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Lost&Found: PRINCE – 1999

CONTESTO: Rocky III, Rambo, Blade Runner, E.T. L’extra-terrestre, Conan il barbaro sono i titoli dei film di maggior incasso dell’anno 1982, lo stesso in cui l’America, sotto la stellare guida di Ronald Reagan riemerge dalla precedente e affannata presidenza del democratico Jimmy Carter. La nazione a stelle e strisce si preparava a lanciare una nuova sfida al nemico di sempre, l’Unione Sovietica, con quello che venne definito allora definito Scudo Spaziale (o Guerre Stellari in America). Tornava a crescere lo spauracchio per un imminente conflitto nucleare e non pochi animi vennero scossi da questa minaccia bellica. Sulla scia delle innovazioni tecnologiche militari, in America viene presentato a giugno del 1982 il leggendario home computer Commodore 64 che sarà venduto ad un prezzo di lancio di 595 dollari. Il 1982 è anche l’anno in cui uscì Thriller di Michael Jackson, l’album più venduto al mondo, con 109 milioni di copie in totale.

VICENDA: La figura di Prince Roger Nelson, semplicemente conosciuto con il nome di Prince, vive in quegli anni una fortunata crescita, sia mediatica, sia compositiva. Prolifico polistrumentista di Minneapoli, controverso, androgino, la versione maledetta del più educato Michael Jackson, sfacciatamente provocatorio e ambiguo, Prince cavalca tutti i possibili espedienti per attirare l’attenzione su di sé. Astutamente provocatorio, compone i primi album in completa solitudine, suonando e producendo gran parte dei suoi lavori. Nel 1982, dopo una serie fortunata di due album dal vago sapore punk e pop-rock, il folletto di Minneapolis decide che è arrivato il momento di calarsi ancora di più nei giochi e lo fa producendo un doppio album dall’apocalittico titolo 1999. La sua etichetta discografica, croce e delizia, Warner Bros, decide di chiudere un’occhio di fronte alle maniacali pretese del Purple One (e forse ne chiude anche un altro quando sulla copertina dell’album comparve un pene stilizzato) e lascia carta bianca all’artista. Sarà solo il primo passo verso quella straordinaria stagione in cui l’artista produrrà delle pietre miliari come Purple Rain, colonna sonora dell’omonimo film, Around The World in a Day, Parade, Sign ‘O’ The Times.

ALBUM: Il doppio disco ha una copertina completamente viola, in previsione di quella Purple Rain che tanto avrà successo qualche anno più tardi, ed è la prima attestazione della genialità compositiva di Prince. Non che gli altri album non fossero abbastanza originali (completamente suonati e prodotti dall’artista), ma con 1999, Prince offre un succulento assaggio di quello che è capace di fare: inventare un vero e proprio genere musicale. E’ il Minn-sound (Minneapolis), un pentolone ribollente di funky di retaggio 70s, rock discretamente duro, sintetizzatori a go-go, batterie spazzolate e ritmiche forsennate. Sull’esempio del suo mentore, James Brown, Prince dà vita ad un personalissimo stile musicale. Canzoni come 1999 (ironicamente riferita alla paura dell’atomica), Little Red Corvette e D.M.S.R. sono un valido esempio del Minn-sound descritto prima. Non mancano le ballate più romantiche, genere in cui il “folletto” si sta specializzando sempre di più, come Free (palese qui l’omaggio ad un’altra grandissima artista, Joni Mitchell).
I suoi testi non scherzano nemmeno e vanno a braccetto con le provocanti sonorità dell’album; nulla di nuovo, Prince ci aveva abituato allo scandalo (scrisse canzoni come Head, in cui elogiava l’arte della fellatio o Sister, in cui alludeva velatamente all’incesto) ma in 1999 il caso si fa ancora più fitto: Prince è omosessuale? Bisessuale? Eterosessuale? Pansessuale? A conti fatti Little Red Corvette potrebbe riferirsi tanto alla vicenda dell’artista con una prostituta, quanto quella con un ermafrodita. D.M.S.R. (Dance Music Sex Romance), poi, sembra non lasciar dubbi su quali siano le sue attività preferite. Tutto sembra calato in una cortina di fumo (e non a caso le immagini che lo ritraggono in questa era sono ricche di ambienti fumosi e luci al neon tenue) e flash: 1999 è un album che merita di essere ascoltato prima del più noto Purple Rain e che, contrariamente al giudizio di molti critici, ha dalla sua una compattezza sonora e un fil-rouge (pardon, viola) che tiene unite tutte le canzoni dal punto di vista sonoro. Un gradino sopra il pomposo Parade, un gradino sotto il mastodontico Sign ‘O’ The Times, 1999 merita di essere considerato come un ipotetico Vol. 1 del più famoso Purple Rain: clamorosamente diversi nel suono, ma tanto vicini nell’estro compositivo.

Leonardo G. Stenta

Mariana Palladino

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