Il 20 gennaio è andato in scena il secondo appuntamento della stagione teatrale Rinnòvati Rinnovati: Utoya di Edoardo Erba, diretto da Serena Sinigaglia e interpretato da Arianna Scommegna e Mattia Fabris.
La direzione artistica di Rinnòvati Rinnovati sembra essere orientata verso la discussione e la riflessione su tematiche civili attualissime – si ricordi, in apertura di stagione, lo spettacolo Human, di e con Lella Costa e Marco Baliani a narrare le sventure di profughi ed immigrati.
Con Utoya torniamo indietro al 2011, ad uno dei fatti di cronaca che ha più sconvolto negli ultimi anni: la strage di giovani studenti – fra il 14 e i 20 anni –, attivisti del Partito Laburista Norvegese, riuniti sull’isola di Utoya in un campeggio estivo, perpetrata da un terrorista appartenente alla destra reazionaria. Utoya è uno spettacolo che riesce a svicolare dalla mera narrazione dei fatti di cronaca, proponendo la storia de loin di tre coppie di personaggi legati indirettamente alla vicenda, trascinando gli spettatori in una climax emotiva che va dal comico al tragico, senza scadere nella facile retorica. Estremamente coinvolgente l’interpretazione di Arianna Scommegna e Mattia Fabris, che riescono, senza alcun cambio d’abito, ad interpretare i diversi personaggi mutando di volta in volta linguaggio corporeo e verbale. Il tutto racchiuso in una scenografia – a cura di Maria Spazzi – che trova nella semplicità la propria forza: tronchi di alberi, ordinati quasi a ricordare il Memoriale per le vittime dell’Olocausto a Berlino; a terra degli specchi rotti, che, proiettando sul soffitto riflessi acquatici, immediatamente richiamano l’ambientazione isolana.
Di questo e di molto altro si parla nella conversazione con Arianna Scommegna e Mattia Fabris, a cura del nostro Iwan Paolini.
Fabiana Di Mattia
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