Teatro

“Viaggio al termine della notte”: Elio Germano e Teho Teardo non sbagliano

Ieri sera al Teatro dei Rinnovati è andato in scena “Viaggio al termine della notte”, interpretato da Elio Germano con musiche di Teho Teardo. Questo terzo appuntamento ha impreziosito ulteriormente il percorso della rassegna “Rinnòvati Rinnovati” confermandone la direzione artistica, orientata all’esplorazione di ambiti espressivi sofisticati e sperimentali. (Per il precedente spettacolo, si legga l’articolo di Fabiana: Utoya).

“Viaggio al termine della notte” è un romanzo del 1932 di Louis-Ferdinand Céline, che cattura con cinica lucidità la miseria umana sullo sfondo degli orrori della Grande Guerra e dell’ascesa della società di massa. La trasposizione di Germano e Teardo evoca pienamente l’atmosfera del romanzo e le due interpretazioni, seppur avvalendosi di veicoli espressivi diversi, si fondono in un’unica partitura di voce, chitarra, archi e suggestioni elettroniche.

Dopo un iniziale disappunto per l’uso del microfono da parte di Elio Germano, appare evidente la motivazione artistica della scelta: grazie all’amplificazione della voce, l’attore riesce a restituire la dimensione sussurrata e intimistica del testo e lo scambio dialettico tra i vari personaggi. È sorprendente la corporeità di Elio Germano, che pur rimanendo seduto per tutta la durata dello spettacolo, incarna lo sforzo fisico ed emotivo di Céline nell’esplorazione cupa e sofferta della notte dell’umanità. Osservando Germano balza subito alla mente la celebre sentenza di Charles Bukowski: “Mi piace Céline perché si è tolto fuori le viscere e ci ha riso sopra”.

L’apporto musicale di Teardo e del terzetto di archi talvolta tradisce l’idea di unico spartito voce-musica, estendendosi fino a suggerire la presenza di veri e propri intermezzi che ci allontanano eccessivamente da una equilibrata compenetrazione di voce e musica. Non si tratta, però, di intervalli veri e propri, poiché seppur distanziando lo spettatore dalla lettura, i brani musicali addensano l’atmosfera, traghettando il pubblico verso l’incontro con il magma emotivo di Céline.

“Viaggio al termine della notte” risulta uno spettacolo “intellettuale”, ma senza velleità intellettualistiche. Vuole essere evocativo e non libresco (e ci riesce perfettamente), permettendo la fruizione anche da parte di chi non ha letto il romanzo. E, permettetemi di concludere con un commento poco accademico… finalmente un attore tendenzialmente cinematografico che sale su un palco teatrale e ci fa esclamare: “È bravo!”.

Valentina Carbonara

 

v.carbonara

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