Un gruppo di quattro ragazzi è stato responsabile di un progetto ambizioso, uniti da un ambiente comune e dalla voglia di mantenere salda la comunicazione tra studenti anche in un momento difficile come quella del lockdown. Volete scoprire un’app che vi permetterà di conoscere nuovi amici in modo unico?
Continuate a leggere, non ne rimarrete delusi: abbiamo fatto una chiacchierata con chi ha sviluppato uno strumento piuttosto curioso.
Ciao Simone! Presentaci il team e raccontaci qualcosa di voi.
Siamo un gruppo di amici del Dipartimento di Ingegneria dell’informazione e Scienze Matematiche di Siena. Io e Alessio stiamo completando la laurea magistrale in Computer and Automation Engineering, Claudia in Engineering Management e Sara sta facendo il dottorato in Ingegneria.
Io sono un grande appassionato di Intelligenza Artificiale, Alessio si sta specializzando in Computer Vision, Sara si occupa di cooperazione uomo-robot e Claudia è interessata all’Operational Excellence.
Quale idea che ha portato alla nascita di questo progetto?
Uniglue nasce come un gioco tra amici durante una delle numerose chiacchierate in videocall in questo periodo di lockdown. In una pausa dallo studio, scherzando sulle vecchie abitudini di cui siamo stati privati, ci siamo accorti di come in qualche modo quella socialità allargata, fatta di una moltitudine variegata di persone che incroci ogni giorno per i corridoi della facoltà, mancasse a tutti noi.
Perché l’università è fatta anche di questo, di persone che magari non conosci ma con cui scambi sempre volentieri due parole e qualche appunto. Improvvisamente gli studenti di tutta Italia, abituati come noi a condividere tutta la giornata con i propri colleghi, tra lezioni, studio ed un caffè, si sono ritrovati privati di questa importante forma di socialità.
Così abbiamo iniziato a pensare a come avremmo potuto, anche solo in parte, cercare di trovare un rimedio a questa situazione. Ci siamo accorti che non esisteva nessuna piattaforma pensata esclusivamente per gli studenti universitari. Abbiamo quindi deciso di metterci in gioco e provare a colmare noi questa mancanza.
Come funziona Uniglue?
L’idea è quella di favorire la nascita di nuovi contatti tra studenti, sia all’interno del proprio ateneo che, più ad ampio raggio, fra tutte le facoltà d’Italia. Le caratteristiche distintive di Uniglue sono quindi l’appartenenza alla comunità universitaria, che viene verificata in una fase di validazione iniziale tramite una casella mail istituzionale riconosciuta, e l’enfasi posta sugli interessi dei ragazzi iscritti.
Per registrarsi, infatti, è necessario rispondere ad un quiz pensato per rivelare interessi e tratti di personalità. Abbiamo progettato anche uno spazio in cui l’utente si può descrivere liberamente: il testo verrà analizzato da un algoritmo basato sull’intelligenza artificiale per estrarne i tratti salienti. A quel punto, quando Uniglue avrà raggiunto una massa critica di iscritti, gli utenti verranno associati sulla base delle risposte che hanno fornito e quindi basandosi sui loro interessi e sulla loro personalità, cosa del tutto nuova per un social network di questo tipo.
E l’interazione? Come ha luogo?
L’interazione si sviluppa come un gioco: nessun dettaglio viene rivelato sul match, a parte il suo ateneo, il suo nome e una foto sfocata. Via via che la conversazione procede, e quindi che i due studenti si conoscono, la foto sarà sempre più nitida. Dopo un certo numero di interazioni, agli utenti sarà infine permesso di scambiarsi i contatti social. A quel punto l’identità del match sarà rivelata, e si potrà decidere quindi se proseguire la conoscenza secondo le modalità più usuali oppure cercare un nuovo match.
I luoghi di ritrovo virtuali più frequentati dagli studenti sono e resteranno i social network. Uniglue vuole però essere un canale iniziale in cui gli utenti si possano conoscere in libertà e spontaneità, alimentando la propria curiosità ed evitando i condizionamenti sociali delle tipiche vetrine social.
