The Tallest Man On Earth è il progetto solista di Kristian Matsson, nato nel 2006 e giunto, con questo Dark Bird Is Home, alla prova del quarto disco. Il singer svedese è stato fin da subito avvicinato dalla critica a Bob Dylan, sia per lo stile del songwriting, sia soprattutto per il timbro vocale, molto particolare ed in grado di dare ai pezzi un flavour unico: un paragone quantomeno azzardato, ma a dirla tutta, non troppo irrealistico. I primi tre album di Mattson sono caratterizzati da sonorità prettamente folk e da un binomio voce-chitarra acustica quasi onnipresente. Questo quarto lavoro in studio si propone di inserire nella formula elementi nuovi e strumentazioni più o meno inedite, con lo scopo di rendere il sound più variegato. Il nostro Kristian sarà riuscito nell’intento?
Il primo singolo estratto da Dark Bird Is Home, Sagres, è un po’ il manifesto di questa nuova tendenza: un pezzo dominato dagli archi, la cui melodia in pratica sostituisce il ritornello. Ci troviamo di fronte al brano più prodotto mai registrato da Matsson, cosa che potrebbe far storcere il naso in partenza a molti fan. In realtà, il tutto funziona egregiamente e non risulta affatto appesantito, segno di un arricchimento del sound operato con criterio e misura. Un arricchimento che si ritrova in molti dei pezzi che compongono il disco: prendiamo come esempio Darkness of the Dream, che presenta piano e tastiere ad accompagnare un incedere ritmato e decisamente coinvolgente. Si passa dalla chitarra elettrica (in pulito) predominante in Singers, a un pezzo come Slow Dance, in cui sonorità tipicamente folk sono accompagnate da un ottimo lavoro dei fiati. In generale ci troviamo di fronte ad un disco che rinfresca il sound di The Tallest Man On Earth con soluzioni strumentali completamente nuove, accompagnate ad un songwriting ormai consolidato e riconoscibile.
Dark Bird Is Home è un album a due facce. Brani come le già citate Sagres, Darkness of the Dream o la scanzonata Beginners compongono la parte “solare”, risultando essere pezzi allegri e positivi. Di contro, abbiamo una serie di canzoni più malinconiche e, in un certo senso, “invernali”. Ad esempio, Little Nowhere Towns, un incantevole dialogo tra voce e piano, oppure la conclusiva title-track Dark Bird Is Home, che si presenta come un classico pezzo di Matsson, senza quelle novità stilistiche che abbiamo trovato lungo il corso dell’album.
In conclusione, possiamo dire che Dark Bird Is Home si è rivelato essere un album nuovo nella forma, ma tradizionale nella sostanza. Se è vero che il songwriting si mantiene sulle coordinate già sperimentate con i precedenti lavori di Kristian, l’aggiunta qua e là di strumentazioni inedite contribuisce in ogni caso a rendere l’ascolto piacevole anche per chi ha conosciuto ed apprezzato tutta la discografia di The Tallest Man On Earth. Consigliato.
Giacomo Piciollo
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