Studium – L’idea tutta umana, che l’uomo ha di sé

Con questo statement si è aperto il secondo appuntamento del ciclo Studium, dedicato interamente intorno al concetto di umanità e di come questo sia cambiato nel corso dei millenni, adattandosi di volta in volta a società e culture differenti. Un appuntamento che ha avuto un gran numero di partecipanti, tra studenti e non, curiosi e appassionati, neofiti ed esperti, in un mix di persone che ha saputo rendere questo incontro di opinioni un’opportunità per riflettere su un ampio raggio di argomenti.

Ad aprire questo pomeriggio è stato il Prof. Tarcisio Lancioni, che ha saputo includere tutti i presenti in una introduzione intrigante ed esaustiva sul topic principale della giornata: cos’è l’uomo?

Umano, post-umano

Questa domanda che non ha una risposta facile, perché il “confine tra cosa è uomo e cosa non lo è risulta essere quanto mai labile” – soprattutto quando, come si è accennato nel corso dell’evento, ci si avvicina sempre di più a quella che viene definita l’era del Post-Human. L’Intelligenza Artificiale e i progressi della tecnologia sfidano il concetto di umanità in modi sempre differenti e non offrono più all’uomo molto tempo per adattarsi, rendendo anzi le continue innovazioni e scoperte talmente veloci da faticare quasi a stare a passo con i tempi. Come si è arrivati a questa nostra contemporaneità e come è cambiata la concezione che l’uomo ha di sé attraverso i millenni?

Un viaggio millenario

A parlarcene sono stati gli esperti presenti alla conferenza, che uno per volta sono andati a trattare questa domanda attraverso periodi storici profondamente diversi tra loro – andando a scavarne la risposta negli angoli più nascosti e meno evidenti della cultura e della civiltà umana. Assieme sono riusciti a ricostruire la storia dell’umanità interpellando le sue stesse fondamenta, accompagnando i presenti in un viaggio che ha saputo intrattenere e incuriosire in ogni sua tappa.

Cosa significa “modernità”?

La paleoantropologa Annamaria Ronchitelli ha aperto il dialogo introducendo il periodo della preistoria, da troppi ancora ritenuto un periodo primitivo e troppo lontano dall’era moderna. Spesso però non si comprende che

la modernità è un concetto astratto e per nulla scientifico – un concetto che va contestualizzato e deve portare a realizzare che il progresso tecnologico che si ha ai giorni nostri non è per forza più importante di quello che attuavano gli uomini di Neanderthal ai loro tempi.

Pittura parietale di Lascaux

Per ciò che possedevano, la loro conoscenza del terreno e dell’ambiente era qualcosa di straordinario, come interessante era la loro capacità di iniziare a sviluppare il concetto di cosa significasse essere “uomini”, in contrapposizione agli animali. Quelle furono le basi per l’inizio di una lunga tradizione, affascinante quanto mutevole.

La creatività come fattore distintivo

L’archeologa Nicoletta Volante ha successivamente aggiunto la propria esperienza al racconto, introducendo le proprietà immaginative del cervello umano e la sua creatività, collocando la capacità di produrre immagini e di usare un linguaggio simbolico proprio in quel periodo così lontano. E, aggiunge,

la nascita di questo linguaggio simbolico si è riflessa nella cultura visuale che l’uomo sapiens ha riprodotto sulle pareti delle grotte – unico posto sicuro, per quanto buio e amido, per poter sfogare la sua creatività.

Da queste capacità sono nate le prime strutture artificiali dell’uomo, costruite per dare un Ordine alla sua vita – ed è qui, che l’uomo inizia a raffigurarsi come superiore della natura, e non più come suo figlio.

Umani e meno umani

Il classicista Marco Bettalli ci ha poi accompagnato in un viaggio,
breve ma esaustivo, alla scoperta dell’antichità – capace di sradicare un po’ della visione prettamente positiva di quel periodo per sottolineare l’impostazione gerarchica che i greci vantavano di avere nelle loro terre. Una gerarchia che ha portato la popolazione a una percentuale piccolissima di benestanti e la vasta maggioranza di schiavi – gerarchia che ha infine modellato il concetto stesso di umanità in funziona di questa divisione, identificando gli schiavi come “meno umani” rispetto a chi invece era benestante.

