In realtà gli insetti edibili rappresentano, da molto tempo, una fonte alimentare in molte aree geografiche della terra. Un consumo per niente marginale visto che interessa almeno 2 -dei circa 8- miliardi di persone esistenti oggi al mondo.
La Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) ha comunicato che nel 2030 dovranno essere nutrite più di 9 miliardi di persone, assieme ai miliardi di animali. Considerando che la carne non è la soluzione migliore in termini costi/benefici, gli insetti saranno perfetti in termini di sostenibilità perché:
Alcuni studi scientifici attuali, però, si soffermano sui rischi associati al loro consumo. Ad esempio la loro natura di vettori di patologie (come ad esempio di Salmonella). Tuttavia, attraverso un’appropriata preparazione e conservazione è possibile abbattere una parte di questi rischi.
Ad oggi il consumo di cavallette, a scopo alimentare, è superiore alle 10 tonnellate annue in paesi come la Thailandia ma ne fanno uso anche Cina, Cambogia, Oceania, Africa, Messico Giappone e Asia.
In Europa l’apripista è stata l’Olanda che non solo permette l’allevamento di grilli, cavallette, ecc. come mangime per gli animali ma ne consente anche l’uso alimentare per l’uomo e si vendono “Bugs Sticks” o “Bugs Nuggets” (barrette di cioccolato variegate ad alcuni tipi di insetti).
Ma in Italia chi sono gli o meglio le (dato che sono due donne …. e tra l’altro due Giulie!) divulgatrici del tema “l’insetto nel piatto”?
Sono:
le quali si sono appassionate al tema dell’entomofagia (alimentarsi con gli insetti) durante il loro percorso accademico e nel 2015, in occasione dell’Expo, hanno deciso di organizzare un aperitivo blindatissimo tutto a base di insetti, di fatto scardinando un tabù.
Questi gli insetti edibili in ogni parte del mondo: locuste, cavallette e grilli, cicale, cimici, vermi, tarantole, larve da mosca, libellule, formiche, vespe, termiti, baco da seta, scorpioni e scarafaggi.
Ma i buongustai e le buone forchette italiani sono pronti all’entomofagia?
Quasi sicuramente no. Però, superata la prima barriera psicologica/culturale, molti, almeno a parole sembrano disposti ad assaggiare questi nuovi alimenti, contribuendo così a preservare il nostro pianeta …. un po’ come fa Pumbaa nel cartone animato della Disney “Il re leone”.
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