Nessun dorma! Scopriamo la Turandot di Puccini

Se qualcuno dovesse chiedermi quale secondo me sia la storia d’amore più grande non avrei problemi a ignorare Romeo e Giulietta e Jack e Rose, e risponderei chiamando in causa Calaf e Turandot.

La locandina originale della Turandot

Ma chi diavolo sono questi due tizi?, chiederete voi. Eppure Calaf lo conoscete, ne sono sicura. Lo avete sentito cantare la sua romanza d’amore centinaia di volte, solo che non lo sapete. Senza confondervi ulteriormente arriviamo dritti al punto introducendo la Turandot di Giacomo Puccini (Lucca, 1858 – Bruxelles, 1924), composta a partire dal 1920 e lasciata incompiuta a causa della morte del compositore.

La prima avvenne nel 1926 alla Scala di Milano, diretta da Arturo Toscanini. Troverete l’opera completa qui: prendete i pop corn e gustatevela da soli o in compagnia. Se poi siete delle psicopatiche vendicative fate vedere al vostro ragazzo quanto è fortunato: per conquistarvi avrebbe potuto essere costretto a risolvere degli enigmi a costo della sua stessa testa. Turandot, infatti, è una gelida principessa che sposerà soltanto un pretendente di sangue reale in grado di risolvere tre difficilissimi enigmi da lei proposti; chiunque non sarà in grado verrà decapitato.

Nel primo atto assistiamo proprio al momento dell’esecuzione di uno di questi poveracci. Tra la folla c’è Timur (basso), un vecchio e cieco re tartaro spodestato, che per la confusione cade a terra; Liù (soprano), la sua fedele serva, chiede aiuto. Arriva Calaf (tenore), che riconosce nell’uomo suo padre e i due si abbracciano commossi. Calaf prega Liù e il padre di non rivelare il suo nome, perché potrebbe essere molto pericoloso. Nel frattempo arriva il condannato: la folla, vista la giovane età del tizio, invoca la grazia.

Ma Turandot (soprano) appare e con un gesto spedisce il malcapitato all’altro mondo. Calaf, che prima aveva maledetto la principessa, la vede e pensa “ah, ma quindi è bona” e se ne innamora perdutamente. Decide di tentare di risolvere gli indovinelli, ma Ping, Pong e Pang, tre ministri imperiali (sono così adorabili!) cercano in tutti i modi di dissuaderlo. Anche Liù, che, poverina, è innamorata persa di lui, cerca di impedirgli di commettere questa sciocchezza. Calaf la consola (Non piangere Liù – Spotify / YouTube) e le raccomanda il padre, poi suona tre volte il gong. Turandot appare e accetta la sfida.

Il secondo atto si apre con Ping, Pong e Pang che si lamentano di dover seppellire ogni volta dei poveri scemi quando vorrebbero semplicemente starsene in panciolle nei loro possedimenti in campagna. Davanti alla reggia tutto è pronto per la cerimonia. Sono tutti presenti, anche Timur e Liù. L’imperatore dice di nuovo a Calaf di lasciar perdere, ma il principe è veramente testardo.

Entra in scena Turandot, che spiega perché non si lascia semplicemente corteggiare con una cena fuori e un mazzo di fiori: molti anni prima il suo regno era caduto nelle mani dei tartari, e una sua antenata era finita nelle mani di uno straniero. In suo onore la principessa ha giurato che non si sarebbe mai fatta possedere da un uomo: per questo ha inventato i tre enigmi, convinta che nessuno li avrebbe mai risolti.

Per la gioia di Turandot invece Calaf li risolve tutti, e lei, incredula, si getta ai piedi del padre supplicandolo di non consegnarla allo straniero. Ma il padre la apostrofa con un “e mo’ t’attacchi”, così Turandot ammonisce Calaf: avrà soltanto una sposa piena di odio. Calaf si inventa un nuovo modo per far colpo su di lei: se riuscirà a conoscere il suo nome, lui le offrirà la sua vita.

E’ notte fonda nel terzo atto: a Pechino c’è un gran fermento. Nessuno deve dormire, ma tutti devono cercare di scoprire il nome del principe misterioso. Calaf intanto è sveglio, convinto di vincere. Ed è qui che fa il suo ingresso la romanza d’amore di cui vi parlavo prima. Sicuramente avrete già sentito Nessun dorma da qualche parte. Se avete un vuoto di memoria rinfrescatevela qui o qui, e sentite quanto è bella e appassionata questa romanza di un uomo profondamente innamorato di una, passatemi il termine, stronza. Prendetevi una mezza giornata per apprezzare la bellezza di questa musica.

La Turandot all’Arena di Verona

Ping, Pong e Pang interrompono però l’atmosfera, offrendo inutilmente a Calaf qualsiasi cosa pur di conoscere il suo nome. Nel frattempo Liù e Timur vengono portati davanti ai tre ministri per essere interrogati da Turandot. Liù, per difendere Timur, afferma di essere la sola a conoscere il nome del principe ignoto, ma si rifiuta di dirlo.

Subisce molte torture, ma continua a tacere, riuscendo a stupire Turandot: lei le chiede cosa le dia tanta forza per sopportare le torture, e Liù risponde che è l’amore a darle questa forza. L’aria di Liù, Tu che di gel sei cinta (YouTube e Spotify), strazia il cuore. Immaginatevi il dolore di una donna che vede l’uomo che ama desiderare un’altra. Turandot è turbata da questa dichiarazione, ma non cede. Liù, sapendo che non riuscirà a tenerlo nascosto ancora, strappa di sorpresa un pugnale ad una guardia e si trafigge a morte.

E’ qui che il maestro Toscanini smise di dirigere, si rivolse al pubblico e disse: “Qui termina la rappresentazione, perché il maestro è morto”. A lungo si è discusso sull’incompiutezza di questa opera. Certo è che Puccini non riuscì a completarla a causa del suo stato di salute (aveva un tumore alla gola), ma alcuni studiosi pensano che il compositore non sia stato in grado di trasformare Turandot da gelida principessa a donna innamorata, e che perciò si sia fermato al coro funebre per Liù.

Turandot e Calaf restano quindi da soli, e in un primo momento Calaf è arrabbiato con lei perché ha provocato troppo dolore, ma non riesce a liberarsi del suo amore per lei. Turandot dapprima lo respinge, ma poi ammette di aver avuto paura di lui la prima volta che l’aveva visto, e di essere ormai travolta dalla passione. I due, alla fine, si baciano. Turandot, molto orgogliosa, supplica il principe di non volerla umiliare, così Calaf le fa il dono della vita e le rivela il nome; saputolo, potrà perderlo, se vuole. Il giorno dopo, davanti al palazzo reale, davanti al trono imperiale è riunita una grande folla. Turandot dichiara pubblicamente di conoscere il nome dello straniero: «il suo nome è Amore». Così Calaf riesce ad ottenere l’amore della principessa.

Ditemi se questa non è la storia d’amore più bella che abbiate mai sentito. E ditemi che siete d’accordo a fare un flash mob in Piazza del Campo cantando Nessun dorma alle tre di notte. La prossima settimana tutti i dettagli!


Federica Pisacane

4 thoughts on “Nessun dorma! Scopriamo la Turandot di Puccini

  • La Turandot è una delle mie opere preferite soprattutto interpretata dal grande Luciano Pavarotti ogni volta ho i brividi. Amo molto anche Puccini,immenso compositore. Grazie per questa bella critica ….

  • Tutto vero ma al posto di Calaf, io Turandot l’avrei mandata a remengo a metà di “tu che di gel sei cinta” e mi sarei sposato con Liù

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