Speciale 8 marzo – Le donne nella musica classica: Clara Schumann e Fanny Mendelssohn

Prima o poi la domanda sarà sorta spontanea a tutti: “ma sono esistite compositrici donne?”. La risposta è sì, ma come è ovvio la loro fama non è nemmeno comparabile a quella degli uomini. La storia si è mangiata centinaia di donne musiciste e compositrici, facendole sparire dal mondo solo perché madri, figlie, mogli e sorelle. Quattroequaranta questa settimana vi parlerà di due compositrici dalla diversa storia e dal destino comune: Clara Schumann e Fanny Mendelssohn.

Clara Schumann

Clara Schumann (Lipsia, 13 settembre 1819 – Francoforte sul Meno, 20 maggio 1896), nata Wieck, fu una delle pianiste più importanti dell’epoca romantica. Suo padre, Friedrich Wieck, era un appassionato di musica e un costruttore di pianoforti; sua madre era cantante e pianista. Insomma, la musica era nel suo sangue. Il padre di Clara, visto il precoce talento della figlia, la tolse dalla scuola e le impartì un’educazione privata, volta a farla diventare una virtuosa del pianoforte. C’è da dire che per una ragazza di buona famiglia era quasi obbligatorio imparare a suonare uno strumento, generalmente il pianoforte, e a cantare. Raramente però era loro concesso esibirsi in concerti che non fossero privati, e raggiungere un minimo di notorietà era fuori discussione. Friedrich Wieck aveva dei metodi pedagogici un po’ irrispettosi delle esigenze infantili: a Clara venne insegnato poco o nulla al di fuori della musica. Proprio per questo la giovane divenne ben presto una concertista acclamata, e una compositrice coi fiocchi.

Il suo pezzo più celebre è il Trio in sol minore per pianoforte, violino e violoncello op. 17 (YouTube e Spotify). Diviso in quattro movimenti (Allegro moderato, Scherzo e Trio, Andante, Allegretto), questo brano dimostra tutta la bravura di questa donna. La sua grazia e la sua determinazione si specchiano nella musica, che diventa espressione dei primi tentativi di emancipazione femminile. Clara infatti, cosa inusuale all’epoca, praticamente manteneva economicamente la famiglia tramite i suoi concerti. Era infatti sposata col celeberrimo compositore Robert Schumann, allievo di suo padre, che era troppo avanguardista per poter essere apprezzato (e pagato) in quegli anni; perciò era Clara a portare la pagnotta a casa.

Dopo la morte del marito nel 1856 (Robert era scivolato in una lenta follia causata dalla sifilide), Clara continuò a girare per il mondo in tournee, cercando di valorizzare sia i lavori del marito che quelli dell’amico Brahms (tanto per sfatare un mito: non è vero che i due avevano una relazione segreta).

Fanny Mendelssohn

La storia di Clara Schumann è una delle pochissime storie di compositrici che sono riuscite a non essere spazzate via dal maschilismo della loro epoca. Fanny Mendelssohn (Amburgo, 14 novembre 1805 – Berlino, 14 maggio 1847), sorella del più noto Felix, dovette subire il maschilismo della società vittoriana. Talento precocissimo anche lei, veniva ammirata dagli ospiti del salotto dei Mendelssohn ogni volta che si esibiva in casa col fratello. Il però padre mal tollerava l’idea che una donna potesse diventare una compositrice e una pianista famosa, e desiderava piuttosto che la figlia si sposasse con un buon partito e si occupasse della casa. In una lettera del 1820 le scrisse: La musica forse diventerà la sua (di Felix) professione, mentre per te può e deve essere solo un ornamento”. Fanny perciò divenne vittima del millenario pregiudizio, duro ancora a morire, che vuole la donna chiusa in casa a badare alla famiglia, e la vede come un soprammobile o una bambola da mostrare a tutti, muta e perfetta. Il fratello Felix era il solo a incoraggiarla e ad apprezzarla e la aiutò ad arrangiare alcuni pezzi; in cambio, lei gli forniva delle critiche che lui considerava molto costruttive. Dopo un lungo corteggiamento Fanny sposò il pittore Wilhelm Hensel, che incoraggiava la sua produzione artistica. Le suo opere venivano sempre suonate insieme a quelle del fratello durante i concerti casalinghi. Il suo debutto in pubblico avvenne però nel 1838, quindi relativamente tardi rispetto a Clara.

Le sue composizioni sono pervenute fino a noi: ascoltiamo ad esempio il Notturno in sol minore (YouTube e Spotify). Anche questo brano, come quello di Clara, dimostra una grande tenacia e la voglia di superare ogni pregiudizio, ma anche un’infinita dolcezza, quella di una donna che non teme la società. Queste due compositrici sono solo un esempio di quanto è difficile per una donna affermarsi nel mondo della musica classica, ambiente perlopiù “maschile”: per esempio, fino a vent’anni fa i Wiener Philarmoniker (l’orchestra più importante di Vienna) non aveva alcun membro di sesso femminile impiegato stabilmente; i direttori d’orchestra donna affermatesi a livello mondiale sono pochissime. C’è bisogno di rinnovamento, e c’è bisogno di eliminare questi stupidi e bigotti pregiudizi per raggiungere finalmente la parità. Tra qualche ragazza iscritta in conservatorio potrebbe esserci la nuova Clara, o una Fanny dei tempi moderni, e la sua carriera potrebbe essere stroncata da un mondo maschilista che non ammette che può avere le stesse capacità compositive e interpretative di un uomo. Barbarico, vero?

Buona Festa della donna, e tornate qui tra una settimana!

Federica Pisacane

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