#unibonton: cellulare, coinquilini & conversazione. Agile guida alla vita di tutti i giorni.

Cellulare.

Lo smart phone ci ha rivoluzionato la vita, non sempre in meglio. Suona sempre troppo o troppo poco, raramente nelle occasioni giuste. Considerarlo semplicemente un oggetto utile è diventato impossibile da quando le sue app ci hanno totalizzato la vita. Molto più intelligente della metà dei concorrenti del GF vip, è tra le invenzioni moderne quella che richiede più educazione:

  • La suoneria è spesso troppo chiassosa, inadatta al luogo e all’occasione. Buona norma è metterlo in silenzioso quando si è a lezione o si chiacchiera con qualcuno: se siete smemorati come me, impostare la vibrazione perenne è la soluzione;
  • Il numero di cellulare è più privato della chat su facebook: se contattate una persona che non ha il vostro numero, presentatevi e comunicate chi vi ha passato il suo recapito telefonico;
  • Le cover. Parliamone. Personalizzarle sì, ma il buon gusto! Immagino archeologi che, incuriositi, tra 2 000 anni si chiederanno cosa ce ne facessimo di un parallelepipedo di plastica recante un voluminoso unicorno glitter o uno Spongebob grande quanto una TV al plasma;
  • Visualizzare e non rispondere è un’arma a doppio taglio;
  • Strillare al telefono sul pullman dovrebbe comportare una multa più salata rispetto alla mancata obliterazione;
  • Smanettare per ore con il cellulare a lezione è educato quanto giocare per due ore all’impiccato con il vicino di banco, ma sicuramente meno divertente. Nel dubbio, riponete il cellulare (o la carta e la penna) e fingete di ascolatare.


Coinquilini.

La sfida dello studente fuori sede.

Innanzitutto, convivere con qualcuno che non si conosceva prima è più semplice che andare ad abitare insieme ad un proprio amico/a. Le aspettative sono più basse e la minore confidenza evita disastri e conflitti nucelari.

Non c’è una ricetta unica per la perfetta convivenza: i casi sono sempre diversi così come sono diverse le sfaccettature dell’animo umano. L’importante è cercare di rispettare i tempi, gli orari, le abitudini e gli spazi degli altri. Distinguere chiaramente quello che è in comune e quello che è privato è un primo passo per una serena convivenza. Può essere utile stabilire mansioni e turni, dopodichè, gentilezza, sensibilità e garbo faranno il resto.

Da evitare come la peste: invadere spazi altrui quando non richiesto, attaccarsi alle piccole cose, trattare la casa come fosse solo propria, non rispettare le proprie mansioni, far arrivare amici a frotte senza previo avviso.


Conversazione.

Arte meravigliosa: senza ambire al ritorno ai fasti dei caffè settecenteschi, è bene ricordare due principi fondamentali, cioè la velocità e la leggerezza.

Per velocità s’intende la capacità del passare – in maniera credibile – da un argomento all’altro appena un minuto primadi veder sbadigliare i propri interlocutori. Evitare di vedere stramazzare a terra chi sta chiacchierando con noi come Livia Fusco quando tenta una spaccata in diretta è l’obittivo numero uno. La leggerezza, invece, è lo straordinario elemento di ironico gioco che dovrebbe essere presente in ogni conversazione – e che rende quest’arte ancora apprezzabile nel 2017 -. Unico appunto: evitate le barzellette, a meno che non siate un politico lombardo ottantenne.

Le conversazioni più strambe con i personaggi più strambi nascono, lo si sa, in coda agli esami. Quei momenti magici sono destinati a finire nel giro di qualche ora: salutarsi per strada quando ci si incontra resta comunque obbligatorio, anche se potrà essere stranamente imbarazzante.


 Mattia Barana.

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