Eleganza.
Si può cercare di impararla, di copiarla e di imitarla, ma anche l’allievo più attento non sarà pari al maestro. Se, dunque, l’eleganza è una caratteristica innata, lo stesso non vale per l’educazione. Crescendo, ci si rende conto dell’importanza essenziale dell’educazione: il punto è riuscire a maturare prima dei settantacinque anni.
Tratto caratteristico, distintivo e sicuro di eleganza è cominciare a trattare con la dovuta sensibilità tutte le convenzioni e usanze che rientrano in questa rubrica. Come si diceva qui, è ad esempio sconsigliabile dire ‘buon appetito‘ o ‘cincìn‘, ma è vietatissimo guardare male chi utilizza queste formule bruttine.
Infine, diffidate sempre di chi vi dirà che l’educazione limita la spontaneità e i sentimenti: è gente che non conosce l’educazione dei sentimenti. «Dove buon tuono della società non v’è o non si cura, quivi la morale manca d’ogni fondamento e la società d’ogni vincolo, fuor della forza, la quale non potrà mai né produrre i buoni costumi né bandire o tener lontani i cattivi». La frase è di Giacomo Leopardi, uno che di sentimenti se ne intendeva.
E-mail.
Anche se la comunicazione telematica è, per definizione, rapida e breve, un’e-mail ben scritta richiede del tempo. Assicuratevi innanzitutto di avere un’indirizzo di posta decoroso (k0cc0lin0_97 è da evitare, cosa ne dite?) e di scrivere con il vostro account personale per mail di carattere personale, con il vostro account istituzionale per le comunicazioni relative all’università.
Ricordate di specificare sempre l’oggetto, che non deve essere criptico ma deve sintetizzare perfettamente il contenuto del vostro messaggio. L’aggettivo di circostanza che precede l’appellativo del destinatario va scelto in una scala che, dal più formale al più informale, comprende: egregio/spettabile – gentile – caro. Dopo l’aggettivo, va posto il cognome del destinatario preceduto dal titolo: dottore/dottoressa – professore/professoressa – avvocato/ingegnere e così via. In caso di dubbio, potete sostituire questa ingombrante formula di appellativi con un più agile saluto (buongiorno/buon pomeriggio/buonasera: eviterei ‘salve’). A questo punto, come in una lettera cartacea, virgola e a capo.
Specificate ora chi siete e la ragione per cui scrivete: valgono le regole della bella punteggiatura più o meno apprese alle elementari. Accorgimento : evitate le maiuscole reverenziali (‘chiederLe’, ‘duenque Le scrivo’). Dopo il corpo del testo, concludete con i saluti passepartout (‘cordiali saluti’ e simili) e ringraziando anticipatamente per la risposta. Evitate l’aggiunta del PS: se volete comunicare una cosa, scrivetela nel corpo della mail.
Esami.
Occasione per eccellenza in cui fare una buona impressione, soprattutto se si tratta di appelli orali. Dimmi come ti vesti e ti dirò chi sei: se troppo elegante dai troppo peso alla prova, se troppo casual sembrerai lì per caso. Evitare quindi gli eccessi e cercare di lasciare a casa tute, sandali, cravatte, giacche e minigonne. In caso di test scritti, vestirsi in un certo modo aiuta a sentirsi più sicuri. Anche in questo caso, dimenticate quindi a casa la tuta formato gattaro/a.
Il trucco per fare una bella figura è, in effetti, arrivare preparati. So che è una banalità ma vi assicuro che aiuta. Quando il primo candidato esce, accerchiarlo in massa strillando ‘COSA TI HA CHIESTO?’ non è una buona idea. Specialmente se non si conosce il malcapitato. Altra cosa sgradevole è tediare chiunque con i propri dubbi, ribadire anche ai muri che si verrà bocciati, ripetere date e nomi a casaccio come fossero incantesimi. Non vi aiuterà, a meno che non vogliate essere percossi dagli altri esaminandi e dunque riportati a casa in barella.
Durante il colloquio, parlate adagio e con sicurezza. Provate a non gesticolare troppo: aiuta in questo caso appoggiare le mani sulle ginocchia e pensare di avere i gomiti incollati alle costole. Cercate il contatto visivo con chi vi sta interrogando ma, soprattutto, mai rimanere zitti. Dite qualcosa, sempre, qualsiasi cosa. Starete in silenzio dopo, quando in camera vostra vi chiederete disperati come mai non vi è venuta in mente la risposta giusta.
Se la prova va male, non piangete fuori dall’aula, ma non piangete nemmeno dentro l’aula. La cosa più ridicola che mi è capitata è di vedere piangere anche quando l’esame era andato bene. Ricordo che è una prova tra mille, non un premio Oscar.
Mattia Barana.