Ritorna Ciclomaggio: la famiglia Bertolucci sotto la lente di ingrandimento
Primo appuntamento in un viaggio tra le opere di Giuseppe Bertolucci
Giovedì 4 maggio si è tenuto, presso il chiostro di San Galgano, il primo degli eventi che compongono la rassegna Ciclomaggio, quest’anno dedicata al tema della casa e della famiglia (“Di case di comignoli e di tetti“). Nello specifico, la famiglia in questione presenta sul citofono il cognome Bertolucci, ed è analizzata nei suoi tre membri più noti: Attilio, Bernardo e Giuseppe.
Il pomeriggio è stato quindi occupato da una pièce teatrale, introdotta dalla prof.ssa Pieri, realizzata sulla base di alcuni dei film e dei monologhi teatrali di Giuseppe Bertolucci; Giuseppe, spentosi nel 2012, ha saputo ritagliarsi un originalissimo angolino di sperimentazione scenica all’interno di un campo dominato dalle figure del padre (Attilio) e del fratello (Bernardo), realizzando opere di grande valore.
Alcune di esse, come Tino e Tano, Troppo sole, Raccionepeccui, Berlinguer ti voglio bene e Amori in corso, sono state rielaborate e inserite in una struttura organica, sfruttando il file rouge di un’intervista televisiva: questa, per qualche minuto, aprirà uno spiraglio di luce sulle vite di una serie di personaggi, interpretati da Anna Di Genova e Iwan Paolini, che metteranno a nudo davanti agli occhi dello spettatore degli scorci di vita inquietanti.
Tanti i temi forti trattati, molti solo elegantemente sfiorati ed evocati senza cadere nell’orroroso, in un viaggio attraverso un’umanità ai margini della società, affetta da psicopatologie, pulsioni più o meno represse, istinti violenti e passioni morbose. Il tutto è stato curato dalla stessa coppia di attori, da Mariantonietta Confuorto e Irene Martano, per una realizzazione che si inserisce perfettamente all’interno del tema della corrente edizione del Ciclomaggio: la casa e la famiglia.
«La casa non è solo il luogo degli affetti e degli amori», racconta Iwan Paolini, spiegando quali sono stati i punti da cui sono partiti per la loro rappresentazione, «ma, per i nostri personaggi, è il luogo dell’ambiguità, dei drammi sommersi e di ciò che è nascosto alla società, di ciò che nemmeno i membri della famiglia hanno il coraggio di confessare a loro stessi». La cornice che introduce le storie di questi sei personaggi è, dunque, la televisione: «C’era bisogno di qualcosa che unisse le vicende», commenta Anna di Genova, «e l’ispirazione è venuta guardando Troppo Sole, in cui compare questa giornalista che intervista alcuni personaggi molto particolari, quasi dei derelitti della società, che è un po’ tutto il tema della filmografia di Bertolucci».
La resa scenica dei personaggi è molto fisica, quasi caricaturale, tanto che, spiegano Anna e Iwan, tutto è nato dai movimenti del corpo, che sono poi stati tradotti in voce in un secondo momento, sempre mantenendo un certo grado di improvvisazione. «Di solito scriviamo delle linee guida» puntualizza Anna, «sulle quali improvvisiamo, per cui anche stasera alcune cose erano scritte, altre no». «Ci serve la collaborazione di qualcuno che ci guardi dall’esterno e ci dica cosa va mantenuto e cosa, invece, va scartato», fa eco Iwan; entrambi gli attori fanno parte della compagnia teatrale Straligut, presso la quale hanno imparato queste tecniche.
Il prossimo appuntamento della rassegna, sempre a tema “Di case di comignoli e di tetti”, sarà venerdí 12 maggio, con una tavola rotonda a tema “La casa nella filmografia di Bernardo Bertolucci”, a cui interverranno Francesco Ceraolo, Massimiliano Coviello, Michele Guerra, Tarcisio Lancioni e Gianluca Venzi (l’incontro è curato da Giada Coccia).
Mattia Barana