Marzo è il mese che accoglie la Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne. L’8 marzo è un’occasione fondamentale per superare l’ipocrisia del nostro tempo, che vede tante parole spese per la parità di genere, condite però da un ramoscello di mimosa e un augurio senza un perché.
Anche per quest’anno URadio torna con il Mese delle donne, la rubrica di marzo che vuole analizzare la figura femminile da diverse angolature.
L’intento della Redazione è quelo di svuotare gli auguri del profumo inebriante della mimosa e dai cioccolatini dal retrogusto amaro, per riempirli di riflessioni concrete sulla donna e il ruolo che ricopre e potrebbe- o dovrebbe?– ricoprire nella società.
Il primo appuntamento del mese cade proprio oggi, l’8 marzo, per la Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne.
L’obiettivo? spingere la Chiesa cattolica ad entrare nel confessionale e far i conti con una Donna ormai stanca di essere additata come peccatrice o animo sensibile e caritatevole.
In ginocchio davanti l’altare del patriarcato. Le mani giunte rivolte alla parità di genere.
Da tempo le donne siedono tra le ultime file nella funzione celebrativa della gerarchia ecclesiastica.
Una visione caritatevole le ritrae in un ruolo ancellare, di supporto. Un protagonismo riconosciuto sì, ma solo dietro la guida suprema della mascolinità. Insomma, un protagonismo debole.
Ma le cose stanno cambiando: le donne coinvolte nella gerarchia clericale si alzano in piedi, stanche di stare inginocchiate di fronte al maschilismo. Le mani chiuse a pugno stavolta, stringendo la speranza di essere ascoltate da chi non lo ha fatto in passato.
La donna nella Bibbia
Facciamo un passo indietro nella Bibbia. Come viene rappresentata la donna lì dove la Chiesa pone le sue radici teoriche?
Come spiega la teologa Adriana Valerio, <<Nel Nuovo Testamento risalta il ruolo delle donne nelle prime comunità e, soprattutto, nei Vangeli è chiaro che Gesù non discrimina le donne, talvolta in contrasto con quanto fanno i discepoli. Ma è stato il contesto culturale, patriarcale, prevalente allora come ora, a ridimensionare ogni riferimento alle donne attive nei ministeri della Chiesa>>. Già nel VI secolo, Maria Maddalena viene descritta non più come apostola ma peccatrice redenta: una mossa perfetta per incalzare il gossip mondano di Magdala e dintorni. Quello di peccatrice, era un ruolo che calzava decisamente meglio all’immagine della donna che la Chiesa voleva veicolare.
Insomma, è stato l’intervento dell’uomo- letteralmente- ad aver ripiegato il ruolo della donna nel cassetto della carità, incaricandola di coordinare le attività destinate ad aiutare i gruppi sociali più deboli. Ma un ruolo ai vertici? Non se ne parla. Altrimenti, chi rimarrebbe a sorreggere l’intera struttura?
D’altronde, riconoscere le donne in una posizione paritetica a quella degli uomini, avrebbe rimesso in discussione gli equilibri delicati su cui poggia la piramide gerarchica della Chiesa cattolica.
Un’evoluzione in atto
Dalla metà del ‘900, la concezione della donna all’interno della Chiesa Cattolica comincia a cambiare. Un primo passo importante avviene con il Concilio Vaticano II, nel 1965, con la possibilità per le donne di accedere agli studi teologici. Comincia allora la rivalsa femminile nella storia del Cristianesimo: i tomi scritti nei secoli precedenti descrivendo la donna come pecccatrice e tentatrice, vengono rispolverati e poi riscritti.
L’obiettivo? Restituire a tutte loro la dignità originale che il patriarcato clericale aveva spazzato via.
Marinella Perroni, dottorata in teologia e docente al Collegio Sant’Anselmo di Roma, ribadisce che <<La Chiesa ha sempre parlato del femminile, ma vi si è sempre riferita come a una categoria ideale, descrivendo quello che la Donna avrebbe dovuto essere e significare>>. Ma continua dicendo: <<Tra quelle che sono rimaste ci sono anche quante fanno proprie le rivendicazioni del femminismo. Io, per esempio, sono diventata femminista all’interno del mio percorso di formazione come teologa, non altrove>>.
Se la Chiesa cattolica non è l’immagine più calzante in tema di parità di genere, anche gli altri ordini confessionali non gridano a gran voce l’uguaglianza fra sessi.
Partendo da questa presa di coscienza, nel 2003 è stato istituito il Coordinamento delle teologhe italiane, aperto a chiunque ne volesse far parte, per creare un ponte comunicativo tra religioni diverse, accumunate dalla disuguaglianza di genere.
Parità di genere: il fiato grosso della Chiesa cattolica
Pare che la Chiesa non voglia rimanere indietro nella corsa alla parità di genere. Ma il percorso sembra più una corsa a staffetta, dove il passaggio di testimone tra una leadership maschile e una anche femminile non c’è ancora stato.
Attenzione: non si parla di modelli imitativi degli uomini. Bensì di valorizzazione e realizzazione del potenziale femminile, oltre l’immaginario della donna madre e sensibile.
Ilenia Costa