Si ride per non piangere: quando è Lercio a fare informazione

Lercio I Parolai: nulla può fermare “lo sporco che fa notizia” quindi, nonostante l’ordinanza di chiusura per il Cacio & Pere, ieri siamo riusciti a incontrare la rappresentanza Toscana della loro redazione e a strappare qualche risposta alle nostre domande.

Come nasce l’idea di Lercio?

Ci sono 3 tappe fondamentali. Lercio nasce nell’ottobre del 2012, ma la storia del collettivo che gli ha dato vita è un po’ più vecchia. Ci siamo conosciuti virtualmente con la Palestra di Daniele Luttazzi, uno spazio che veniva dato all’interno del suo blog per commentare il fatto del giorno. Firmavamo le battute con nome e cognome: abbiamo iniziato a fare satira in quel modo. Conoscendo le identità delle persone e visto che in quegli anni – si parla del 2008/2009 – si stavano iniziando a sviluppare in Italia i social network, avevamo iniziato a cercarci per creare una comunità.

Quando la Palestra ha chiuso, un paio di anni dopo, abbiamo formato un collettivo satirico tuttora esistente a nome Acido Lattico. Da una sua costola è nato Lercio, grazie all’idea di uno dei redattori, Michele Incollu. Michele ci ha fatto conoscere la pagina del suo blog chiamata appunto così, nata per essere una parodia di Leggo, da cui riprende i font e i colori. L’idea di una parodia del giornalismo 2.0 è piaciuta a tutti, quindi ben presto i due gruppi iniziarono a collaborare.

Il vero successo della pagina è iniziato anche grazie ad un articolo preso per vero: Errore nel sistema operativo, Radio Maria passa i Megadeth. Rilanciato da La Repubblica XL, ha costituito forse il primo grande caso di fake news in Italia, anche se chiaramente non era quello l’intento. Quando l’ho scritto, pensavo che fosse una cosa molto divertente. In realtà, abbiamo scoperchiato una specie di vaso di Pandora perché da lì in poi è nata la grande discussione sulle notizie false. Con il tempo però la gente ha iniziato a comprendere cosa fosse Lercio e noi siamo cresciuti fino ad arrivare a più di un milione di followers. Le persone, quando ci leggono, si divertono senza pensare ad ulteriori implicazioni.

Lercio: se bufale e ironia informano più delle vere testate giornalistiche.

Che ne pensate del giornalismo e del modo di fare informazione in Italia? Siete, appunto, un collettivo satirico, quindi dovete pensarne non molto bene.

Noi facciamo la parodia di questo tipo di giornalismo sensazionalistico che si sta imponendo negli ultimi anni. Anche i siti seri, che dovrebbero essere di riferimento per il giornalismo italiano, sono i primi a cedere al sensazionalismo e al clickbating. Parliamo de La Repubblica, La Stampa, Il Corriere della Sera: sulle loro pagine la famosa colonnina di destra col culo di Rihanna o con la notizia un po’ strana ha il compito di attirare il click.

Il giornalismo da social network, sembra una sorta di gara al ribasso. Con il fatto che poi Facebook sta abbassando le condivisioni da parte delle pagine a causa dei nuovi algoritmi, per i siti di informazione sarà sempre più difficile. Si cercherà sempre di più di produrre notizie sensazionalistiche per ricevere maggiori visite. Basti pensare al caso Weinstein e da come tutti quanti i siti escano accuse di stupro per cavalcare l’onda del momento.

Un tema caldo produce interesse garantito, ma si cade nella stessa trappola. In generale, sembra che ci sia più la tendenza a cercare la “velocità”, ad uscire subito per paura di perdere il colpo. Manca approfondimento giornalistico, ciò che dovrebbe essere la differenza tra la pagina di un privato e la pagina di un giornale. L’autorevolezza giornalistica sembra venire meno: la sensazione che si ha è che per privilegiare la velocità e l’uscita rapida dei contenuti si sia perso completamente l’interesse per la verifica puntuale. Nel medio periodo, i giornali ne risentiranno di questa perdita di autorevolezza.

Come vi considerano i giornalisti “classici”? È emblematico e conosciutissimo il caso di Mentana che vi ha “blastati”. Sapete cosa pensano di voi gli altri giornalisti?

Qualche giornalista ci segue. Siamo abbastanza amici di Peter Gomez, abbiamo  anche incontrato Mentana in occasione di qualche premio. Tra l’altro abbiamo girato un video in cui lui legge alcune notizie di Lercio, quindi ci consideriamo in buoni rapporti. In generale, chi sceglie la qualità non ci vede male. La Repubblica ci ha chiamato “Lurido”. La Stampa è riuscita a parlare di Ah, ma non è Lercio, una pagina di nostri fan, senza citarci. Non si parla molto di noi sui giornali, ma chi privilegia la qualità ci dovrebbe vedere di buon occhio. Sappiamo per certo che ad alcun giornalisti la nostra pagina piace e ci fanno delle risate sopra. Quindi, in generale crediamo sia diffusa una discreta opinione.

Se piacciamo ai giornalisti, vuol dire che sono bravi giornalisti!


Melania Verde

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