#uCinema: GRAN BUDAPEST HOTEL

Il Grand Budapest Hotel è un sontuoso albergo situato nell’immaginaria città di Zubrowka.

Del suo glorioso passato è però rimasto solo l’involucro, una gigantesca struttura ormai semivuota, con pochissimi clienti. Tra loro vi è uno scrittore (Jude Law) che desidera saperne di più sul proprietario dell’hotel e sulla sua storia. Il regista Wes Anderson ha dichiarato di essersi ispirato, per questa sua ultima pellicola, ai lavori dell’autore tedesco Stefan Zweig, e questo è evidente in primo luogo nella struttura narrativa. Come e più che in “Amok”, infatti, troviamo applicato il principio di storia nella storia: l’intero film non è altro che il racconto narrato dal proprietario del Grand Budapest e riportato dall’innominato scrittore in un suo libro. Abbiamo così tre piani di azione, dalla cornice romanzesca per finire nell’azione vera e propria, che però non creano confusione nello spettatore, e anzi mantengono il film godibile e vivace.

La “main story” riguarda monsieur Gustave H. (Ralph Fiennes), di fatto direttore dell’albergo nel periodo tra le due guerre mondiali. Egli è un uomo eccentrico, amante del bello e seduttore di anziane clienti del suo hotel ma, fondamentalmente, buono. Incarna il messaggio dell’eroe senza esserlo, simboleggia una sorta di protesta silenziosa contro la perdita di valori dell’umanità. Una delle sue fiamme, forse la più importante, Madame D., muore in circostanze misteriose. Nel suo testamento ella lascia a Gustave un quadro assai prezioso, Ragazzo con mela di tale Van Hoytl il giovane (in realtà mai esistito). Ciò manda su tutte le furie il figlio della anziana signora (Adrien Brody) che cerca in ogni modo di rimettere le mani sul dipinto. Il plot, in apparenza piuttosto banale, tra le sapienti mani di Anderson diventa materia interessantissima. In primis, le atmosfere del film sono magistrali e riprese, per ammissione dello stesso regista, dallo stile dei Lubitsch e dei Wilder, in una sorta di omaggio decisamente riuscito. Ciò che però, a nostro avviso, rende “Grand Budapest Hotel” il piccolo gioiello che si rivela essere, sono i personaggi. Un caleidoscopio estremamente vario e dai colori accesissimi, che non smette praticamente mai di rivelare sorprese.

Qualcuno potrebbe dire che i film di Wes Anderson sono tutti uguali. Ci sono molti modi in cui questa affermazione potrebbe essere interpretata, gran parte dei quali in realtà veri. Il dubbio che ci assale leggendola però è il seguente: è questo un difetto? La verità è che il regista americano sa confezionare ottime storie, magari con tematiche vicine tra loro, ma sempre godibilissime. Forse mai come in questo caso, al centro della storia c’è proprio l’arte di raccontare: in effetti la costruzione “a scatole cinesi” evidenzia proprio questa centralità: protagonisti sono non uno, ma ben due narratori. Fondamentale, tra i due, è Zero, prima assistente di monsieur Gustave che ha quindi vissuto in prima persone le sue avventure, e poi testimone di tali peripezie per lo scrittore e, indirettamente, per il suo pubblico.

Un altro elemento che impressiona in positivo, in questa produzione, è il cast: più che i grandi nomi, sorprende come le scelte della produzione siano ricaduti su attori decisamente eterogenei, ma che alla prova dei fatti si sono rivelati perfetti nei rispettivi ruoli. Non ci sentiamo di eleggere un migliore, ma tra i vari Ralph Fiennes, Adrien Brody, Bill Murray, Jude Law, Willem Dafoe e così via, c’è davvero da “leccarsi i baffi”.

In conclusione, “Grand Budapest Hotel” è un film riuscito. Divertente ma non banale, saprà farvi dimenticare del mondo che vi circonda grazie ad un’ambientazione eccellente, una storia appassionante e dei personaggi azzeccatissimi. Potrebbero essere trovate alcune implicazioni sottese alla trama, ma questo lo lasciamo alla vostra interpretazione, perché il bello di questo film è anche il trovare spiegazioni e morali diverse di volta in volta. Aggiungeteci anche un finale che vi farà riflettere non poco ed ecco pronta la pietanza preparata per voi dai cuochi del Grand Budapest. Siamo sicuri che non vi accontenterete di un unico soggiorno tra le sue mura, ma che tornerete parecchie volte a trascorrervi le vostre vacanze.

Giacomo Piciollo

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