Periodi fatio di equilibri delicatissimi: si accumulano attorno alle feste tutte le scadenze, spesso affrontate da chi ha già la testa da un’altra parte. C’è chi odia ogni ricorrenza e chi le venera tutte: non importa da che parte stiate, cercate di non infastidire chi non la pensa come voi. Il bon ton è un accessorio non costoso e non griffato che potrà rendervi molto più empatici. Purtroppo, come tutti gli accessori non costosi e non griffati, non ha grandi cultori.
Importante: sotto le feste non si lascia il ragazzo/la ragazza. Mai.
Alle feste si accompagna lo scambio dei doni. Saper donare è praticamente una professione: tenete a mente che il regalo, in un qualche modo, vi rappresenta. Un ambasciatore non deve mai potare i messaggi sbagliati. Quando vi ringrazieranno per un regalo, non rispondete ‘è solo un pensierino’: non lo è mai. La finta modestia è irritante (e se è davvero solo un pensierino, non servirà specificarlo). Un dono ricevuto si accoglie con un ringraziamento sincero (oppure un filo cortese: l’importante è ringraziare). Dopotutto, qualcuno avrà speso del tempo per procurarvi quel presente, ed è giusto che venga riconosciuto. Il bon ton non è come il galateo: non è uguale per tutti. Il dono più bello allora andrà alla zia malata, il posto d’onore al nonno vedovo.
Cercate sempre di rimanere nel solco dell’aurea via di mezzo quando scegliete un regalo: eviterete di regalare una presina a chi vi porge un i-phone o viceversa. Desiderate cambiare il regalo? Recatevi nel punto vendita con lo scontrino di cortesia, comportandovi in maniera più garbata del solito. Ricordate: state chiedendo un favore. Volete invece riciclare il regalo? Fatelo con cautela perchè il serpente si mangia la coda e il regalo, a forza di girovagare, può essere intercettato dal mittente o, peggio, può tornargli. Il riciclo è uno sport accettato: l’importante è che dietro ci sia un pensiero (sarà adatto o non sarà adatto?).
Prova di forza: siamo italiani stereotipati o ragazzi educati?
In mensa – e in generale – non è cosa gradita costringere qualche povero amico a tenerci il posto. La coda la si fa tutti assieme: evitate quegli episodi orrendi in cui uno tiene il posto a centosei persone che arrivano quaranta minuti dopo.
Potrebbe essere superfluo dirlo, ma non si supera. La società moderna premia i furbi, ma preferisce gli educati. Scegliete chi volete essere e agite di conseguenza.
Evitate di sbuffare, lamentarvi, gemere, guaire e quant’altro. Guardatevi attorno: non siete gli unici ad essere in coda. Raddrizzate la schiena, sistematevi il colletto e dispensate sorrisi: renderanno l’attesa meno gravosa a tutti.
Mattia Barana.
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