Raffigurazioni di schiavi su un vaso greco

La novità del cristianesimo

Il filo del discorso si è poi integrato con le conoscenze congiunte dell’archeologo Marco Valenti e la storica medievale Roberta Mucciarelli, che hanno sottolineato come tra Alto e Basso medioevo il controllo della popolazione fosse diventato ancora più forte e come il cristianesimo abbia infine portato la sua personale visione dell’umanità nell’intera cultura occidentale. Una cultura che da quel momento si è fondata su una concezione del corpo dell’essere umano che inevitabilmente ha modificato il paradigma sociale della nostra storia.

Umanità come processo

Invece, in altre zone e soprattutto in popolazioni indigene, i concetti di umano e umanità sembrano essere dei processi e non delle etichette. E tracce di questa idea sono presenti nelle loro stesse lingue, dove spesso il nome della tribù che li identifica fa riferimento all’”essere umani” – lasciando la libertà agli outsiders, agli esterni, di riuscire con le loro azioni e le loro scelte a entrare a farne parte. Di questo ce ne ha parlato l’antropologo Filippo Lenzi Grillini, che si interroga su dove inizia e dove finisce l’essere umano e che ha avuto modo di interpellare gli ascoltatori sulla riflessione del concetto di “altro” e delle sue innumerevoli sfumature.

Integrazioni di più umanità

Infine sono stati gli interventi della storica contemporanea Patrizia Gabrielli e l’ingegnere Domenico Prattichizzo a sfidarci in un dibattito e uno scambio di opinioni. La prima si è concentrata sul ruolo della donna all’interno della visione di umanità che si è creata nel corso dei secoli e spiegando come questa abbia contribuito a plasmarne la definizione attorno all’idea che l’umanità sia in realtà un insieme di diverse identità che coesistono. Il secondo invece, attraverso la riproduzione di alcuni interessanti video riguardo il progresso della robotica, all’avanguardia in due città al mondo (Tokyo e la nostra stessa Siena), e come questa cerchi di sviluppare un’integrazione tra l’uomo e la macchina. Usi di queste tecnologie nella deambulazione, oppure micro-sistemi per amplificare le nostre capacità cognitive, o ancora protesi robotiche che diano una seconda chance a chi magari non l’ha avuta. Sono tutte riflessioni che hanno saputo attrarre tanto i più esperti quanto i meno pratici, coinvolgendo soprattutto questi ultimi in una serie di domande che non hanno mancato di tradire una curiosità vivace e attenta.

Un ponte tra l’università e la cittadinanza

A chiudere vi sono state le parole del Magnifico Rettore Francesco Frati, che oltre ad aver ringraziato i vari presenti per essere lì, ha speso alcune parole per sottolineare l’importanza di fondo che sta alla base di questi appuntamenti di Studium. Questa riguarda la capacità di rendere comprensibile ciò che solitamente è quasi troppo ostico e rendere accessibile il mondo delle scienze verso chi è curioso, chi vuole sapere, e chi invece se ne intende maggiormente. Aprire dunque un dialogo tra ricerca e cittadinanza, con un linguaggio comprensibile che l’Università ha la possibilità di promuovere e usare per legare settori diversi in un dibattito aperto – e un invito a una riflessione.

Ed è stato proprio così, perché tutte le persone riunite lì hanno avuto la possibilità di dare voce alle proprie idee e alle proprie curiosità – i più coraggiosi non hanno mancato di prendere il microfono e diventare protagonisti del dialogo, in alcuni casi facendo un proprio discorso sull’argomento e fornendo un’opinione personale, anche senza per forza trasformarla in una domanda. E in un clima di tale scambio di opinioni e di apertura è impossibile non lasciarsi trascinare dalla scia dell’argomento – curiosando proprio in quelle figure che magari da ragazzini avremmo sempre voluto interrogare ma magari non siamo mai riusciti a fare.

Il prossimo appuntamento

Il prossimo appuntamento di Studium avrà modo di trattare un argomento ancora più attuale e intrigante, che personalmente non mancherò per alcuna ragione al mondo! Il 17 aprile si parlerà di valute: cosa sono, come sono cambiate nel corso dei secoli e soprattutto cosa sono le cripto-valute, le blockchain e chissà quanti altri studi e curiosità su questo topic così ampio e spesso poco conosciuto. E non bisogna dimenticare che queste bellissime serate offrono anche un aperitivo a fine evento, che sarebbe un crimine mancare!


Adria J. Necula.

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