Ad oggi Uniglue è già disponibile sotto forma di webapp, raggiungibile da tutti al sito uniglue.it, ed è pensata per essere utilizzata sia sugli smartphone che navigando da computer.
Da ottobre, quando forse potremo ritornare in aula, avete intenzione di mantenere queste linee o di aggiungere nuove funzionalità?
È vero che uniglue è nata in un contesto di forti limitazioni alla socialità ordinaria, ma ha degli aspetti interessanti che vanno al di là del particolare momento. Pensiamo, ad esempio, all’accento che poniamo sugli interessi dei ragazzi iscritti.
La nostra priorità è stata di rendere Uniglue attiva e funzionante il prima possibile, per colmare lo spazio vuoto che la chiusura delle università ha lasciato negli studenti di tutta Italia. Ma siamo già proiettati al futuro, e abbiamo tante idee da sviluppare per rendere uniglue sempre più interessante e utile per i nostri colleghi!
Quali sono le dinamiche che gli studenti hanno più apprezzato rispetto all’utilizzo di social network o piattaforme chat?
Siamo ancora in fase di lancio, ma i feedback che abbiamo ricevuto sono molto incoraggianti. Agli studenti piace l’idea che sia una cosa “per universitari” e che l’abbiano fatta altri universitari come loro. Hanno trovato curiosa anche la scelta, anticonvenzionale, di non mostrare da subito la foto del match ma di scoprirla a poco a poco.
Infine, molti hanno trovato carino il test per iscriversi: un modo divertente e alternativo per parlare di sé. A quanto pare siamo riusciti a far arrivare l’idea!
Preferite quindi un approccio puntato sulla scoperta e sulla conoscenza dell’altro/a. Pensate che questa modalità prenderà piede in futuro?
Abbiamo scelto questa strategia perché pensiamo che non si debba giudicare un libro dalla copertina, ma che siano più importanti i contenuti.
I social network sicuramente hanno dato grande sviluppo a questo processo di conoscenza superficiale, ma forse incominciamo ad essere saturi di questa sovraesposizione all’immagine e alle apparenze. Noi riteniamo che sia possibile conoscere persone in maniera più profonda anche utilizzando una piattaforma di comunicazione tecnologica.
Crediamo che questa sia la naturale evoluzione della comunicazione su internet e speriamo che i tempi siano già maturi.
Uniglue è nata dalla passione per la disciplina che studiate. Cosa vi ha insegnato lavorare a questo progetto?
Sicuramente ci ha permesso di applicare le nostre conoscenze e di migliorarle. Ci si può anche appassionare ad un progetto per un esame, ma ideare qualcosa di concreto, autonomo e creativo è tutta un’altra cosa.
Ti mette davanti a problemi pratici oltre che tecnici, come la user experience degli iscritti o le politiche di trattamento dei dati, che generalmente non si insegnano all’università (o almeno non a ingegneria). Pensiamo quindi di essere cambiati in senso positivo (ma questo è solo l’inizio!), di aver acquisito migliori competenze sia nella nostra disciplina sia in altri ambiti più applicativi. Oltre alle soft skills, sicuramente importanti, come l’organizzazione e il lavoro di gruppo.
Incoraggereste la facoltà di ingegneria a proporre più esperienze di questo tipo agli studenti visti i risultati del vostro progetto?
Sarebbe bello se l’università si adoperasse per facilitare la costituzione di gruppi di studenti, possibilmente multidisciplinari, per la realizzazione di progetti rivolti al mondo del lavoro o, più in generale, alla società e allo sviluppo sostenibile.
Sarebbe un modo costruttivo di mettere alla prova le proprie competenze in progress e imparare a lavorare in gruppo per il raggiungimento di un obiettivo.
Se volete provare questa piattaforma e seguire gli aggiornamenti di Uniglue, trovate di seguito un video introduttivo linkato direttamente alla loro pagina Instagram.
Giovanni Battista Della Posta