Starcraft – Sei pronto per una Sfida Galattica?

Abbiamo da poco concluso la lunga storia dedicata all’universo di Warcraft e, per rimanere ancora legati alla Blizzard, possiamo iniziare a scostarci dalla meraviglia delle sue numerose razze, classi e caratteristiche, focalizzandoci su un altro universo altrettanto importante: Starcraft. Starcraft, come Warcraft all’epoca, riuscì a rivoluzionare il mondo degli RTS in maniera veloce e determinata, dimostrando ancora una volta la capacità della software house di dare il meglio di sè. Una sfida, quella della Blizzard, che è stata raccolta nel 1998 e che ha cercato di infondere ai giochi di strategia in tempo reale a tema fantascientifico un’impronta del tutto nuova. Vediamo brevemente come!


Il primo Starcraft aveva un single player basato principalmente su tre grandi fasi di una guerra galattica, in una storia ricca e complessa, piena di pathos e filmati carichi di atmosfera, dettagli e dialoghi decisamente sopra la media. Il gioco poteva essere visto e giocato dal punto di vista di tre razze differenti, primo punto chiave dell’intero gioco, che avevano colori propri, strutture proprie, ma soprattutto stili di gioco del tutto unici e personali (caratteristica che verrà ripresa in numerosi altri giochi, in seguito, come ad esempio Age of Mythology). Ci troviamo dunque di fronte agli umani, i Terran, ai quali venne dedicato il primo capitolo e che, in un modo o nell’altro, rappresentavano la fazione più facile da usare. Il secondo capitolo venne caratterizzato dagli Zerg, una sorta di alieni estremamente rapidi e già un po’ più difficili da usare. Infine i Protoss, angoscianti creature che, però, potevano edificare costruzioni solo accanto alle proprie centrali energetiche, influenzando dunque l’intero sistema di combattimento e di produzione delle risorse.

Già all’epoca il multiplayer di Starcraft era decisamente un motivo di sconforto per chi non era abbastanza abile da tenere testa ai suoi ritmi frenetici e tremendamente rapidi. Capire le strategie del tuo avversario da dietro uno schermo non è sicuramente facile, ma riuscire ad anticiparlo e attaccare per primo, ancora prima che lui possa essere pronto per contrattaccare, è ancora più difficile. A questo punto però non entra in gioco solo la velocità di riflessi e la bravura stessa del giocatore, quanto la sua conoscenza della razza che ha deciso di guidare e quelle che si ritrova ad affrontare. Non basta cliccare sul pulsante di attacco, bisogna essere abbastanza abili da saper controllare le proprie truppe (12 alla volta) e saper muovere i reparti con estrema velocità, senza mai dare nulla al caso, senza mai perdere il controllo diretto delle tue unità. La difficoltà del gioco però non fermò il suo grande successo e accolse ben presto l’espansione ufficiale, Brood War.

A seguito del primo gioco, però, appare Starcraft II, nel 2010. Già nel 2008 la Blizzard aveva annunciato il nuovo gioco come una trilogia composta da:  Wings of Liberty, dedicata agli umani, Heart of the Swarm per gli Zerg e Legacy of the Void per l’episodio Protoss. Un gioco che decisamente si è fatto attendere dai suoi fan ben dodici anni ma che, ancora una volta, ha saputo rivelarsi degno dello sforzo. La modalità di gioco è rimasta all’incirca la stessa, ma la svariata quantità di missioni disponibili inizia a tracciare quello che sarà un elemento fondamentale per decine di altri giochi, cioè quello della diversità. Non ci sono missioni simili fra di loro  e vi sono sempre una serie di elementi importanti per rendere imprevedibili gli esiti delle battaglie e delle vittorie. Vi sono imprese, achievements, che spingono a rifare missioni o obiettivi per sbloccare determinati elementi, emblemi e via dicendo. Una vera e propria rinascita del singleplayer, in questo capitolo, grazie alla campagna curata ed accattivante. Gli scenari hanno una varietà a dir poco eccellente e guidano letteralmente il giocatore attraverso pianeti e supernove: rispetto al primo capitolo, Starcraft II accompagna maggiormente i nuovi fan della saga e permette di famigliarizzare ancora meglio con i comandi. Al giocatore verrà anche data la possibilità di fare scelte che potranno influenzare gli achievements e compiti successivi, nonchè dover far fronte alla miriade di unità, tattiche e strutture diverse da conoscere e utilizzare, o affrontare. Con Heart of the Swarm si cerca appunto di facilitare questo ultimo processo attraverso un vero e proprio tentativo di addestramento dei neofiti, grazie alle opzioni di allenamento divise in fasi nel menù multigiocatore. Questo è molto utile per svariati motivi, il primo di questi è l’entrata meno traumatica all’interno dell’universo del gioco mentre un altro può sicuramente essere il cambiamento apportato al sistema di ranking (che prevede una divisione per leghe in base alla bravura e ai punteggi del giocatore).

Come se non bastasse, la piattaforma Battle.net – già citata nel parlare di World of Warcraft – è stata ampliata ulteriormente dalla Blizzard con l’introduzione dei club, ai quali è possibile unirsi e utilizzarli per organizzarsi per le prossime giocate. Con Legacy of the Void, terza e ultima espansione (per ora), abbiamo una miriade di contenuti innovativi – prima fra tutte la possibilità di affrontare le missioni con un alleato, scelta che ha accontentato una grande fascia di giocatori in tutto il mondo. Ancora più punitivo che mai, Legacy of the Void riesce a mantenersi su un livello decisamente alto sia nella campagna singleplayer che, soprattutto, nel multiplayer. Sono state introdotte nuove unità, due per razza, per colmare eventuali debolezze delle stesse e andare incontro ad un maggiore controllo delle sorti delle battaglie. Oltre alla modalità cooperativa citata sopra è stata aggiunta anche l’Archon Mode, che vede due giocatori alla guida dello stesso esercito, in un tentativo di riuscire a controllare ancora meglio le difficilissime meccaniche e strategie di questo RTS. Potrei aggiungere che quest’ultima modalità è anche utile se si è alle prime armi, magari facendosi accompagnare da un giocatore esperto.

Con questo, brevemente, si conclude la trilogia di Starcraft II – con una campagna realizzata a regola d’arte e un PvP che ha letteralmente cambiato volto, grazie a molti bilanciamenti e aggiunte. Una conclusione che lascia ampio spazio anche a coloro che vogliono affacciarsi al mondo di Starcraft per la prima volta e mettersi alla prova, in un mondo che ha tutto da insegnarti e che richiede una buona dose di pazienza ed impegno!

Se ho portato sconforto con le mie parole, questa è la volta buona per tirare su le maniche e mettersi al lavoro – non vorrai mica rimanere fuori lega! Se, invece, ho portato almeno un po’ di curiosità – aspetto di vedere i vostri nomi sulla lista.

Adria J. Necula

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