Teatro

Pupazzi, alieni e magazzini: “Loro” di Maurizio Patella

Proseguono gli appuntamenti di TeatrInScatola, rassegna teatrale a cura della compagnia Straligut. Il 9 dicembre è stata la volta di Loro – Storia vera del più famoso rapimento alieno in Italia, spettacolo di e con Maurizio Patella, in scena presso il Teatro del Costone.

Lo spettatore entra in sala e prende posto. Davanti a sé non trova il sipario; solo la scena, aperta, spalancata, nuda. Dove sono il cieletto, il fondale, le quinte? Tutto è ridotto all’osso, gli unici elementi sono scatole impilate, due televisori, un registratore, una lampada da scrivania, dei pupazzetti. È tutto lì, tutto quello che serve. La scena invade la platea, prepotente nel suo mostrarsi, nella sua essenzialità, un po’ disordinata, tipica di un magazzino – quello di X Files di cui parla Patella in un’intervista a Rai5 – e che magicamente muta, diventando il paesaggio dell’entroterra ligure in cui si sono svolte le vicende di Piero Zanfretta.

Dal Blog dello spettacolo

Piero Zanfretta, un metronotte genovese che afferma di essere entrato in contatto con una razza altra, diversa da noi, a partire dal dicembre 1978. Loro sono i Dargos, esseri giganteschi provenienti da Titania, un pianeta situato nella Terza Galassia. I Dargos svelano a Piero il loro progetto, l’invasione della Terra, per costruirvi una sorta di colonia, prima che Titania scompaia per sempre.

Il caso riscosse una grande risonanza mediatica, che Zanfretta non disdegnò, recandosi come ospite a Portobello, sottoponendosi a numerose sedute di ipnosi regressiva – riprodotte in originale nel corso dello spettacolo – ed infine interpretando se stesso, molti anni dopo, nel film InvaXön; tutto per raccontare la sua esperienza, la sua storia.

E la storia di Piero Zanfretta, sulla scena, incontra la Storia, quella con la S maiuscola, quella degli anni Settanta italiani, della guerra tra fazioni politiche, attentati, rapimenti.

Un racconto in cui si mescolano il monologo di stampo giornalistico e il teatro di figura – secondo quanto riportato nel blog dello spettacolo -, come, a livello narrativo, si mescolano il serio e il faceto, la cronaca e i suoi personaggi, interpretati materialmente da giocattoli e modellini, a cui Maurizio Patella presta la voce. L’attore, però, non si limita al ruolo di prestavoce, ma procede magistralmente alla disintegrazione della quarta parete, ripiegata quasi fosse una delle scatole presenti sul palcoscenico, raccontandoci, mostrandoci evidenze e prove, interrogandoci. [Sentiamo un po’, chi è stato rapito nel 1979?].

Uno spoudogeloion irresistibile, in cui ad una retata di mezzi giocattolo semoventi fa eco la Cavalcata delle Valchirie, e al termine del quale non ci si può non porre qualche domanda: Piero Zanfretta è un cazzaro o un profeta? Moriremo tutti? Ma insomma, parliamo sul serio: Maurizio Patella gli crede o no?

In fondo, suscitando questi interrogativi, ciò che Loro ci vuole suggerire è di non seguire il modello di chi, negli anni, ha distrutto Zanfretta, sbeffeggiandolo pubblicamente. Forse, in casi come questi, la soluzione è una sommessa e scettica sospensione del giudizio.

Fabiana Di Mattia

NdR: Domani su uDaily, alle ore 17, proporremo l’intervista di Iwan Paolini a Maurizio Patella.

f.dimattia

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