Sei personaggi in cerca d’autore: Michele Placido al teatro dei Rinnovati

Andrà in scena questo pomeriggio l’ultima replica a Siena dello spettacolo Sei personaggi in cerca d’autore, diretto da Michele Placido.  La rappresentazione ha finora riscosso un buonissimo successo, complice soprattutto  la notorietà del regista, che attira in sala anche molti curiosi un po’ spaesati e purtroppo non particolarmente avvezzi all’ambiente.  Durante l’azione infatti non è mancato lo squillare di qualche cellulare, tuttavia graziato dal clima molto quotidiano e confusionario caratteristico di alcune scene. I flash che invece hanno squarciato il buio dai palchi del secondo ordine sono apparsi meno discreti; si tratta però di piccoli inconvenienti che accompagnano spettatori molto emozionati, e da cui di certo un professionista non si lascia distrarre.

L’allestimento

Il palco è allestito con oggetti caratteristici delle quinte di teatro, in particolare il lato sinistro. Sullo sfondo si vedono appese due locandine cinematografiche de I soliti ignoti e La Strada. Lo spettacolo resta piuttosto fedele al testo di Pirandello e si apre con l’entrata in scena di una compagnia teatrale dei giorni nostri. Qui vengono utilizzati i dialetti e non l’italiano standard; il tutto riprende la realtà nel più fedele dei modi, ma alle volte alcune voci si abbassano a tal punto che non è semplice comprenderne le battute.

Senza filtri

Il capocomico e l’assistente rompono da subito la quarta parete, mentre i sei personaggi compaiono lentamente, sparsi per il palco. Dopo la confusione delle cadenze dialettali che accompagna il chiacchiericcio  degli attori, cominciano a sentirsi forti e chiare le parole di Pirandello da parte dei personaggi.

Placido interpreta il Padre ed è affiancato dalla giovane e bravissima Dajana Rancione, nelle vesti della Figliastra. Le scene sono per lo più statiche e molto dialogate. L’uso di sottofondi musicali è quasi nullo, tranne  durante qualche scena molto drammatica. È interessante come la compagnia di attori crei però suoni tipici della quotidianità, rumori che fungono quasi essi stessi da colonna sonora di quel “dietro le quinteche a teatro non si vede.

Lo spettacolo ha una durata di quasi due ore spese tra brevi monologhi e dialoghi, ma la passione ‘’vera’’ dei personaggi mantiene davvero sempre viva l’attenzione di chi guarda.  Non ci sono stati tantissimi giochi di luci o legati allo spazio teatrale come nel testo originale, ma l’azione è stata ugualmente interessante. L’attimo conclusivo è in mano alla Figliastra e assicura uno scroscio di emozioni sorprendenti. Al termine dello spettacolo, un lunghissimo e vivace applauso è stato dedicato al regista, che ha ringraziato Siena e teneramente salutato  e scherzato con un ragazzo disabile seduto in platea.


Veronica Saglimbeni.

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