La mia fissazione più vecchia si è incontrata con quella più nuova. Ieri, venerdì 1 marzo, il pianoforte di Sun Hee You si è fuso con il mixer di Martux_m dando vita al miglior concerto di questa stagione della Micat in Vertice. Migliore per ora, ovviamente.
Il palco del Salone dei concerti è illuminato di rosso: la luce avvolge le due statue, proiettando le loro ombre sugli stucchi dorati. Il braccio levato della fanciulla a destra si allunga come un artiglio, mentre l’abbraccio dell’altra diventa minaccioso e possente. Da un lato troneggia un pianoforte a coda; sul lato opposto un mixer. Un’atmosfera decisamente allegra, perfetta per il Carnevale.
E il Carnevale è proprio il primo protagonista della serata: Sun Hee You ha eseguito infatti il Carnevale di Vienna di Robert Schumann, seguito da Cinque preludi op. 15 di Aleksandr Skrjabin e concludendo con Variations op. 41 di Nikolaj Kapustin. La pianista è molto giovane (e anche molto raffreddata): mi aspettavo un abito esagerato, in pieno stile carnevalesco, ma la sua figura era avvolta da un semplicissimo abito rosa che la rendeva, se possibile, ancora più aggraziata. Seduta al pianoforte ci rendiamo conto che la ninfa in verità è capace di esprimere una grande potenza e abilità, costruendo un suono robusto e penetrante, ma anche delicato e avvolgente. Il Carnevale inizia come una festa allegrissima e colorata, per poi virare verso una riflessione sulla caducità dell’esistenza. Forse è quella luce rossa che mi fa provare questa sensazione.
La riflessione intimista si fa più forte con Skrjabin, compositore del tormento sottaciuto. I Preludi sono piccolissimi pezzi che raggiungono rapidamente il climax per poi spegnersi delicatamente. Sun Hee You lascia che le note si librino appena e si posino nelle nostre menti. Con Kapustin, invece, assistiamo a un’inversione di tendenza. Variations op. 41 unisce i suoni del pianoforte classico con quello jazz, ricordando un po’ Gershwin. Che questa commistione di stili sia un preludio (ah ah) a ciò che ci aspetta?
Dopo il consueto intervallo (in cui intorno a me vengono scambiate opinioni sempre molto affettate e mai troppo sbilanciate) inizia la seconda parte del concerto, quella che, sinceramente, aspettavo da quando è stato annunciato il cartellone di appuntamenti. Sun Hee You si è cambiata: al posto dell’abito rosa indossa un paio di jeans, una maglia nera e un chiodo; tra le mani, invece di uno spartito, ha un tablet. Dietro di lei, Martux_m, in jeans e maglia anche lui e con una grossa catena al collo. Ogni traccia di classicismo è sparita.
Non so in che modo potrei descrivere la musica suonata dai due. Le luci alle loro spalle cambiavano, passando da una tonalità di colore all’altra e disegnando via via ombre sempre diverse. Sembrava di stare in un altro luogo, in un mondo separato dal nostro dove c’era solo il beat di Martux_m e la melodia di Sun Hee You che si fondevano, si abbracciavano e creavano qualcosa di nuovo. Non si trattava più di stare seduta sulla sedia ad ascoltare un concerto: era diventata un’esperienza mistica, un’occasione di esplorare i recessi dell’inconscio alla ricerca di una soluzione. Non c’era spazio per la tensione. E Sun Hee You e Martux_m si scambiavano occhiate e cenni come un duo cameristico. L’ordine della musica classica ha fallito ed è stato sostituito da uno nuovo. E sia benvenuto il caos…
Ecco, l’aggettivo che userei per descrivere la musica è “primordiale”. Non c’è niente di più antico dell’unione fra il ritmo e la melodia, fra il battito del cuore e il pensiero. Avrei voluto rimanere ad ascoltare ancora a lungo.
Federica Pisacane.