronauti ricevono dei pacchi con i loro cibi preferiti.

Il famoso scienziato e astronauta  
Chris Hadfield mostra come ci si lava nello spazio.
Il famoso scienziato e astronauta
Chris Hadfield mostra come ci si lava nello spazio.

Un’altra parte fondamentale riguarda l’allenamento fisico. A causa dell’assenza di gravità gli astronauti sono soggetti a perdite di massa ossea e muscolare. Sono quindi installati vari attrezzi ginnici, come tapis roulant e macchine che simulano pesi, per non incorrere in problemi di salute seri. La maggior parte della giornata poi è rivolta allo studio e alla ricerca insieme agli altri colleghi della stazione spaziale.

Viviamo in un’epoca dove la nostra generazione è testimone di un importante momento di transizione. È come essere un atleta di salto in lungo, che contempla la sabbia con le gambe allungate verso l’arrivo. Non sa se farà un buon risultato, ora che è lanciato, e la prospettiva dell’ignoto lo spaventa. Ed è solo nel momento in cui la gravità finirà il suo lavoro che potrà rendersi conto di quello che ha prodotto: la storia.


Giovanni B. Della Posta

Fonti: Vita sulla SSI , I moduli della SSI

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