I talebani non sono spariti e soprattutto non sono stati sconfitti. Prendono sempre più piede in Afghanistan. Un Paese completamente raso al suolo. Città devastate, famiglie distrutte e vite infrante per niente. Perché l’Occidente (“grande fautore della pace nonché paladino della giustizia in Medio Oriente”) ha creato e alimentato la guerra in Afghanistan non riuscendo ovviamente a fermarla. In realtà non ci prova nemmeno. È proprio questo che ieri sera i ragazzi volontari di Emergency ci hanno spiegato e illustrato in un cortometraggio di Cecilia Strada, narrato da Valerio Mastandrea.
Si chiama “Storia di una pallottola”. Per trenta minuti sembra di essere dentro l’ospedale di pronto intervento di Kabul, di essere fra i ricoverati e i chirurghi volontari di Emergency. La situazione appare subito tragica. Il 31% delle vittime sono bambini. Una missione estenuante dove vengono curate e ricucite persone che molto probabilmente ritorneranno sullo stesso tavolo operatorio fra qualche mese. E poi l’odore. Quella puzza di bruciato su cui il narratore insiste molto.
Dopo tutto ciò, diventa sconcertante venire a conoscenza della provenienza di questo conflitto, di quelle armi e di quei frammenti trovati in corpi di uomini, donne e bambini. Diventa sconcertante seguire la storia di una pallottola.
Una bambina di 7 anni entra nell’ospedale di Emergency con una pallottola in testa. Qualche talebano particolarmente stronzo ha sparato ad una bambina di 7 anni. Questo è quello che arriva a noi (ultimamente nemmeno questo riguardo all’Afghanistan, ndr). Certamente nessuno parla mai di tutto ciò che c’è dietro. L’Afghanistan non è fornito di fabbriche di armi. Quei fucili, quelle pallottole… Da dove provengono?
L’Italia fino a poco tempo fa era uno dei leader mondiali nella produzione di mine anti-uomo. Ma ancora oggi produce armi come gli Stati Uniti e come tanti altri Paesi occidentali che guadagnano montagne di soldi proprio grazie a queste guerre. Viene creato il prodotto (una pistola, un fucile, una granata, una pallottola) che poi semplicemente si dirama in due rotte. Quella legale e quella illegale. E in un attimo si trova in Libia, Sudan, Iraq, Afghanistan.
Le armi sono il motore della guerra e le munizioni la sua benzina. Il motore della guerra siamo noi.
Luca Torres
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