NETFLIX – RIFLESSIONI IN “SERIE”

Le serie tv, come si evince dal nome stesso, fanno della ripetitività la loro caratteristica principale: la struttura ad episodi le rende infatti adeguate al mezzo televisivo e consente al pubblico di familiarizzare con personaggi, ambienti e tematiche trattate facendo sì che la messa in onda diventi un appuntamento immancabile per gli appassionati di turno, i quali attendono con ansia il consueto episodio settimanale. Con i suoi pregi e difetti, la serialità costituisce un legame molto stretto e duraturo fra lo spettatore e i suoi beniamini, cosa che al cinema è decisamente complesso ottenere per via della singolarità dell’evento filmico (ciò nonostante si tenta invano di imitare le gesta della tv producendo saghe prolisse e creando imponenti universi narrativi, vedasi il caso Marvel).

 

Tale paradigma, ancora dominante nel panorama televisivo americano, è stato tuttavia messo in discussione da un paio di anni a questa parte dal fenomeno Netflix (appena sbarcato anche in Italia) che ne sta modificando  gli assetti: il servizio offerto da quest’emittente online consente infatti guardare un’intera stagione di una serie televisiva senza vincoli di sorta.

Si tratta, per essere più chiari, della possibilità che ogni abbonato ha di usufruire in qualsiasi momento voglia degli episodi, i quali vengono messi a disposizione tutti nello stesso momento senza la necessità di dover aspettare la messa in onda.

 

Le conseguenze di tale svolta sono molteplici e anche volendo tralasciare quelle riguardanti la questione della pirateria informatica che meriterebbe invece ampio spazio (un’offerta di tale livello non mette forse alle strette il pirata provetto, privandolo in fin dei conti del bisogno di ricorrere all’illegalità?), non si può non notare come i rapporti fra i diversi attori in gioco (produttori, sceneggiatori, spettatori) vengano alterati.

Agendo sul processo di fruizione del prodotto seriale e dando al proprio utente tutto e subito, Netflix va infatti a modificare anche le modalità del processo di scrittura di tale prodotto in modo tale da consentire agli sceneggiatori dei serial, fino ad oggi vittime quasi impotenti della dura legge del rating (l’indice di ascolto, il quale rimane tutt’ora il principale metro di giudizio per decidere se una serie verrà confermata o meno), di ideare una storia che verrà assorbita dallo spettatore in un tempo nettamente ridotto rispetto a quanto avviene per i network generalisti o via cavo.

Non è da escludere che quest’arco di tempo si riduca a pochi giorni o, nei casi più estremi di serialmania, ad un giorno solo (a questa vera e propria bulimia da episodi che affligge sempre più spettatori è stato dato il nome di “binge watching”).

Così facendo, la singola “stagione” viene quasi a perdere la sua funzione di separatrice del racconto (come del resto avviene per i singoli episodi) e l’intero processo creativo è costretto ad essere ripensato in funzione di questa nuova modalità di consumo: gli sceneggiatori hanno il tempo e la libertà di pensare a varie soluzioni narrative, non sono costretti a spezzare eccessivamente il racconto per invogliare lo spettatore e tenerlo sulla corda per una settimana (fanno di conseguenza meno affidamento ai cliffhanger, arma a doppio taglio se ce n’è una) e la storia assume dei contorni più definiti e meno sfumati.
Prende così forma una sorta di ibrido che vede la serie tv diventare quella sorta di “film allungato e dilatato nel tempo”, definizione che ad essa è sempre stata attribuita ma che solo ora sembra davvero appropriata.
Tutto ciò potrebbe far pensare ad un pigro appiattimento verso le voglie dello spettatore medio da parte di quei regimi produttivi stanchi e privi di idee che si accontentano di viziare il proprio pubblico, ma tale lettura non sembra essere quella più appropriata per descrivere le strategie di Netflix: fra le serie tv ideate esclusivamente per questa piattaforma troviamo infatti prodotti del calibro di House Of Cards, Arrested Development, Orange Is The New BlackDaredevil, i quali ci dimostrano che vi è un occhio di riguardo anche verso la qualità della scrittura, la quale viene vista come essenziale ai fini del raggiungimento di un numero sempre maggiore di appassionati.

I network generalisti non sembrano aver raccolto la sfida lanciata da Netflix e danno l’impressione di non stare al passo con i tempi e con le esigenze degli spettatori che stanno radicalmente cambiando il loro approccio alla visione.
Che Netflix rappresenti davvero una nuova frontiera, un nuovo e decisivo passo nel modo di intendere la serialità?

 

Piero Di Bucchianico

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