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Storia di una nocciolina felice

La mia quotidiana dose di noccioline mi ha strappato come sempre un sorriso ed è stato come se mi avesse dato il La per scrivere di qualcosa che mi balenava in testa da un po’: la mia storia.

Tutti pensano che stare in Erasmus significhi fare ogni giorno qualcosa di pazzo, inaspettato, inusuale, solo per il fatto di vivere in una città universitaria diversa e che soprattutto non si trovi in Italia, come se tutti gli altri studenti del mondo non faticassero a svegliarsi la mattina per andare a lezione come facciamo noi, non si riducessero a studiare la notte prima dell’esame esattamente come facciamo noi, non trascorressero interi pomeriggi a giocare al Monopoly (perché un vincitore ci deve essere, sempre e comunque) esattamente come facciamo io e le mie sorelle ogni maledetto Natale (su due).
In parte è vero, non posso dire che la mia vita sia la stessa di quella senese, ma nemmeno certo che viva nel Paese delle meraviglie. Sono qui per studiare e il mio metodo non cambierebbe neppure se mi trovassi in Alaska; i blueberry muffins a colazione mi sono sempre piaciuti, il latte nel the continuo a non digerirlo, mi parte la risata isterica tutte le volte che metto piede fuori casa e inizia a piovere.

Ma le persone che mi chiedono come procede la mia tesi sono diverse, gli abbracci di incoraggiamento non hanno nulla a che fare con qualcosa di già vissuto, gli sguardi che reclamano una pausa caffè sono senza precedenti, le loro risate fanno un rumore diverso, il loro calore sembra adattarsi alle basse temperature inglesi.
Non ricordo di un giorno che sia stato perfettamente identico al precedente.
La mia storia non ha nulla di eccezionale, ma si sta riempiendo di sfumature eccezionali, di persone grandiose, e io mi sento una nocciolina felice.

Quindi è vero, essere in Erasmus non ha nulla a che vedere con la solita vita universitaria, ma in un modo che non potete proprio immaginarvi.

Cioccolata del giorno: Biscotti Oreo, perché se non sono ripieni di qualcosa non c’è gusto.

On air: Quelqu’un m’a dit, Carla Bruni (S. l’ascolta tutte le sere, dice che si addormenta meglio, io la guardo come sempre stupita, poi torno in camera e faccio lo stesso)

Giulia Mele

A. Maggetti

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