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"Và, metti una sentinella" – La verità ha più facce

Dopo quasi sessant’anni dall’uscita di quello che è ormai considerato un capolavoro della letteratura contemporanea è stato pubblicato, giusto qualche mese fa, il seguito di quella storia che ha segnato in qualche modo più generazioni.

Per chi non lo avesse letto o non lo rammentasse, ricordo che l’opera più famosa di Harper Lee, “Il buio oltre la siepe”, era ambientato negli anni Trenta in America, nella cittadina inventata di Maycomb, e narrava di due ragazzini, Scout e Lem, il cui padre, l’avvocato Atticus, uomo onesto e saggio, si trovava a dover difendere un bracciante di colore accusato ingiustamente di violenza sessuale ai danni di una giovane bianca. Egli riusciva a dimostrare l’innocenza del bracciante, ma questo veniva ugualmente condannato al carcere.

“Va’, metti una sentinella” è una storia ambientata vent’anni dopo – sebbene scritta prima – i fatti del primo romanzo; vi troviamo infatti una scout già cresciuta e adulta che, tornando nel suo paese natale, scorge una realtà ben diversa da quella che aveva lasciato prima di partire per lavoro verso New York. Improvvisamente tutti i valori in cui aveva creduto e la cieca fede che aveva sempre riposto nel padre Atticus vacillano pesantemente. La ragazza, pregna degli alti ideali in cui era cresciuta, deve scontrarsi con una realtà che a chiunque, di primo acchito, sembra inaccettabile: tutti intorno a lei sembrano essere scesi a compromessi su questioni sacre come la giustizia e l’uguaglianza, e il suo animo giovane e integro si ribella con forza a tutto questo. Lungo il romanzo, tuttavia, dovrà rendersi conto che l’integrità e la giustizia non sono i colossi granitici che noi tendiamo ad idealizzare: per essi si combatte ogni giorno, a costo anche di cedimenti e di patti col nemico, e soprattutto, la giustizia non può mai prescindere da un rapporto diretto e doloroso con la realtà terrena e con la sua crudezza.

Si tratta di un romanzo quasi senza storia: accade poco o nulla, ma il viaggio, profondo e delicato, è tutto nella psicologia del personaggio e nel suo rapporto con il suo mondo e con se stessa. Pur così statico, è colmo di trame e riflessi intrecciati che vengono fuori solo dopo che si è chiuso il libro. Harper Lee è una scrittrice mirabile e affascinante; il suo è uno stile personalissimo e inizialmente spiazzante: ci si aspetta una storia avvincente, magari di redenzione o saggezza, e ci si trova davanti, invece, un saggio brillante e lucidissimo sulla psiche umana, sulle sue contraddizioni, sui rapporti col passato e con la figura edipica del padre. A tutto ciò si aggiunge anche una ampia e fondamentale riflessione sulla realtà americana degli anni Sessanta e sui rapporti tra bianchi e neri in un quella che fu un’epoca di profondi cambiamenti.

Il razzismo e lo scontro politico sui diritti degli afroamericani sono temi delicati e su cui si può facilmente cadere nella banalità e nel politicamente corretto. Harper Lee sorvola tutto questo con grazia e maestria, e mette direttamente il dito nella piaga: non ci dice cosa è giusto e cosa è sbagliato, ma ci mostra come un problema non abbia mai una sola faccia e non ci sia mai una sola verità.

Un consiglio: approcciatevi a questo romanzo in punta di piedi, con la stessa delicatezza con cui è stato scritto: non siate incauti nel giudicarlo a prima vista. Sappiatevi immergere nella acuta trama che la grande scrittrice americana ha saputo intessere ancora una volta per noi, lasciandoci un dono così grande e così terribilmente attuale, senza il quale saremmo sicuramente, molto più poveri.

 

Rossella Miccichè


 

Nelle Harper Lee (Monroeville, 28 aprile 1926) è una scrittrice statunitense, famosa in particolare per aver scritto il romanzo “Il buio oltre la siepe”, vincitore del premio Pulitzer.

Mariana Palladino

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