Tutto può accadere a BROADWAY

Presentata fuori concorso alla settantunesima Mostra del Cinema di Venezia, approda finalmente sugli schermi italiani “Tutto può accadere a Broadway”, adorabile commedia del regista Peter Bogdanovich che, dopo un lungo periodo d’assenza, torna sul maxischermo più in forma che mai.
Un ritorno in grande stile quello di Bodganovich (dopo il flop di Hollywood Confidential del 2001) che, a tredici anni dal suo ultimo lavoro, con l’appoggio di Wes Anderson e Noah Baumbach nelle vesti di produttori esecutivi, riesce a regalarci un film di natura ludica e particolarmente ironica.

In una storia costellata di equivoci, “She’s funny that way” (titolo originale, ndr) vede come protagonista una giovane squillo newyorkese, Isabella (Imogen Poots) che si imbatte in Arnold (Owen Wilson): regista teatrale di successo con l’obiettivo di redimere le “call girls”. Questo incontro pare cambierà per sempre la vita di Izzy; l’uomo infatti, do
po una lunga notte di passione, decide di lasciarle un’ ingente somma di denaro ad una sola condizione: abbandonare la sua professione e realizzare i suoi sogni.

La ragazza lascia così il suo lavoro per inseguire la sua più grande passione: diventare un’attrice. Pare riuscirci quando la sua agente le procura un provino per una pièce teatrale diretta proprio da (fatalità!) colui che la richiese quella notte.
A creare scompiglio saranno, quindi, una valanga di imprevisti che coinvolgeranno anche tutti gli altri attori: a partire da un giudice in cerca di “ispirazione”, una terapista (Jennituttopuòaccadereabroadwayfer Aniston) fin troppo nevrotica fino ad un investigatore impacciato. Le loro vicende, raccontate successivamente dalla ormai ex-escort, si intrecciano con ritmo incalzante, ma gioioso, tale da scatenare una giostra di situazioni comiche ed inaspettate, facendo quasi perdere allo spettatore la realtà filmica.

Co-protagonista della pellicola, una New York nostalgica quasi ridotta ad un piccolo centro provinciale dove ogni incontro casuale diviene decisivo per le sorti dei protagonisti. La Grande Mela fa da scenario alla stravagante commedia che lascia trasparire un po’ della vecchia scuola hollywoodiana; una boccata d’aria, insomma, rispetto a quello che propone il cinema moderno, investendo il pubblico con una risata ingenua, dolce, forse un po’ troppo sentimentalista che, poi, sfocia nell’immancabile happy ending. La New York narrata da Bogdanovich non è la grande metropoli che siamo abituati a vedere, ma quella incantata, costruita sulle ceneri di Colazione da Tiffany, l’ Appartamento e Fra le tue braccia (da qui la filosofia di tutto il film: “se ti rende più felice dare gli scoiattoli alle noci, va bene”).

La regia è delicata, garbata e sofisticata: nonostante il suo essere non del tutto originale, dati i vari rimandi ad un altro mito del cinema, il mix tra Old e New, essa si amalgama perfettamente senza sbavature evidenti, anche se a tratti altalenante; alcuni dialoghi, però, risultano scontati, prevedibili o peggio ancora, forzati. Avremmo gradito un approfondimento  di alcuni ruoli, come il giudice tormentato o l’investigatore buffo, purtroppo ridotti a semplici comparse. Il cast si rivela comunque eccellente, tale da ricoprire minuziosamente i propri ruoli: dal già citato Owen Wilson a Jennifer Aniston nelle vesti dell’isterica, cinica, ma in fin dei conti dolce, psicanalista. Un po’ meno entusiasmante il personaggio di Isabella, interpretato da Imogen Poots.

In ogni caso, al di là dei giudizi tecnici, quel che conta è il magnifico ritorno di uno dei grandi maestri del cinema. E a noi sta bene così!

 

Andrea Gebbia

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