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#uReview: Alt-J – "This Is All Yours"

Di solito la copertina di un album è vista come un elemento di importanza relativa, utile solamente ad accattivare quella parte del pubblico che non conosce l’artista o il gruppo che lo ha pubblicato. In realtà, la cover è talvolta un piccolo “indizio” di ciò che poi troveremo all’interno del disco. E’ il caso degli Alt-J e del loro ultimo lavoro, “This Is All Yours”. Perché, chiederete voi: a fine recensione vi sarà spiegato.

Gli Alt-J tornano in questo 2014 con i loro secondo album, dopo che il debut, “An Awesome Wave”, datato 2102, aveva convinto sostanzialmente tutti, proponendo un riuscito sample di indie-pop condito con atmosfere electro. Un esordio così non poteva non creare parecchie aspettative per il seguito, che, lo anticipiamo, non le delude affatto.

“This Is All Yours” è un disco che contiene parecchie trovate geniali, alle volte lascia spiazzato l’ascoltatore, e in generale dimostra una capacità di scrittura davvero notevole. Quello che stupisce è la familiarità degli Alt-J con la materia musica: nelle loro mani essa si plasma per creare di volta in volta paesaggi diversissimi. Capiterà, ascoltando questo disco, di trovarsi in “posti” diversi tra canzone e canzone, e addirittura di cambiare completamente registro nello stesso brano. Tutto questo è ottenuto senza sacrificare ciò che, in musica, è l’aspetto principale: la comunicatività. Ogni nota ha lo scopo di dire qualcosa a chi la ascolta, e qui niente è lasciato al caso. Anzi, si ha la sensazione, ascoltando “This Is All Yours”, di percepire uno strato sotteso al semplice ascolto, un messaggio, piccolo o grande che sia, un senso generale che lega le canzoni e dà al tutto quasi un’aura di sacralità.

Come gli Alt-J hanno raggiunto un tale livello di abilità compositiva? Semplicemente, facendo ciò che vogliono. Quella che per molti cantanti o band è una prova temutissima (quella del famigerato secondo album), per i tre di Leeds si è rivelata essere poco più che un gioco. In questo disco hanno inserito elementi presi da universi lontanissimi tra loro, tutti con lo scopo di dipingere (questa metafora tornerà in conclusione) il loro quadro. Ad esempio, nel singolo “Hunger of the Pine” troviamo accostati un campionamento della voce di Miley Cyrus e una sorta di mantra conclusivo, recitato in francese («Une immense espérance a traversée la terre / Une immense espérance a traversée ma peur»), che tra di loro sembrano avere ben poco a che fare, ma che alla fine contribuiscono all’atmosfera astratta e quasi onirica del pezzo. Oppure, provate ad ascoltare un brano come “Every Other Freckle”, ed ascoltate per quante volte gli Alt-J cambiano registro stilistico, senza tuttavia perdere di coerenza. Le sorprese sono anche tra brano e brano: dopo un blues rock come “Left Hand Free”, chi si sarebbe aspettato un intermezzo così atipico come “Garden of England”? In sostanza, si può dire che la band di Leeds non si è “piegata” alle leggi del marketing musicale, ma ha anzi proseguito imperterrita sulla sua strada, coerente con le sue (stravaganti) idee, e capace di portare sul mercato un prodotto così eterogeneo e al contempo così godibile.

Il pretesto “narrativo” di “This Is All Yours” è un viaggio nella città giapponese di Nara. In realtà, quello che gli Alt-J hanno fatto in questo album è narrare molteplici viaggi, ognuno di essi con la sua particolare colonna sonora. Per richiamare la metafora pittorica, e per ricollegarci al discorso iniziale sulla cover, possiamo dire che per “This Is All Yours” essa è un manifesto preciso di ciò che ci troveremo ad ascoltare: la “tela” su cui la band inglese ha dipinto è pregna di tantissimi colori, diversi l’uno dall’altro, ma che nella visione d’insieme risulta indiscutibilmente bellissima.

 

Giacomo Piciollo

G.Piciollo

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