Sabato 18 gennaio, l’arte di Adrian Paci ci invita a vivere un viaggio artistico ad ingresso libero, presso le Stanze della Memoria di Siena, alle ore 18.
L’appuntamento di questo sabato chiude il ciclo di incontri del progetto senese “SienaRicorda“, realizzato da Fondazione Musei Senesi.
Lo scopo dell’iniziativa è quello di usare il linguaggio dell’arte per aprire una comunicazione tra la realtà senese e la cittadina albanese di Scutari, terra madre dell’Artista.
Oltre a poter conoscere la sua produzione artistica, al talk di sabato sarà possibile scoprire il progetto Art House, con cui Adrian Paci ha dato voce ai nuovi artisti nella sua casa a Scutari, creando un habitat ideale per nuovi spunti di riflessione sulla realtà, grazie al liguaggio universale dell’arte.
ADRIAN PACI: IMMIGRAZIONE
Adrian Paci è un artista che dà voce al senso di destabilizzazione di chi lascia il proprio Paese con un bagaglio colmo di sogni. Nato in Albania, si trasferisce in Italia negli anni Novanta grazie ad una borsa di studio.
Pronto ad arricchire la propria arte di nuove realtà, l’Artista impara a confrontarsi con gli occhi diffidenti della gente. «Ti sentivi il diverso, il non voluto» dichiara. Dall’altro lato, l’Italia gli ha fatto scoprire il calore dell’accoglienza.
A Bruzzano- la cittadina milanese che per primo lo ha accolto- le maschere sollevate dai pregiudizi sono cadute per lasciare spazio ad un senso di comunità, trapelante anche dai suoi lavori.
PERDERSI E RISCOPRIRSI
La sua arte non predilige e nemmeno esclude una precisa tecnica. Dalla pittura alla scultura, senza dimenticare la fotografia, ogni opera diventa un libro da leggere con la mente prima ancora che con gli occhi.
I suoi lavori scrollano le certezze precarie dello spettatore, per esortarlo a riflettere su quanto le frontiere geopolitiche siano in realtà dei confini mentali.
Gli immigrati, sballottati dalla storia e calati nella dimensione della guerra, ci parlano direttamente attraverso i progetti dell’artista albanese. Il ricordo della propria terra, il senso di inadeguatezza e la speranza di affrontare il futuro sono le cicatrici che la sua arte cerca di guarire.
Lo spettatore riscopre sé stesso attraverso l’opera: attraverso un linguaggio delicato ma deciso, l’artista ci invita a rifletterci negli altri, a non chiuderci nell’egoismo delle nostre vite.
IL VOLTO UMANO
Il linguaggio della sua arte va oltre lo scopo socio-politico: Adrian Paci vuole raccontare l’umano che pulsa dietro la generalità asfissiante del termine umanità.
Infatti, l’ autenticità dell’immigrazione sta lasciando la parola alle voci distaccate dei giornali. Paci ci invita invece a vivere l’esperienza migratoria con la mente del protagonista, abbandonando la corazza del cinismo.
L’obiettivo è quello di aprire un dialogo tra l’opera e lo spettatore. Il pensiero dietro le sue opere è un grido di ribellione ai pregiudizi che intorpidiscono lo spirito critico.
Tuttavia, Paci non si definisce come “l’artista degli immigrati”. Infatti, il suo è un cammino artistico volto a riscoprire la condizione umana ed i suoi tormenti, proponendo la stessa realtà da angolature diverse.
La schiettezza delle sue opere si confrontano con la fragilità dell’esistenza umana, pronta a rompersi in mille frammenti emotivi. Ma è qui che l’espressione artistica cerca di dare un senso alle schegge incastrate nelle pieghe dell’anima.
L’arte si fa carico del bisogno di ricercare l’armonia nella realtà che ci colpisce, ma a cui non sappiamo rispondere.
Sabato, le Stanze della Memoria di Siena si animano delle opere di Adrian Paci: andate, e cambiate rotta verso un pensiero più consapevole della realtà.
Ilenia Costa.